Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

,{)!I. BI.\NO) lX11.nosso iiiiiil•il to: il sistema capitalista ha le sue ragioni storiche nel passato, ma non si possono cancellare i suoi torti, nel passato e nel presente. Nessuno oggi è autorizzato a pensare, con l'assenso del papa, sia all'interno delle società nazionali, per quanto complessivamente sviluppate, - e l'esempio degli Usa riferito sopra fa testo-, sia e soprattutto sul piano mondiale, che le cose vadano bene così come sono, e come il crollo del socialismo realizzato induce alcuni a pensare. Viene qui a proposito riferire l'opinione di quanti, anche tra i cattolici, hanno affermato che nella «Centesimus Annus» mancano i toni prof etici della «Populorum Progressio» di Paolo VI, e l'utopia di una mondializzazione piena dell'economia. A me il rilievo pare inesatto: Giovanni Paolo II non torna con nuova enfasi su certi temi mondiali proprio perché li dà per scontati, ma la dimensione internazionale è del tutto presente, il dramma del Terzo Mondo è lo sfondo su cui colloca tutto il suo discorso, e il richiamo ripetuto all'Onu e alla sua funzione è decisivo per questo. Ne fa fede, del resto, tutta l'ultima parte del II capitolo, che rimanda esplicitamente alla «Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo» e ai testi più prof etici di Giovanni XXIII e di Paolo VI, con esplicita citazione proprio della «Populorum Progressio». Non si può davvero dire) come pure qualcuno ha fatto, almeno da chi ha letto il testo, e non ne lia parlato solo per sentito dire, che manchi nelle sue pagine l'avvertenza della drammaticità della situazione internazionale e della progressiva emarginazione di due terzi dell'umanità dai frutti del progresso e della crescita economica di una parte delle nazioni. Si può anzi dire che la mondializzazione dell'economia, e di tutte le dimensioni dell'etica politica e sociale, sono alla radice anche, tra l'altro, del rifiuto radicale della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali (n. 21), e del duplice appello all'Onu da una parte, perché trovi modi concreti di azione, e alle politiche di aiuto internazionale, dall'altra, perché diventino davvero operativamente efficaci verso i paesi a qualunque titolo in difficoltà. 6 - Qualche osservazione critica: libertà nella Chiesa; procreazione responsabile. Non mi apparirebbe onesto, con questa premessa di lettura positiva e di apprezzamento, -- ---- - --- -- 20 chiudere questo discorso senza avere almeno accennato a quelli che mi appaiono i veri punti deboli non tanto di questa enciclica, ma dell'azione della realtà odierna della Chiesa cattolica di Giovanni Paolo Il, e del suo modo di presentarsi al mondo e di vivere al suo interno. - Non si tratta, in verità, di critiche dirette alla «Centesimus Annus», ma per chi vede le cose all'interno della Chiesa non può che saltare agli occhi una certa contraddizione difficilmente negabile. Mentre al suo esterno la Chiesa cattolica appare oggi come la paladina dell'uomo e delle sue libertà, non sempre dentro i suoi confini, anche ai massimi livelli, questo riconoscimento della libertà e della creatività della persona umana è chiarissimo, e anzi sono chiari fenomeni di netta controtendenza. E' solo un esempio, ma nei giorni scorsi si è appresa ancora una volta la notizia di provvedimenti disciplinari e di proibizioni alla manifestazione della parola e del pensiero nei confronti di teologi come Leonardo Boff, su ordine di Roma, e si sa che le relazioni della Curia con un certo numero di episcopati e con parecchie chiese locali non sono propriamente fraterne. Boff, per tornare a lui, può essere naturalmente discusso e criticato, ma occorre che il tutto avvenga alla luce del sole, e le proibizioni di parlare ai media e di scrivere, il fatto di avergli tolto l'insegnamento teologico, il veto a rilasciare interviste e a intervenire in ambienti ecclesiali non sono misure che testimoniano fino in fondo il rispetto del metodo della libertà. A molti credenti egli, e con lui tanti altri che pure sono in difficoltà con Roma, appare come un testimone della fede e della stessa chiesa. C'è, del resto, un passo dell'enciclica che pare opportuno riportare, riferito proprio, tra le righe, a Boff e con lui a tanti che hanno creduto bene, in passato, di utilizzare alcuni elementi dell'analisi marxista per comprendere il mondo della povertà e dell'oppressione. Non va dimenticato che il concetto marxiano di «alienazione» è stato ed è più volte utilizzato dal papa stesso, anche in questo documento, proprio perché serve per indicare una realtà dei fatti, e non per accettazione della visione marxista del mondo e della vita. Ecco il passo cui accennavo sopra: «Nel recente passato il sincero desiderio di essere dallaparte degli oppressi e di non essere tagliati fuori dal corso della storia ha indotto

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