Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

Venditore ambulante - Crema che potrebbe essere. All'immagine che si fa di lui, la società non sovrappone più le possibilità che egli credeva gli fossero ancora concesse. Egli scopre di essere - non per giudizio proprio, ma come immagine speculare dello sguardo degli altri, che ben presto tuttavia egli interiorizza - un individuo senza potenzialità. Nessuno più gli chiede: cosa farai? Tutti impassibilmente e senza cedere al sentimento stabiliscono invece: questo hai già fatto. È costretto a sperimentare che gli altri hanno fatto un bilancio e gli hanno presentato un saldo che è lui. Lui è ingegnere elettrotecnico, e tale resterà. È impiegato delle poste, beh, forse dandosi da fare e, con un po' di fortuna, potrà diventare direttore del suo ufficio, e chiusa lì. È pittore, noto o ignoto: se si è accumulato in una somma di avvenimenti esistenziali e creativi, il successo continuerà a restargli fedele, anche se sul mercato dell'arte vi sono oscillazioni e i suoi quadri oggi sono magari meno quotati di ieri; se invece il successo - ossia ciò che succede, gli esiti della sua arte - non c'è stato, allora, a caratterizzarlo continuerà a essere ciò che non-è-successo, inteso come negazione della sua esistenza artistica. A prescindere da chi è A, egli non sarà comunque più un grande cacciatore, né un icl-t.t BIANCO l.XILROSSO Urfri•Uiikii uomo di Stato, né un attore, né un criminale professionista. Quanto egli definisce la sua «vita» - la somma del messo-in-atto e del non-messo-in-atto - determina quella che ancora ieri parimenti considerava la sua vita, ossia gli anni che ancora gli restano. A questo punto già li intravede come una ripetizione uniforme e monotona del tempo passato. È certo vero che solo la morte mette il punto finale, e che solo il termine di una vita attribuisce verità al principio e a tutti gli stadi intermedi. Il gioco - almeno teoricamente - non è concluso fin quando non c'è stata l'ultima battuta. Si assiste a svolte, a partenze, a sovvertimenti, a fughe, cosicché uno stadio caratterizzato dalla cristallizzazione e dalla fossilizzazione può rivelarsi infine come una semplice fase di transizione. Gauguin. Un impiegato di banca rifiuta il saldo dell'io presentatogli dalla società: la sua morte sull'isola di La Dominica dice la verità sul1'esistenza dell'impiegato di banca, e la distrugge. Quanti sono i Gauguin che possono essere chiamati a testimoniare? In un mondo che va socializzandosi attraverso interazioni e interdipendenze, il numero di chi sfugge si ridurrà sempre più. I saldi dell'io, che risultano dai bilanci fatti dalla società, sono accettati, interiorizzati e infine esatti. L'essere umano è ciò che compie nella società. L'individuo che invecchia, il cui agire è già stato quantificato e soppesato, è condannato. Ha perso anche se ha vinto, ossia anche se il suo essere sociale, che determina ed esaurisce tutta la sua coscienza, ha un elevato valore di mercato. Al suo orizzonte non si profilano più fratture e sovvertimenti, morirà, come ha vissuto, da soldato e uomo di coraggio. È necessario chiedersi in cosa consista il verdetto della società e quali possibilità vi siano di respingerlo. In fin dei conti il giudizio, maturato nel corso della nostra vita attiva per un consenso che via via si consolida, non è stabilito a priori. Il nostro essere sociale, che una volta entrati nella fase dell'invecchiamento è il nostro essere puro e semplice~ si definisce in un dialogo. Noi parliamo, la società risponde. Il nostro fare e agire è il primo atto di una realtà sociale. Il secondo, che si riflette sul primo e così facendo gli dà una dimensione, è un replicare a parole o a fatti. Credo di parlare da poeta - per fare un esempio - e sfido la società attraverso la mia parola poetica. Solo se la società accetta la mia sfida sarò stato - agendo - poeta.

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