tre che alla crescita del mercato dei titoli delle imprese industriali. Come è noto, nel nostro paese i fondi pensione autonomi rappresentano ancora un fenomeno marginale e non v'è dubbio che, anche per quanto riguarda la struttura e l'efficienza del nostro sistema finanziario, è non solo utile, ma ormai urgente istituirli e dotarli di una regolamentazione che ne esalti il carattere finanziario; non solo perché la crisi del sistema pensionistico pubblico è ormai sotto gli occhi di tutti ma anche perché si sta ampliando anche nel nostro paese la domanda di prodotti più sofisticati di risparmio gestito al cui soddisfacimento i fondi pensione potrebbero contribuire. Va peraltro sottolineato che in tutti i paesi .P.lL BIANCO lXltROSSO •h•ihliJ i cui fondi hanno mostrato uno sviluppo degno di nota - citiamo il Regno Unito, la Francia e la Germania - tale sviluppo è il risultato di precise politiche di implementazione finalizzate a stimolare la crescita della previdenza integrativa e fondate soprattutto su forme di agevolazione fiscale. La recente legge Amato di riorganizzazione del sistema bancario pubblico, muovendosi nell'ottica - condivisibile dal punto di vista degli obiettivi generali - di parificare le condizioni operative delle banche suddette con quelle delle aziende di credito private ha determinato un ulteriore impoverimento del già povero panorama dei fondi pensione. Infatti, tale legge e il decreto legislativo di attuazione n. 357 del 1990 hanno previsto il passaggio dei fondi pensione delle banche pubbliche - che come noto rappresentano il più rilevante esempio di fondi pensione autonomi - ad una gestione speciale dell'Inps, lasciando alle aziende di credito l'onere di intervenire qualora fosse necessario garantire l'equilibrio gestionale del fondo per un periodo piuttosto lungo (20 anni). Tale scelta è in palese contraddizione con l'obiettivo, spesso sostenuto in sede legislativa e politica, di favorire la nascita di fondi pensione autonomi anche per arricchire ed irrobustire il tessuto degli intermediari e degli investitori orientati al mercato mobiliare. Previdenzaintegrativa strumentodi democrazia L a prima difficoltà è molto tenue. Può essere riassunta in una domanda, domanda apparentemente ingenua, ma tuttavia temibile: «Che cos'è la democrazia economica?» Capisco che bisogna evitare di rimanere invischiati nei problemi di definizione, specie quando si sa che sono problemi di ardua soluzione. Sulla definizione di democrazia economica si conoscono molti professori ed opinioni ancor più numerose; tuttavia è un problema che non può essere trascurato. Nel dibattito dell'ultimo decennio intorno alla partecipazione l'attenzione si è concentrata su esperienze raggruppabili in tre diverse famiglie concettuali. Mi limiterò a definirne due, senza svilupparle, mentre dedicherò una maggiore attenzione alla terza, og- - - --- - - -- di Sergio Ammannati getto di queste mie riflessioni. La prima categoria concerne la democrazia industriale. Con essa intendo riferirmi a quelle modalità con le quali i lavoratori ed il sindacato condizionano le scelte aziendali, senza prevedere l'accesso alla proprietà dell'impresa (prima parte dei contratti. Protocollo lri). Il secondo tipo, la democrazia proprietaria, riguarda gli strumenti che consentono la partecipazione individuale ai benefici ed ai risultati economici dell'impresa (profit sharing) e può prevedere l'accesso alla proprietà azionaria, anche se in misura modesta e mediata. In questo caso la titolarità di benefici economici - anche quando viene regolata dalla contrattazione collettiva - comporta scarsi diritti individuali per i lavoratori azionisti e nessun diritto sostanziale a vantaggio dei lavoJS ratori organizzati. La terza famiglia è quella della democrazia economica vera e propria che evoca subito forme di partecipazione collettiva all'accumulazione di risorse economiche ed alla sua destinazione (capitai sharing). I Fondi integrativi ne costituiscono la pratica attuazione. Mi pare essenziale sottolineare che il titolare del capitale di investimento, anche di quello azionario, è un soggetto collettivo che rappresenta in modo indiviso i lavoratori. Ritengo inoltre che gli obiettivi che qualificano tale impostazione devono essere di respiro ampio, superiore al mero livello aziendalistico. Da ultimo, le iniziative appartenenti a questa famiglia non devono prevedere benefici individuali immediati e diretti ma perseguire vantaggi di tipo differito. Le esperienze dei Fondi pensione e
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