,P.Jt BIANCO lXILROSSO •IIIREAiiiiitiMhd Sindacatiafricani: l'ora delle grandiscelte D alle pianure dell'Europa centrale ai confini della cordigliera delle Ande, la democrazia è un'idea nuova. Vaclav Havel è al «Castello», Patricio Aylwin è al Palazzo della Moneda, Solidarnosc organizza in piena libertà il suo II congresso nazionale a Danzica. Ma questa «Primavera democratica» ha le sue zone d'ombra. Non soltanto in America centrale dove la democrazia è troppo spesso soltanto una «votocrazia» che tollera, al di là della giornata elettorale, la permanenza dell'ingiustizia e dell'arbitrio, ma - e lo si dimentica quasi sistematicamente - anche in Africa, dove la dittatura del partito unico, la violazione dei diritti dell'uomo, la corruzione e la cleptocrazia rappresentano purtroppo la regola. Gli avvenimenti eccezionali che si svolgono oggi in Europa centrale ed orientale non possono confinare un intero continente ai margini della storia. Non possono rafforzare l'indifferenza di un mondo occidentale che ha per troppo tempo chiuso gli occhi sul fallimento democratico delle sue antiche colonie. Come se i valori universali della libertà e dei diritti dell'uomo non avessero più valore, dall'altra parte del Mediterraneo. Da qualche tempo però l'Africa si muove. Cominciano ad apparire i primi sintomi del «contagio democratico». Un po' dappertutto i popoli africani cominciano a ribellarsi contro le classi dirigenti, che si beffano dei diritti umani e sindacali e che non sono riuscite a condurre i loro paesi sulla via dello sviluppo economico. Certamente alcuni di questi presidenti hanno avuto il loro momento di gloria perchè hanno giocato un ruolo fondamentale nel rendere possibile l'accesso del loro paese di Enzo Friso all'indipendenza, ma hanno anche poco a poco tradito la fiducia del loro popolo, per consolidare un potere personale che non tollerava nessuna critica, nessuna dissidenza. Col passare degli anni, sono andate accumulandosi le esazioni, le privazioni della libertà, talvolta anche i massacri. Mai però hanno avuto un'eco significativa nel mondo occidentale. Dove sono i comitati di solidarietà con i rifugiati africani, come tanti ce ne sono stati per le vittime delle dittature dell'America Latina? Dove sono le campagne per il rispetto dei diritti dell'uomo in Africa, come tante ce ne sono state contro la Spagna franchista o la Polonia comunista? L'Europa, certo, non dimentica di aver portato il colonialismo e il neocolonialismo nel continente africano e di avere pesanti responsabilità nell'eredità che essa ha trasmesso ai padri dell'indipendenza. Ma questa cattiva coscienza non può coprire la complicità con capi di Stato autoritari e corrotti. Si può dire anzi che sia la continuazione del colonialismo con altri mezzi, la nuova maschera del disprezzo, dello sfruttamento e dell'indifferenza. Nord e Sud: due pesi e due misure? In nome di quale logica si può pretendere di sostenere la democrazia e la libertà dell'Est, se si chiudono poi gli occhi sulla dittatura in Africa? L' Africa non è forse degna, come la Polonia o la Cecoslovacchia, di vivere in libertà? In nome di quali principi si può pensare che quello che chiediamo per la maggioranza nera dell'Africa del Sud, la democrazia, la giustizia e la libertà, non l'esigiamo anche per le popolazioni di tutto il continente africa- : 70 no? L'Africa, ci dicono i teorici del «partito unico», avrebbe tradizioni diverse da quelle della democrazia occidentale. L'Africa, sosteneva recentemente il sindaco di Parigi Jacques Chirac, non sarebbe matura per godere della libertà e della democrazia. Ma questi argomenti testimoniano lo stesso spirito razzista che anima lo stato dell'apartheid! La democrazia sarebbe dunque un privilegio del colore? Ciò che è vero per i paesi del Nord, non varebbe per i paesi del Sud? Altri, non noi, pretendono che la povertà dell'Africa escluda la democrazia. Ma quale è il bilancio economico di tre decenni di partito unico? Lo sviluppo? I dati delle organizzazioni internazionali ci offrono un panorama catastrofico. Ma c'è qualcosa di ancora più sconvolgente: le immagini della fame, dell'avanzata del deserto, del riapparire di malattie che si credevano ormai scomparse. L'Africa, non ha conosciuto che gli aspetti negativi dei due mondi. Come lo spiegava il vescovo di Lubumbashi a proposito dello Zaire, «il regime attuale, praticando l'inversione dei valori, si è appoggiato sul liberalismo per giustificare l'arricchimento sfrenato e la corruzione, e si è ispirato al socialismo per le sue pratiche totalitarie e di controllo sociale». Il fallimento del comunismo all'Est, la bancarotta delle dittature militari latino-americane hanno cosi un valore universale: non c'è sviluppo reale senza una vera democrazia. Di fronte a questa profonda crisi del loro continente, di fronte ai grandi stravolgimenti del mondo, i sindacati africani hanno un ruolo fondamentale da giocare. Per troppo tempo molti di loro non sono stati altro che la cinghia di trasmissione del potere. Altri hanno
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