B hanno avviato studi approfonditi per trasformarli in «fondi aggiuntivi». Il perché è presto detto: quando la «promessa» di prestazione è in genere una pensione proporzionata alla retribuzione finale, il piano previdenziale rischia spesso di portare fuori dal controllo delle parti (datori di lavoro e rappresentanze dei lavoratori) la dinamica dei costi e delle prestazioni. Infatti le dinamiche retributive e di carriera si riflettono sulla pensione integrativa finale cui si ha diritto, e, poiché le prestazioni «promesse» devono avere una corrispondenza attuariale nell'entità delle riserve accantonate, quando le prime crescono per effetto delle suddette dinamiche, le seconde necessitano di costosi «rimpolpamenti». Al tempo stesso certe «rigidità garantiste» si ritorcono spesso contro le fasce retributive più basse e contro i lavoratori con una dinamica di carriera più contenuta: si può parlare, senza timore di esagerare, di una solidarietà alla rovescia (!) dove le riserve globali vengono proporzionalmente utilizzate più a favore delle fasce privilegiate. I pro e i contro Esaminiamo adesso i pro e i contro delle due soluzioni tecniche sopra descritte. Gestione diretta Tra i vantaggi di una gestione diretta, i più rilevanti sono sostanzialmente due: 1. la possibilità di disegnare in maniera più flessibile le prestazioni previste per i lavoratori «soci», o per fasce di essi, adeguandole e modificandole nel tempo attraverso opportune correzioni; è infatti certamente più agevole introdurre modifiche, anche solidaristiche, quando la gestione delle riserve è «in monte» e non rigidamente individualizzata. 2. l'economicità della gestione che è possibile conseguire. Le esperienze esistenti dimostrano che i costi amministrativi (scontato in 3/4 anni l'ammortamento delle spese iniziali di hardware e software necessarie) si stabilizzano, per fondi pensione di almeno 1000aderenti, sulle 30/40 mila lire annue per posizione gestita. _p.tJ, Bl.-\~CO '-Xli, ROSSO ■ it•Wiid Sul versante finanziario, una gestione «prudente» delle riserve (attraverso titoli di Stato ed obbligazioni garantite) può certamente realizzare risultati economicamente competitivi. Contro i suddetti vantaggi giocano tuttora degli aspetti negativi non sottovalutabili: 1. Il fatto che il settore continui a vivere di incertezze nei riferimenti normativi; ad esempio dal punto di vista fiscale, non si può dire che risultati annuali delle gestioni e prestazionifinali erogate possano godere di certezze e vantaggi equiparabili alle soluzioni assicurative. È peraltro certo che un «fondo» che volesse erogare alla scadenza una pensione, potrebbe farlo solo in forza di una specifica autorizzazione o dovrebbe ricorrere, in quel momento, ad una soluzione assicurativa. 2. Dimensioni del «fondo pensione» limitate a poche decine/ centinaia di aderenti rendono molto più problematico, se non impossibile, realizzare le economicità di gestione ipotizzate. Gestione assicurativa Nell'esame di vantaggi e svantaggi della soluzione assicurativa questi sembrano essere i più rilevanti: Vantaggi 1. La gestione assicurativa gode di certezze rilevanti sotto il profilo normativo/fiscale. I fondi separati, dove confluiscono le riserve a garanzia delle prestazioni da erogare, sono disciplinati da norme recenti ed efficacemente controllate. Rendimenti e prestazioni, a loro volta, sono fiscalmente agevolati rispetto ad altri tipi di gestione. 2. Le compagnie di assicurazione sono in grado di fornire ad un «fondo pensione» di qualsivoglia dimensione la gestione completa del programma previdenziale, dall'amministrazione di tutte le posizioni individuali all'erogazione delle prestazioni. Attraverso una convenzione assicurativa un «fondo pensione» può completamente delegare tutti gli adempimenti necessari al suo funzionamento. Svantaggi 1. I prodotti assicurativi oggi adoperati per la gestione dei «fondi pensione» sono sostanzialmente dei «prodotti» concepiti per assicurazioni individuali, utilizzati, a condizioni più favorevoli, per esigenze collettive. Da questo punto di vista un «piano pensionistico» assicurativo è più simile alla somma di tante singole assicurazioni individuali che non ad una gestione flessibile, effettivamente studiata e concepita per le esigenze di un interlocutore sociale collettivo. 2. I prodotti assicurativi disponibili (rendite o capitale differito a premio unico) restano tuttora più costosi se raffrontati a soluzioni di gestione finanziaria diretta. Le «condizioni di applicazione a contratti collettivi» autorizzate per le tariffe assicurative citate, «costano» al «fondo pensione» mediamente tra il 5% ed il 10% degli accantonamenti annui (già ridotti del 2,5% per l'imposta sulle assicurazioni), più una quota annua per la gestione finanziaria che varia dallo 0,50% all' 1,2% del monte complessivo delle riserve. Gli sviluppi prevedibili La realtà della Cee La situazione attuale è destinata a modificarsi in tempi ravvicinati. Un fatto che porterà rapidamente ad un'evoluzione (positiva) sarà la possibilità per i «fondi pensione» italiani, non appena l'apposita direttiva comunitaria sarà emanata, di rivolgersi al1'estero (nei paesi Cee) per trovare soluzioni migliori di quelle disponibili sul mercato nazionale. Già dalla metà del 1990 sono stati completamente liberalizzati i movimenti di capitali nella Comunità. Così pure, dal 1 ° ottobre 1989, è consentita la cessione libera in ambito Cee degli organismi di investimento collettivo o di altri strumenti analoghi; è stato questo il primo esempio dell'applicazione dei principi di controllo da parte dello Stato di origine e di riconoscimento reciproco. Per quel che riguarda i «fondi pensione», vista la molteplicità e la complessità delle diverse soluzioni esistenti negli stati membri, nonché la loro connessione stretta con i rispettivi regimi di previdenza sociale, si è ritenuto che essi vadano specificamente regolamentati. È però certo che, dal 1gennaio 1995, un'impresa multinazionale potrà assicurare i dipendenti operanti in vari
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