Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

Iettivo non solo economico ma anche sociale, maturano un crescente potere contrattuale nei riguardi dell'operatore pubblico. Che deve allentare o annullare i suoi lacci e lacciuoli e tra questi va collocata, e non potrebbe essere diversamente, la leva tributaria. Con tale situazione, si confrontano quelle categorie di operatori o capitali dotati di una minore mobilità territoriale, vincolati dentro i confini nazionali, non immersi nella concorrenza estera per i propri redditi o rendimenti. Si tratta in gran parte di lavoratori dipendenti, di pensionati, di capitali immobiliari. È evidente che ognuna di queste categorie ·economiche può ipotizzare di cambiare la propria residenza o la propria collocazione territoriale ma molto meno di poter agire contemporaneamente sfruttando le diverse situazioni tributarie degli Stati membri. Si viene così a delineare una situazione per questi contribuenti non solo di minore potere contrattuale, nei riguardi dell'operatore pubblico, per l'ottenimento di determinate richieste, {)J_I. BI \:\CO '-Xli.BOSSO iii•#hlii ma anche di un ruolo maggiore nel sostenere un certo finanziamento della spesa pubblica, cioè assicurare un certo gettito. È presumibile che ciò potrà risultare in modo più evidente negli anni prossimi, via via che le previste norme di divieto a finanziare il disavanzo statale con ricorso alla creazione di moneta, il tetto previsto per il reperimento di risorse sul mercato dei titoli, nonché infine l'obbligo di riportare tendenzialmente il bilancio pubblico in pareggio, per ciò che concerne la spesa corrente, renderà più drammatica la scelta tra reperimento di gettito aggiuntivo tramite la leva fiscale o i tagli alla spesa pubblica corrente, in primo luogo quella relativa ai servizi sociali. Tale situazione, che presenta problematiche complicate per qualunque sistema nazionale, assume toni particolarmente difficili per la realtà italiana da sempre impaniata in strozzature e inefficienze anche e soprattutto nella gestione del sistema tributario. Quello che si teme è che, alle distorsioni e differenze di trattamento che già esistono, potremmo dire tradizionali, e che suddividono i contribuenti tra «evasori» e «tartassati», come è stato opportunamente sottolineato, si aggiungano altre inefficienze e ingiustizie. Ne sarebbe coinvolto il rispetto, per la verità già molto scarso, di quei criteri equitativi e perequativi che la nostra Costituzione assegna appunto allo strumento fiscale. Ecco perché si reputa che, mentre la strada dell'efficienza delle istituzioni interne vada perseguita finalmente con volontà e impegno politico, d'altro lato a livello comunitario non possa essere abbandonato nessuno sforzo per riproporre una politica di armonizzazione fiscale. Questa deve ridurre il più possibile le già richiamate rincorse alla concorrenza tra gli Stati sulla materia, superando se possibile il criterio dell'unanimità per l'introduzione di nuove normative. Ciò significa che, anche a livello internazionale e per questo ambito operativo, i criteri di equità e di una maggiore democrazia non vengano disattesi o, peggio, calpestati. Versonuove solidarietà e i sono forme di solidarietà che collimano con l'altruismo, con l'azione caritativa, insomma con l'attenzione di un individuo, preso singolarmente o anche associato ad altri, verso un altro individuo, usualmente, ma non necessariamente, in stato di bisogno. Molte iniziative di volontariato hanno luogo in questo contesto. Ci sono poi forme di solidarietà che si esprimono attraverso interventi di natura legislativa o, più in generale, pubblica. Ed è di queste che noi intendiamo occuparci. Esse sono intese a correggere le distorsioni del mercato soprattutto nei confronti dei soggetti più deboli, sprovvisti di mezzi adeguati di contrattazione. Le politiche redistributive rientrano in questo genere di sodi Mario Bertin lidari età. Il sistema previdenziale ne rappresenta un esempio assai significativo. Esso, infatti, si ispira ai principi della solidarietà intergenerazionale e della solidarietà intercategoriale. Solidarietà intergenerazionale. I regimi pensionistici in vigore dall'inizio degli anni '50 sono, come è noto, governati con il sistema della ripartizione. Ciò significa che i contributi versati dagli assicurati non vengono destinati a riserva o ad investimento, ma al concomitante pagamento delle prestazioni. Questo meccanismo deriva la sua validità e la sua equità dal presupposto di un patto sociale, così definito: il lavoratore/contribuente di oggi si assume l'onere di finanziare le pensioni di oggi, essendo convenuto che il lavoratore/ contribuente di domani assicurerà il reddito a lui quando, domani, andrà in pensione. Succede, però, che, per l'invecchiamento della popolazione e il conseguente peggioramento del rapporto lavoratori/contribuenti-pensionati/beneficiari (che sarà tra una decina d'anni di uno a uno), da una parte, e per la lievitazione dell'importo medio delle pensioni, dall'altra, il patto sociale non potrà, nel futuro, essere più rispettato. Stime di fonte diversa concordano, infatti, nell'indicare, per il 2000, in circa il 40-50% delle retribuzioni l'aliquota contributiva di equilibrio, a legislazione immutata. Percentuale che, ovviamente, non può essere sostenuta

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