Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

B .P-lL BIANCO lXILROSSO 111 uii11 iikii Lo sguardodegli altri di J ean Améry Jean Améry, pseudonimo di Hans Mayer, è uno scrittore austriaco, vissuto però a Bruxelles, dove ha collaborato alla radio e alla televisione. Nato a Vienna nel 1912, nel 1938, con l'annessione dell'Austria alla Germania, emigrò in Belgio unendosi alla Resistenza. Arrestato dai nazisti nel 1943, venne internato ad Auschwitz dove rimase due anni. È morto suicida a Salisburgo nel 1978. Il brano che pubblichiamo sul tema dell'«età sociale», è tratto dall'opera Rivolta e rassegnazione (Bollati Boringhieri, 1988),che tratta i problemi dell'individuo che invecchia nel suo rapporto con il tempo, con il proprio corpo, con la società, la natura e infine la morte. André, notaio di provincia, distinto patrizio originario della zona pirenaica, uomo facoltoso e non privo di cultura, per la prima volta dopo molti anni si ritrova a Parigi senza seguito familiare. L'uomo, che è sulla soglia dei cinquanta, è sceso al Ritz, piccolo e costoso omaggio sentimentale a Marce! Proust. La prima sera fa una puntatina al Lido sugli Champs Elysées.Le ragazze sono carine, si suona un buon jazz; poi torna nella sua stanza d'albergo, osserva piace Vendòme, che dai tempi del suo ultimo soggiorno a Parigi si è trasformata in un autodromo. Intende dedicare le ore serali del giorno successivo al teatro, è in programma un lavoro della scuola brechtiana assai lodato dalla critica. Nel bel mezzo della rappresentazione la noia, ieri ancora amorfa e inconfessata, diviene manifesta. Dopo il secondo atto lascia scontento il teatro. L'impresa di fare una passeggiata si risolve in un disastro. L'odore nauseabondo dei gas di scarico mozza il respiro e gli impedisce di gironzolare tranquillamente come da settimane sperava di fare. Cerca rifugio in un caffè, ma anche questa è un'impresa disperata: né al Flore, né al Deux-Magotsc'è un posto libero. Tutto ciò per A sarebbe ancora accettabile, se non avesse sempre più forte l'impressione di essere invisibile. Nessuno - - - - s'accorge di lui. A quanto pare, pensa, in questa città se si ha più di venticinque anni non si esiste. La mattina successiva, profondamente irritato, parte. Qualche settimana più tardi subisce un infarto. Si potrebbe affermare che quello di A è un caso molto personale, inapplicabile alla stragrande maggioranza dei suoi coetanei: la sua sensazione di essere invisibile o di non apparire è spiegabile a partire da uno stato d'animo del tutto individuale, da una casuale depressione, e forse anche da un malessere fisico preavvertito. A questo si può tuttavia obiettare che la sua sconfitta di Parigi ha poco a che fare con la contingenza della sua persona, che essa è invece caratteristica della struttura sociale ed economica di un'epoca in cui, incitati e fustigati dalle esigenze di produzione ed espansione nel proprio campo, si è riconosciuto come solo la gioventù sia abile al lavoro e al piacere, e in cui di conseguenza predomina un'atmosfera che potremmo genericamente definire di idolatria della gioventù. È un argomento da non sottovalutare. Lo confermano alcuni dati desumibili da quelle semplici pubblicazioni che sono le offerte di lavoro dei giornali: si cercano redattori capo, direttori, ingegneri per mansioni direttive - per non citare che alcuni dei termini con i quali la seconda metà del 75 nostro secolo definisce il «manager» - ma tutti sotto i quarant'anni. In questa sede non vogliamo tuttavia occuparci, per il momento quanto meno, dei destini professionali degli individui che invecchiano o che sono già vecchi, il cui numero cresce progressivamente in un mondo che sempre meno sa come utilizzarli. La nostra riflessione è volta al problema in generale dell'età sociale che lo sguardo degli altri ci attribuisce, e in senso lato al nostro destino in quanto singoli che non possono vivere senza gli altri, ma nemmeno con essi e contro di essi, all'assurda e contraddittoria condiziòne di fondo dell'essere umano che vorrebbe regnare da solo sulla sua proprietà - il mondo! - mentre in realtà sa che mondo e proprietà esistono solo quando altri gli contendono il suo posto e il suo possesso. Come di quasi tutte le contraddizioni che alterano la nostra esigenza, anche di questa risulta pienamente consapevole solo l'individuo che invecchia. Cosa intendiamo per età sociale? Nella vita di ogni essere umano esiste un punto del tempo, o se vogliamo usare la più precisa terminologia matematica, l'intorno di un punto, in cui egli scopre di essere solo ciò che è. D'un tratto si rende conto che il mondo non gli fa più credito di un futuro, non accetta più di considerarlo per ciò

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