Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

Per la soluzione di tutte le esigenze previdenziali, reali od indotte, individuali o collettive, vengono oggi presentati «piani previdenziali» da parte di numerosi operatori professionali; - i fondi comuni offrono forme di investimento che suppliscono in parte alle carenze di prodotti assicurativi specifici; - le compagnie di assicurazione hanno sviluppato, con crescente aggressività, nuove famiglie di prodotti e modalità di gestione più complete e progressivamente meno costose (es. Lavoro e Previdenza); - le banche sono entrate, o stanno valutando l'opportunità di entrare nel settore, in particolare tramite accordi con compagnie di assicurazione. Di fronte a nuove minacce di ulteriore disintermediazione, gli istituti di credito considerano interessante l'opportunità di operare nel ramo vita, data la natura finanziaria del prodotto. La strategia oggi maggiormente seguita prevede sia un rapporto di collaborazione bancacompagnia di assicurazione, sia relazioni di tipo triangolare banca-società di brokeraggio-compagnia di assicurazione. Dette intese in alcuni casi si traducono nella costituzione di società di brokeraggio tra banche e brokers, mentre in altri casi è la stessa banca a costituire la società di brokeraggio. Le due soluzioni, pur prevedendo entrambe la distribuzione di prodotti assicurativi, presentano differenze di rilievo sotto il profilo gestionale. Nel primo caso l'orientamento strategico della gestione è definito da un'intesa tra i due «partners», nel secondo le banche hanno l'esclusiva di questa prerogativa. Operatori professionali e riserva di legge Le soluzioni finora riconosciute a livello normativo sono due: - quella contenuta nella legge 742/86 che affida alle compagnie di assicurazione «le operazioni di gestione di fondi collettivi costituiti per l'erogazione di prestazioni in casi di morte, in caso di vita o in caso di cessazione o riduzione dell'attività lavorativa»; - l'altra, inserita nella legge 88/1989, che, tra le funzioni e le finalità del1'Inps, prevede che «tra gli scopi istitu- .P.tJ, BI.\ :\CO l.XII, ROSSO 1111 #018 zionali dell'Istituto rientra anche la gestione di forma di previdenza integrativa nell'ambito delle disposizioni generali derivanti da leggi o regolamenti». Soprattutto la prima disposizione aveva indotto alcuni (interessati) a ritenere che si fosse venuta a creare una riserva di gestione dei Fondi integrativi a favore delle compagnie di assicurazione. È prevalente però l'opinione che siano ammissibili sia «gestioni assicurative» sia «gestioni libere» di Fondi integrativi rintracciando le ragioni di tale affermazione nella Direttiva Comunitaria 5 marzo 1979 n. 267 di cui la legge del 1986 costituiva l'attuazione. Il dilemma delle scelte La scelta tra gestione autonoma o affidata ad un «depositario» esterno è influenzata da molteplici fattori tra cui: a. la dimensione delle risorse accantonate che consente il pieno sfruttamento di economie di scala connesse alla sua gestione, anche per la presenza di know how specifico. La soglia minima per operare economicamente è ridotta nel caso di gestioni collettive di Fondi promossi da più imprese o da una categoria professionale. b. la capacità di auto~oma gestione dei contributi ed il sostanziale trasferimento dell'impegno ad un ente regolato da norme di tutela dei contraenti più deboli; c. la sicurezza di un rendimento minimo che può essere garantito, con idonei strumenti finanziari, da gestori di qualsiasi estrazione, assicurativa e non; d. l'entità dei caricamenti e delle retrocessioni della compagnia e le spese di gestione diretta o affidata a terzi; e. la valutazione della delega totale nelle decisioni di impiego lasciata al gestore esterno e la non partecipazione dei rappresentanti delle parti a delineare i piani di investimenti ed i relativi livelli di rischio e quindi la desiderata combinazione rischio-rendimento; f. eventuali opportunità legate a norme civili e/ o a disposizioni fiscali che regolano l'attività assicurativa e la gestione in proprio o delegata dei contributi. Alcuni degli elementi appena ricordati hanno una valenza di ordine qualitativo e non sono rilevabili in modo obiettivo e dipendendo spesso anche dal clima instauratosi tra le parti e dalla politica di relazioni sindacali perseguita. Esperienze e peculiarità della gestione nei Fondi esterni autonomi Le politiche d'impiego delle risorse... Le politiche d'impiego dei Fondi (ai principi attuariali che influiscono sulla gestione sarà fatto cenno in seguito) incidono aspetti istituzionali e, in misura determinante, la regolamentazione degli impieghi ed il loro trattamento fiscale. Sostanzialmente liberale è la regolamentazione degli impieghi dei Fondi pensione e previdenza integrativi ed aggiuntivi, con esclusione di quelli dotati di personalità giuridica, che peraltro rappresentano una minoranza. In particolare, nel settore del credito l'investimento in immobili è previsto, secondo le norme della vigilanza bancaria, sino alla concorrenza del 50%; nessun limite è previsto per gli investimenti azionari, purché si tratti di titoli quotati in borsa oppure al mercato ristretto e si rispetti l'impostazione di un opportuno e prudente frazionamento. . .. ed i principi attuariali I Fondi in parola sono regolati da principi attuariali che per importanti aspetti si identificano con quelli che presiedono alla gestione delle assicurazioni sulla vita. Si identificano: a. perché entrambi gli operatori Fondi e Compagnie di assicurazione sulla vita - applicano il sistema finanziario della capitalizzazione secondo il quale gli impegni da assumere (prestazioni) ed i premi (contributi) devono equivalersi in termini attuariali; b. perché nei due casi si formulano previsioni demografiche, economiche e finanziarie che costituiscono le cosiddette basi tecniche per la formazione del bilancio tecnico, strumento necessario per verificare la situazione di equilibrio di qualsiasi sistema pensionistico o assicurativo; c. perché in ambedue i casi il rendimento degli investimenti assume valore strategico in quanto, oltre a conciliare sicurezza, redditività e liquidità, occorre affrontare il rischio di oscillazione

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