cialmente nell'area ecclesiale); generalizzazione a livello territoriale della disponibilità all'accoglienza evitando che di questi problemi si occupino solo ristretti ambienti specializzati. Se queste sono le cose da fare per arrivare ad una politica migratoria dignitosa, resta da ultimo da chiedersi se ci riusciremo veramente: passiamo, così, ad una valutazione politica del problema. È stato positivo che nel nuovo Governo Andreotti sia stato previsto un apposito Ministero per i problemi del1'emigrazione e dell'immigrazione. Poiché la burocrazia e il frazionamento delle competenze ha finora creato tanti disagi, possono derivare non pochi vantaggi dal fatto di poter contare su un referente unico, sempre beninteso che gli altri ministeri siano disponibili alla collaborazione. È anche positivo che il 28 dicembre 1990il Governo abbia presentato il disegnodi legge 5353 per completare alcune tra le più gravi carenze, che attualmente si presentano nell'accoglienza. Si tratta di disposizioni concrete intesead agevolare i rifugiati e gli immigrati per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, la scuola e l'università, la formazione professionale e il collocamento, con uno stanziamento di poco menodi 300miliardi all'anno. La Legge 943/1986 fu una buona legge ma in gran parte inefficace perché non aveva alcuna copertura finanziaria e addossava tutti gli oneri alle Regioni. La legge 39/1990, disponendo uno stanziamento di 30 milioni, completati da 20 milioni previsti dalla Protezione civile per far fronte alle situazioni di emergenza, ha avviato un approccio più concreto ai problemi. L'approvazione del disegno di legge costituirebbe un ulteriore segno di questo processo di maturazione. Non mancano, però, motivi di perplessità. L'apertura al fenomeno migratorio, nell'instabile quadro politico italiano, sarà enormemente condizionato dagli elettori. Ora l'opinione pubblica sembra portata a commuoversi di fronte a qualche fatto emblematico (da ultimo per i fatti dell'Albania), per poi ricollocarsi nella navigazione a vista dei propri interessi, dimenticando che i flussi migratori sono determinati da causestrutturali che richiedono ben alicl.tL BIANCO l.XILROSSO iI IIR 11dI iMitili Uii Costruttori di rastrelli - Val Gardena tra impostazione. Le decisioni italiane saranno condizionate da quelle che verranno adottate a livello di Comunità europea, interessata a garantire, all'interno del grande mercato unificato del 1993, anche la piena libertà di circolazione delle persone. Questo comporterà una certa unificazione dei controlli alle frontiere estere. Resta da chiedersi in quale misura. Demonizzare qualsiasi controllo sarebbe fuori posto, perché si impone comunque una regolamentazione. Sarebbe anche sbagliato ritenere i controlli, tanto più se polizieschi, l'esatto equivalente della politica migratoria. L'Europa è chiamata a dare una grande prova di maturità, senza chiudersi I 7J L- - - - - - --- - - alle esigenze del Terzo Mondo. È proprio il Terzo Mondo un ulteriore e grande fattore di perplessità. I suoi bisogni sono immensi e rischiano di peggiorare. Sono milioni e milioni le persone interessate ad occupare un posto di lavoro o a trasferirsi come rifugiati politici in qualsiasi parte del mondo. In quei paesi i turbamenti politici e le catastrofi naturali sono ricorrenti e il declino delle economie è continuo. Rispetto a questi bisogni crescenti le nostre politiche migratorie e quelle di aiuto allo sviluppo si muovono lentamente. La posta in gioco sta in questa dissociazione: bisogna adoperarsi con tutte le forze per superarla e arrivare ad un mondo più solidale.
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