.P.V, BI.\'.\CO lXll,ROSSO •b•ii•ld Il disordine delle cose L a crisi del Welfare State è ormai argomento quotidiano dei mass-media in tutti i paesi più avanzati del mondo. Ne sono state indagate cause ed effetti di ogni tipo e natura per ricavarne le più svariate proposte di intervento. Per ciò che riguarda le origini e l'aggravarsi della crisi la causa principale viene attribuita al processo di invecchiamento della popolazione che si accompagna, quasi ovunque, al decremento demografico, altro fenomeno cheaffligge pressoché tutti i Paesi industrializzati. Altri fenomeni (come i cambiamenti del mercato del lavoro, la immigrazione dai paesi dell'est extracomunitari, il sorgere di nuove marginalità ecc.) influiscono pesantemente e incessantementesul progredire della crisi. L'Italia registra tutti quesi effetti in modo crescente con talune progressioni particolari e più evidenti quali la drastica riduzione dei livelli di natalità. Sipone in tal modo la sempre più pressante necessità di interventi per la riforma dello Stato sociale che deve investirediversi settori di intervento tra i quali, essenziali, la previdenza, l'assistenza, la sanità. Il sistema previdenziale rappresenta senza alcun dubbio uno dei punti più nevralgici ed esposti da riformare partendo dall'esigenza di rivedere per correggere e riprecisare i principi ispiratori ed i valori guida ancora validi nel processo di modernizzazione. Distinguendo in primo luogo quelle che sono le cause vere di crisi da quelle che invecesono le inefficienze del sistema o le carenze della pubblica amministrazione. Peraltro, in questa operazione di revisioneper dare luogo agli adeguamenti richiesti dai mutamenti sociali, va di Franco Bentivogli precisato che l'obiettivo di fondo da non perdere è l'equa copertura delle esigenze dei lavoratori e dei cittadini e con l'esclusiva, brutale necessità di realizzare l'equilibrio economicofinanziario attraverso il taglio indiscriminato delle prestazioni. Anche se il problema del finanziamento permane quale uno delle variabili dipendenti per il futuro bilanciato del sistema. Nel quadro previdenziale l'aspetto più macroscopico dell'intervento è rappresentato dal regime pensionistico che assorbe la stragrande disponibilità dei mezzi e delle risorse. Qui peraltro si manifestano, al di là delle cause generali della crisi, le nefaste conseguenze di un disordine istituzionale che si affianca alle inefficienze del sistema, ai ritardi degli interventi dei pubblici poteri ed alle carenze della pubblica amministrazione. Il tema centrale è, oltre che noto, noiosamente ripetuto fino a diventare una delle rivendicazioni più abbandonate che possono esistere in un Paese fatto di chiacchiere come è l'Italia. Il punto più alto di questa rivendicazione fu raggiunto nel 1979dall'accordo raggiunto tra il ministro del lavoro protempore, Vincenzo Scotti, e la delegazione unitaria Cgil, Cisl, Uil. Al centro del problema veniva giustamente posto, quale elemento risolutore della caotica giungla pensionistica italiana, la graduale unificazione della quasi cinquantina di trattamenti pensionistici legali in atto nel Paese. Ciò sia dal punto di vista della normativa (le cosiddette regole del gioco eguali per tutti) sia da quello organizzativo (e cioè la graduale istituzione di un servizio nazionale per le prestazioni economiche da realizzarsi nella ristrutturazione dell'lnps). Per rendere possibile un progetto così impegnativo, alle enunciazioni strategiche avanti ricordate venivano affiancate scelte tattiche adeguate alla necessità di non provocare un rigetto dell'intervento dato che l'allineamento progressivo dei trattamenti doveva, proprio per ragioni di equilibrio e di reperimento delle risorse, ancorarsi al trattamento dell'assicurazione generale obbligatoria (il fondo pensioni lavoratori dipendenti) vale a dire il meno redditizio e costoso tra i molti regimi esistenti. Fu così «inventata» la seperazione dei già iscritti ai molteplici regimi testè richiamati con la conservazione dei fondamentali diritti quesiti, dai nuovi iscritti in prima occupazione dalla entrata in vigore della riforma, da inserire nel trattamento unificato dell'Agolvs, sia pure razionalizzato e riordinato, cui aggiungere il complemento di forme aggiuntive di pensionamento volontario. Senza ripercorrere tutte le vicende che dal 1979sono accadute sino ad oggi è facile riassumerle in una sola e continua linea di tendenza: il progressivo attenuarsi dei contenuti riformistici dell'accordo delle tre Confederazioni con Scotti. La prevalenza degli interessi corporativi e di gruppo, nei confronti di quelli generali di solidarietà, hanno minato sempre più largamente il processo di avanzamento della riforma. Saltò quasi immediatamente la prospettiva di una riunificazione, sia pure nell'arco di alcuni decenni, di natura organizzativa, nel nome sacro ed inviolabile del pluralismo delle istituzioni. Ma venne messo in dubbio e contestato anche il principio delle regole del gioco eguali per tutti. E infatti in tutti i progetti di riforma, a partire da quello ela-
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