Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

_il.li, BIA~CO U-11, nosso 11#1h1ld Mutualitàe solidarietà N el campo della sicurezza sociale o, meglio, nel più ristretto ambito della previdenza sociale, la distinzione fra «mutualità» e «solidarietà» corrisponde, molto rozzamente, alla distinzione che, nella particolare materia, si fa tra «previdenza» e «assistenza». A base della previdenza, considerato problema eminentemente assicurativo, sta la «mutualità»; a base dell'assistenza sta la «solidarietà». È opportuno però specificare subito che la solidarietà - tessuto connettivo della «sicurezza sociale» - ha un suo valore economico-sociale che non va confuso con l'assistenzialismo. Sia la «mutualità» che la «solidarietà» hanno origine nell'esigenza che l'uomo sente di condividere con altri le alterne vicende della vita: l'uomo crede e cerca nell'altro uomo aiuto e sostegno, per affrontare insieme le difficoltà che si incontrano nel decorso normale della vita. E, mentre la «mutualità» si estrinseca in un rapporto fra persone o gruppi per aiutarsi all'occorrenza reciprocamente, arrivando fino ali' accordo contrattuale, e, quindi, giuridico, la «solidarietà» è frutto di sensibilità che promana dal cuore dell'uomo, è forza spirituale illuminante e diffusiva che condiziona l'uomo a guardare «gli altri», con apertura al bene, all'aiuto, al conforto, con spirito di vera coesione sociale. Parlare della «mutualità» e della «solidarietà», con riferimento al campo previdenziale, è opportuno per definire i loro confini e, quindi, per orientare il comportamento degli operatori e degli interessati. La «mutualità» ha il suo predominio nel campo assicurativo-previdenziale; la «solidarietà» domina il campo della «sicurezza sociale». Dal punto di vista economicogiuridico la «mutualità» si compendia nella libera partecipazione di gruppi di persone alla costituzione di «fondi comuni», alimentati dai partecipanti, e da questi utilizzati, sulla base di condizioni liberamente concordate ed accettate, al verificarsi di determinati eventi dannosi (malattia, infortunio, inabilità, morte, ecc.) o del compimento di una determinata età, raggiunta la quale si presume che l'uomo perda la sua capacità produttiva o lavorativa. Occorre sottolineare come la mutualità presuma il versamento di contributi individuali, i quali, sapientemente amministrati e saggiamente investiti, servano per far fronte al pagamento delle prestazioni all'atto del loro verificarsi. Conseguentemente, importante è l'equilibrio fra i capitali raccolti - aumentati dagli interessi o altri benefici derivanti dagli investimenti - e l'ammontare delle prestazioni attuali e future (riserve tecniche), aumentato dalle spese di gestione. Così gestiti, tali fondi si dicono retti col sistema tecnico della «capitalizzazione». Nel caso delle assicurazioni sociali obbligatorie, i fondi non sono attualmente retti col citato sistema tecnico, bensì con le regole tecniche della «ripartizione», la quale è caratterizzata dalla verifica costante (almeno annuale) dell'equilibrio fra i contributi riscossi e le prestazioni pagate, aumentate dalle spese di gestione. Quando manca tale equilibrio, per ristabilirlo, si deve procedere alla modifica della contribuzione. Ovviamente, il sistema «a ripartizione» comporta, a differenza dell'altro, continue modifiche alle aliquote contributive. Inoltre, poiché detto sistema prevede il pagamento delle prestazioni non in base ai fondi accantonati, ma con le somme che annualmente affluiscono per effetto della contribuzione, è evidente che i lavoratori attuali paghino, in pratica, le prestazioni pensionistiche ai lavoratori di passate generazioni. Il sistema«a ripartizione», instaurando un simile rapporto intergenerazionalen,onpuò essere se non di natura «solidaristica». Basti considerare, al riguardo, la situazione demografica attuale (aumento consistente della speranza di vita, diminuzione delle nascite) che comporta, ovviamente, una continua crescita delle prestazioni e, per converso, minori entrate e, in definitiva, per mantenere l'equilibrio, la crescita della contribuzione fino a quando non si verifichino modifiche nella situazione demografica, oppure si riducano proporzionalmente le prestazioni. La natura solidaristica emerge dalla considerazione che, a pagare le rendite ai pensionati, siano altri lavoratori e non i mezzi finanziari prelevati dai fondi accantonati dai titoli delle prestazioni. Peraltro, la contribuzione, in questi casi, ha le caratteristiche proprie dell'imposta più che quella del contributo; ciò sottolinea vieppiù il carattere solidaristico della previdenza pubblica. Sarebbe inoltre non in armonia con i principi dello «Stato sociale» non saper cogliere l'aspetto solidaristico nei diversi contesti che si intrecciano intorno ai regimi della previdenza pubblica obbligatoria. La «solidarietà», che è il fondamento dello «Stato sociale», ha però, nel campo previdenziale e anche in quello più vasto della sicurezza sociale, una sua precisa funzione che si armonizza, per il benessere sociale, con i problemi della produttività e del lavoro. La sua funzione consiste, come è noto, in una equa «redistribuzione

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==