Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

,{).tJ. BI.\ :\CO l.XltHOSSO 1111 ihld Così fanno in Europa L a maggior parte dei sistemi pensionistici dei paesi occidentali sta già attraversando, o si appresta ad entrare, in una nuova fase evolutiva, caratterizzata dalla messa in discussione della centralità degli istituti pensionistici pubblici e dall'affermazione ed estensione del ruolo delle forme di previdenza complementare. Il processo di articolazione dei sistemi previdenziali nazionali - orientato verso la realizzazione di un modello di assicurazioni sociali basato sui cosiddetti «tre pilastri» - sta determinando, salvo rare eccezioni, una relativa omogeneizzazione delle istituzioni pensionistiche. Questo dato rappresenta una tendenza di fondo che può apparire, nella realtà, in contrasto con quanto stabiliscono le normative dei diversi paesi, che risentono ancora delle differenti specificità storiche, sociali ed economiche nazionali e che sono quindi condizionate dall'adesione a modelli di sicurezza sociale profondamente diversificati. Malgrado però l'esistenza di queste differenze, il processo che è stato avviato in quasi tutti i paesi sembra ormai destinato a convergere verso una maggiore uniformità delle istituzioni e dei trattamenti pensionistici. Questa tendenza è in gran parte il risultato della azione di fattori di natura demogradi Raffaele Bruni fica ed economica - che agiscono in modo analogo e con la stessa intensità in tutti i paesi industrializzati - che hanno modificato radicalmente il quadro sociale all'interno del quale erano nati i moderni sistemi pensionistici pubblici a ripartizione. La crisi dei sistemi previdenziali pubblici dei paesi industrializzati e l'espansione dei sistemi complementari Le previsioni a medio termine dell'evoluzione delle variabili demografiche hanno introdotto elementi di preoccupazione sullla tenuta dei conti dei sistemi pubblici a ripartizione. La diminuzione del tasso di natalità, accompagnata da un aumento della vita media degli individui (soprattutto in riferimento alla componente femminile), ha infatti causato un mutamento nella composizione per età della popolazione, con l'abbassamento del peso relativo delle giovani generazioni e l'aumento di quello degli ultrasessantacinquenni (Tab. 1). Ciò ha causato una riduzione del rapporto tra popolazione attiva e pensionati, rendendo troppo onerose le condizioni di quel «patto integenerazionale» che legittima i sistemi pubblici a ripartizione. Allo stesso modo il processo di riTab. I. Composizione della popolazione per classi di età al 2030 (1988 = 100) fino a 14 15-34 35-54 55-64 oltre 65 Totale Stati Uniti 109,0 93,7 158,0 158,9 230,3 133,0 Canada 104,5 88,7 159,1 189,5 330,5 140,0 Giappone 74,9 85,7 89,0 173,8 232,5 105,0 Germania 63,0 53,3 70,8 123,9 131,2 79,0 Francia 82,3 78,1 116,3 154,1 168,5 107,0 Gran Bretagna 91,9 89,7 106,8 117,0 134,9 104,0 Media Ocse 84,2 79,2 112,6 151,5 196,3 Fonte:Ocse strutturazione produttiva e di terziarizzazione dell'economia dei paesi sviluppati ha comportato mutamenti significativi nella composizione della forza lavoro, con un aumento della quota dei lavoratori autonomi, e di quella dei lavoratori irregolari. La previdenza complementare a livello comunitario Il processo di cambiamento dei sistemi previdenziali interessa tutti i paesi industrializzati; in questo articolo però restringeremo la nostra attenzione alle legislazioni di alcuni paesi della Cee. L'ottica ristretta al quadro comunitario è giustificata essenzialmente dall'interesse - all'avvicinarsi della scadenza del '92 - del problema della omogeneizzazione della legislazione sociale e della creazione di uno spazio sociale europeo. La maggior parte dei paesi comunitari ha introdotto nuove normative in campo pensionistico allo scopo di limitare la dinamica di crescita degli oneri previdenziali a carico dello Stato. Le modifiche alle legislazioni nazionali hanno allo stesso tempo fissato nuove norme per venire incontro alle sollecitazioni di parte sindacale e imprenditoriale per dare maggior impulso allo sviluppo delle forme integrative. Da una parte infatti l'affermazione di un ruolo attivo dell'anziano nel contesto sociale ha comportato un ampliamento dei suoi bisogni, che non possono più essere ricondotti semplicemente alla sussistenza e alla assistenza sanitaria. Ciò ha già determinato un aumento della domanda di forme di risparmio previdenziale aggiuntive, destinate ad assicurare negli anni della vecchiaia un flusso di reddito più coincidente con

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