Qualora si assumesse uno sviluppo produttivo nei paesi dei due gruppi tra il + 30Joed il + 50Jo a prezzi costanti, l'occupazione potrebbe crescere a tassi tra il + 0,50Jo ed il + l ,50Jo nei vari paesi, in presenza di processi di industrializzazione e terziarizzazione in linea con il progresso tecnologico in senso lato perseguito nei sistemi produttivi avanzati. Ciò significa che nei dodici anni dal 1988 al 2000 nell'insieme dei paesi dei due gruppi potrebbe essere realizzata un'occupazione aggiuntiva per meno di otto milioni di unità, contro gli oltre 20 milioni di lavoratori in più disponibili indicati più sopra. Anche assumendo che una parte dell'offerta aggiuntiva abbia già avuto modo di manifestarsi prima della guerra del Golfo provocando le migrazioni di massa già ricordate, rimarrebbe pur sempreuna potenziale eccedenza di offerta di lavoro nell'insieme dei due gruppi di paesi pari a circa 10 milioni di persone (un milione in media all'anno negli anni '90) con una peculiare concentrazione in Egitto, Turchia, Iran, Marocco, Algeria. Per evitare un'esplosiva accentuazione delle tensioni sociali determinate da una crescente eccedenza attesa di offerta di lavoro in vari paesi arabi ed in Turchia, occorre da un lato puntare su maggiori flussi migratori all'interno del mondo arabo, con una conseguente maggiore integrazione economicosociale di esso, dall'altro lato un profondo rinnovamento nei rapporti tra Occidente e Mondo Arabo che favorisca una crescita produttiva equilibrata a tassi particolarmente elevati nei paesi con maggiori stock di popolazione. Il possibile progressivo manifestarsi di tale eccedenza degli stock di offerta di lavoro disponibile su quelli di occupazione in modo differenziato nei vari paesi dei due gruppi può provocare crescenti tensioni sociali (già in parte colte in Egitto, Marocco, Algeria, Siria, Turchia) che possono essere alleviate soltanto attraverso un assorbimentodel potenziale di lavoro in eccesso in altri paesi (in misura nettamente maggioreche negli anni '80) e/o attraverso strategie che cerchino di migliorare le prospettive di crescita degli stock di occupazione in singoli paesi. .P..tl BIANCO l.XltROSSO •iiiBu4iiiiitiMbU Affilatura della falce nel cremasco L'assorbimento del potenziale di lavoro in eccesso presente nei suddetti paesi nel recente passato è avvenuto come si è detto in parte attraverso emigrazione verso paesi europei occidentali (soprattutto per i paesi del Maghreb e per la Turchia) ed in parte più rilevante di quanto si pensasse da molti prima della guerra del Golfo tramite emigrazione verso altri paesi arabi. Ora, guardando al prossimo decennio, non sembra che i paesi industrializzati occidentali possano assicurare un assorbimento di turchi ed arabi superiore a quello avvenuto nell'ultimo decennio: soprattutto i nuovi problemi posti nel breve/medio periodo dal potenziale di lavoro in eccesso presente nei paesi dell'Est europeo e nell'Urss (1) ed i crescenti problemi di eccedenza di offerta di lavoro in America Latina (cfr. i dati esemplificativi contenuti per il Messico e l'America Centrale nella tabella 3), o in altri paesi dell'Asia e del1'Africa, inducono ad attendersi una crescente competizione tra possibili flussi di immigrazione nei paesi industrializzati occidentali di diversa provenienza, in un contesto teso già a regolare le dimensioni e le caratteristiche dell'immigrazione per orientare positivamente le conseguenze economiche e sociali. Qualche prospettiva migliore potrebbe semmai profilarsi, qualora la Turchia conseguisse l'obiettivo di en- ; 63 trare nella Comunità Economica Europea, il che però non sembra molto probabile entro gli anni '90. Quindi, l'assorbimento attraverso maggiori movimenti migratori del potenziale di lavoro in eccesso atteso nei prossimi anni, con riguardo specialmente ai paesi dei primi due gruppi, dovrebbe coinvolgere maggiormente che in passato gli stessi paesi arabi e soprattutto quelli del quarto gruppo. Anche questo, tuttavia, appare tuttaltro che facile, poiché maggiori flussi migratori verso l'Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti e (in un futuro auspicabilmente non lontano) verso il Kuwait comportano la ricerca di una maggiore integrazione economica e sociale del Mondo Arabo e delle popolazioni del Medio Oriente complessivamente considerate. I paesi dell'Europa occidentale, unitamente ad Usa e Giappone, possono giocare un ruolo molto importante nel favorire tale ricerca. Essi però devono mutare profondamente atteggiamento verso il mondo arabo: non devono più soltanto considerarlo come una preziosa fonte di approvvigionamento di petrolio e come un insieme importante di mercati di sbocco, bensì valorizzarlo come un insieme prezioso di risorse umane e culturali. D'altronde, se si puntasse soltanto (o prevalentemente) su una redistribu-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==