.l).t.t BIANCO lXILROSSO •i i•B11 kiiiiitiM irU Tab. 4 - Principali destinazioni dell'emigrazione dai paesi del Sud del Mediterraneo Destinazione Principale Secondaria Turchia Europa occidentale Paesi arabi Siria Paesi arabi Libano Paesi arabi Palestina Paesi arabi Egitto Paesi arabi Europa occidentale Tunisia Europa occidentale Paesi arabi Algeria Europa occidentale Paesi arabi Marocco Europa occidentale Paesi arabi Fonte: Y. Courbage, «Effetti dell'emigrazione internazionale sul mercato del lavoro dei paesi della riva Sud del Mediterraneo», in Autori vari, Migrazionimediterranee mercatodel lavoro (a cura di G. Ancona), Università degli Studi di Bari, Dipartimento per lo studio delle società mediterranee, Quaderni, n. l, Cacucci, Bari, 1990, p. 20. Dopo la guerra del Golfo, le prospettive economico-sociali dei paesi arabi coinvolti nel confli~to appaiono decisamente condizionate dalla dinamica demografica attesa in tali paesi e nella vicina Turchia, nonché dalle possibilità di redistribuzionedei lavoratori in eccesso nell'ambito dell'insieme di tali paesi. Finita la guerra del Golfo, il quadro economico-sociale preesistente nei quattro gruppi di paesi richiamati sopra appare sostanzialmente mutato soltanto per il Kuwait, che ha subito una distruzione impressionante di risorse umane e materiali con prospettive di ricostruzione per ora molto incerte nei tempi e nelle dimensioni nonostante vi siano rilevantissime possibilità autonome di autofinanziamento e progettazione, nonché per l'Iraq, in cui alla notevolissima distruzione di risorse materiali si è aggiunta una situazione politico-sociale confusa che rende molto difficile un pronto ricupero della capacità di valorizzare le risorse petrolifere per rilanciare lo sviluppo economico ed armonicamente integrarsi con il mondo arabo circostante. È evidente che soprattutto la situazione dell'Iraq ed in parte anche quella del Kuwait faranno mancare probabilmente a lungo un importante sbocco potenziale per i lavoratori in eccesso in altri paesi (specialmente in Egitto e nell'insieme dei paesi del secondo gruppo). Tuttavia, le prospettive future del lavoro nei paesi non europei coinvolti direttamente nel conflitto saranno in misura notevole condizionate dalle prospettive demografiche negli anni '90 ed oltre. La guerra del Golfo non ha mutato sostanzialmente le attese di crescita demografica nei paesi inclusi nei quattro gruppi, a parte l'eccezione di Kuwait ed Iraq almeno nel medio periodo. Le previsioni costruite da esperti dell'Onu (cfr. tabella 2) alla fine degli anni '80 indicano una crescita della popolazione a tassi medi annui tra il + 20/oed il + 3,50/odal 1988 al 2000 nei vari paesi dei quattro gruppi, con punte particolarmente elevate in Siria, Giordania, Libia, Iran, i due Yemen, Algeria. In base alle previsioni demografiche (e prescindendo dall 'eventuale redistribuzione della popolazione attraverso movimenti migratori permanenti), il primo gruppo di paesi dovrebbe raggiungere i 114 milioni di residenti nel 2000 (di cui 66 milioni in Egitto) con la prospettiva di salire a 180 milioni nel 2025 (97 milioni in Egitto e 47 milioni in Marocco); il secondo gruppo di paesi dovrebbe toccare nel 2000 i 135milioni di residenti (68 milioni in Turchia) e superare i 200 milioni nel 2025 (91 milioni in Turchia, 52 milioni in Algeria e 36 milioni in Siria), mentre il terzo gruppo dovrebbe raggiungere i 100milioni di abitanti nel 2000 (di cui 70 milioni in Iran) e pressoché raddoppiare entro il 2025 (129 milioni in Iran). La dinamica demografica attesa colpisce soprattutto se raffrontata, oltreché con quella di paesi europei, con la dinamica prevista per gli anni '90 negli Stati Uniti e Giappone, dove i tassi di aumento medio annuo della popolazione appaiono nettamente lontani da quelli sperimentati negli anni '60 e '70. Simili prospettive di espansione della popolazione sono accompagnate da previsioni di aumento ancor più intenso delle forze di lavoro nei diversi paesi (cfr. ancora quanto appare per Algeria, Tunisia e Marocco nella tabella 3), poiché si attende una graduale elevazione dei tassi di attività, soprattutto in connessione alla rimozione di ostacoli socio-culturali all' «esplicitazione» del1'offerta di lavoro femminile. Le previsioni sulle forze di lavoro negli anni '90 indicherebbero tassi di aumento medi annui dell'ordine del + 30Jo/ + 50Jo nei paesi del primo e del secondo gruppo, che già hanno presentato ampiamente nel decennio scorso rilevantissime eccedenze dell'offerta di lavoro sulla domanda emergente dal sistema produttivo locale, con conseguente tensione al1'emigrazione di massa. Tali tassi di aumento delle forze di lavoro significano che nei due gruppi di paesi le forze di lavoro dovrebbero crescere di oltre 20 milioni di lavoratori dal 1988 al 2000 (quasi 5 milioni in Egitto, quasi 3 milioni in Marocco e due milioni e mezzo in Algeria, poco più di 5 milioni sia in Turchia che in Iran). Alla luce delle informazioni disponibili, sembra pressoché impossibile creare un numero di posti di lavoro sufficiente negli anni '90 ed assorbire tale offerta di lavoro aggiuntiva all'interno dei paesi menzionati. Già l'esperienza degli ultimi due anni dimostra che alcuni di tali paesi hanno alleviato l'eccedenza locale di offerta di lavoro attraverso l'emigrazione verso paesi del terzo e del quarto gruppo, nonché verso l'Europa occidentale (in particolare anche verso l'Italia). Nel prossimo futuro, per creare posti di lavoro ad un tasso medio annuo anche soltanto pari al 30/o,occorrerebbe realizzare uno sviluppo produttivo superiore al + 60/oin media all'anno a prezzi costanti, cioè un tasso che appare non ipotizzabile nel medio periodo, anche in un contesto di diversa collaborazione tra Occidente e Paesi arabi, data le previsioni per gli anni '90 sullo sviluppo produttivo e degli scambi a livello mondiale (che, nelle ipotesi più ottimistiche, indicano tassi medi annui di poco superiori al + 3 OJo a prezzi costanti) e dati i rischi di tensione inflazionistiche che devono essere affrontate quando si punti a tassi di espansione relativamente elevati in specifici paesi, come insegnano le esperienze recenti di Egitto, Turchia, Siria ed Israele (cfr. ancora la tabella 1).
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