Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

B È sostenibile questo aumento del sistema economico? Bisognerebbe decidere chi sarà chiamato a pagarlo, tenendo bene in mente che ci troviamo in un sistema a ripartizione e quindi di trasferimenti concomitanti dal contribuente al pensionato. Escludendo che lo Stato si possa assumere oneri crescenti in questo settore per l'insostenibile livello dell'indebitamento pubblico e per i ristrettissimi margini esistenti di inasprimento fiscale, non resterebbe altro che la «produzione». Vediamo come andranno le cose su questo fronte. Nel futuro è certo che verrà alterato l'attuale rapporto contributi-prestazioni come conseguenza dell'alterazione del rapporto lavoratori attivi-pensionati e del rapporto monte retributivopensioni. Da dette previsioni disponibili si ricava che, alle soglie del 2000 si arriverà ad avere un rapporto lavoratori-pensionati pari a 1. Ad ogni lavoratore un pensionato. Ciò vuol dire che, per effetto del sistema a ripartizione, ogni lavoratore dovrebbe ritagliare dal suo salario quanto necessario per pagare una pensione. Tale onere potrebbe essere ancora sostenibile, sia pure con un sopportabile aumento dell'aliquota contributiva ( + 3%), se le pensioni mantenessero, rispetto alle retribuzioni, l'importo attuale. Nel 1989 la pensione media degli operai era pari al 47,6% della retribuzione media degli operai e la pensione media degli impiegati era poi al 27,8% della retribuzione media degli impiegati. In generale crediamo di non sbagliare se affermiamo che l'importo della pensione media è inferiore al 400Jo della retribuzione media. Ma (fortunatamente o purtroppo?) questo rapporto è destinato a cambiare, nel senso che il monte pensioni sembra dover lievitare come effetto dell'innalzamento dell'anzianità contributiva media, in seguito: a) ad una più diffusa regolarizzazione dei rapporti di lavoro avutasi negli anni '60 e '70; b) all'irrigidimento dei criteri di assegnazione della pensione di invalidità, che porterà molti assicurati a raggiungere una anzianità contributiva di almeno 15 anni, contro i 5 necessari a richiedere la pensione di invalidità; c) alla propensione all'allineamento ai livelli più alti, in caso di interventi di armonizzazione. i.)JJ, Bl.\~CO lXll,HOSSO •h•#hlii Rapporto pensionati - assicurati secondo le diverse indagini 1985 1990 1995 2000 2005 2010 2015 ANIA (Imp. Ass.) 84 87 89 98 Banca d'Italia A) 80,4 90,5 98,3 105,4 111,8 117,9 B) 80,3 84,6 86,8 87,7 87,9 87,8 Alvaro1 (lnps) 34,7 37,4 41,1 41,3 Valiomi 75,372 82,7 87,1 85,9 lnps3 (Nuovo modello prev.) 82,3 81,7 81,5 82,6 85,9 Note: Ipotesi: mortalità costante 1) Alvaro non fornisce il dato sul rapporto tra pensionati e assicurati, ma il rapporto tra popolazione ultrasessantacinquenne e occupati. 2) 1983 A) Previsione di massimo squilibrio B) Previsione di minimo squilibrio 3) Riguarda solo il Fpld. Elaborazioni 1991. L'aumento di 3 punti della contribuzione (dall'attuale 26,90Jo al 30%) - che sembra essere il massimo sopportabile dal sistema produttivo - sarebbe forse sufficiente a far fronte ai mutamenti demografici (aumento del numero dei pensionati), ma come pagare gli aumenti degli importi medi delle pensioni? Cambiando punto di vista, si può dire che, nel momento in cui il rapporto lavoratori-pensionati raggiungerà il valore di 1 a 1, con un contributo pari al 30% della retribuzione si potrà pagare una pensione media pari al 300Jodella retribuzione media. È lapalissiano. Tenendo conto dell'evoluzione prevista nell'importo medio delle pensioni, si è stimato che nel 2000, a legislazione immutata, per pagare le pensioni sarà necessario un contributo pari al 40-50% della retribuzione. Possiamo quindi concludere dicendo che l'attuale sistema è in grado di garantire una pensione media di poco superiore alla retribuzione media. In altre parole, esso non è in grado di mantenere fede al patto che sta alla base del sistema della ripartizione («patto» che potrebbe essere formulato nei termini seguenti i lavoratori di oggi sono chiamati a pagare le pensioni esistenti con la promessa che i lavoratori di domani pagheranno le loro pensioni). Allora che fare? L'unica soluzione possibile - già ampiamente sperimentata negli altri paesi occidentali - è il cosiddetto «sistema misto», che articola la tutela previdenziale; a) in una fascia previdenziale-assicurativa unica per tutti i lavoratori, garantita dal potere pubblico, in cui si realizzi un'ampia mutualità interna, pur nel perseguimento dell'autonomia finanziaria; b) in una fascia integrativa, a totale carico dei soggetti assicurati, che si ponga come obiettivo il mantenimento dei livelli di reddito conseguiti durante la vita lavorativa, governata con il sistema della capitalizzazione. Reintrodurre, infatti, il principio della capitalizzazione sembra essere la principale condizione per assicurare la sopravvivenza del sistema. Se questa indicazione è condivisa, i tempi utili sono già scaduti. Con il sistema a capitalizzazione, infatti, le risorse per il pagamento delle prestazioni vanno reperite negli utili derivanti dagli investimenti del prelievo contributivo. E questi utili non si formano dall'oggi al domani mentre la casa già sta per bruciare.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==