Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

{)JJ. BIANO) '-Xll,llOSSO iii•iiliit Molinaio - Val Camonica re. Eppure, qui come altrove, le consuetudini contano e il nuovo tandem dovrà potere contare su uomini fidati. Con quali equilibri interni? Con quali criteri di selezione? Ad oggi mancano elementi per una valutazione. Sappiamo però che né D' Antoni è il perfetto erede di Marini, né Morese è un puro seguace di Camiti, ammesso che questi termini significhino qualcosa per il normale lavoratore sindacalizzato (per non dire l'uomo della strada). D' Antoni fu presentato, al suo ingresso «rampante» nella segreteria confederale nel 1983, come «carnitiano», per poi essere identificato come un «demitiano» per aver sostenuto i Mattarella in Sicilia e oggi come «forzanovista» per aver sostituito l'erede di Donat Cattin. Sarà lui a spiegare meglio, coi fatti, la sua autonomia dalla Dc e a rivendicare a quali «padri» si sente più legato. Morese è maturato nell'esperienza metalmeccanica, ma, da anni, ne ha accettato la perduta centralità nell'ispirazione culturale del movimento sindacale, sapendo dialogare con tutte le varie aree che «a sinistra» nella Cisl hanno avuto qualcosa da dire (con sempre meno fiato, per la verità). In buona sostanza, entrambi sono cresciuti e emersi nel pieno della dialettica, prima feroce, poi più morbida, che ha caratterizzato la Cisl dai primi anni Settanta in poi. Nessuno dei due si presenta come un puro «continuatore» di anime interne o esperienze precedenti. È probabile che la scelta del nuovo gruppo dirigente seguirà strade diverse dal passato, valorizzando esponenti di Cisl locali o di categorie di minor peso. Resta tutto da definire il tipo di rapporto che le vecchie anime riusciranno a garantirsi in questa fase intermedia. Gli organismi. È uno dei temi meno dibattuti e sentiti tra i sindacalisti in genere. Parlo dell'involuzione delle «istituzioni» sindacali. Ognuna delle ultime fasi, almeno dall'inizio degli anni Ottanta, ha richiesto una forte assunzione di responsabilità del leader confederale. In lui hanno visto una sintesi chiara i lavoratori, ha potuto orientarsi la stampa, ha avuto un'interfaccia precisa ciascuna controparte. Gli organismi sono sempre più vissuti come momenti di passaggio, sedi meramente consultive, occasioni di maturazione di un gruppo dirigente omogeneo o (nei casi peggiori) omologato. Almeno nella Cisl il gusto della discussione si è spostato tutto fuori delle sedi legittime. Le necessità di ricomposizione, sia interna che verso l'esterno, tipiche dell'ultima fase mari-

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