Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 17 - giugno 1991

,i)-IJ,BIANCO il..11.nosso iii•iilid Segheria ad acqua - Val Camonica e che solo nella fede in lui si disvela pienamente e del tutto il mistero dell'uomo non sarebbe più la Chiesa. Piacerebbe, forse, a tanti non credenti, ma non sarebbe se stessa. Mi pare un discorso importante, per tutta la vicenda dell'incontro tra cultura laica e cultura cattolica. Chi vede in questa posizione l'integralismo non ha capito che esso non è la convinzione di annunciare la verità, ma la pretesa di imporla con mezzi che non rispettano la libertà delle coscienze. Cristo ha detto di essere la verità, ma non ha detto di negare il diritto della libertà umana a non accoglierlo. Essere integralmente cristiani non vuol dire, ipso facto, essere integralisti, anche se tante volte uomini e istituzioni di chiesa lo sono stati, nei venti secoli di cristianesimo. C'è un integralismo ateo che fa il paio perfetto con l'integralismo religioso, e che non è per niente «laico». Essere laici non dipende da ciò che si crede, religiosi o meno che si sia, ma dai mezzi con cui si vuole imporre o proporre ciò che si crede. Un credente convinto della verità della sua fede diventa integralista quando vuole imporre le sue idee, e non riconosce i diritti umani a chi non le condivide, e neppure il diritto di non condividerle. Ma questo vale anche per un non credente. -- ---- -- --- -- 15 L'esempio storico di integralismo più spaventoso, almeno in questo secolo, non è certo venuto da pretese di uomini di religione, ma di uomini di ideologie radicalmente atee e anticristiane, da Hitler ai tiranni dell'Est, con le loro persecuzioni antireligiose, fino ai mattatoi del tragico «umanesimo assoluto» di Pol Pot. Del resto, e anzi proprio per questo, nell'enciclica la condanna del fondamentalismo religioso, che «nega ai cittadini di fedi diverse da quelle della maggioranza il pieno esercizio dei loro diritti civili o religiosi» (n.29), è ripetuta per almeno tre volte. A questo stesso contesto, credo, si può aggiungere un'altra novità presente in questa enciclica con rinnovata e maggiore chiarezza, rispetto al passato, e cioè l'accettazione piena, e definitiva, della democrazia come unico sistema politico dotato di legittimità morale, e il rifiuto conseguente di ogni pretesa di imporre qualunque visione, anche religiosa, che diventa fondamentalista e tirannica: «La Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati lapossibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico,

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