Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

della popolazione turca installata sull'isola dal governo di Ankara. I negoziati inter-comunitari, sotto l'egida delle Nazioni Unite, ripresi nell'agosto 1988, dopo sei anni di interruzione, sono ancora una volta falliti, nonostante la speranza del Segretario generale dell'Onu di arrivare ad un accordo durante il mese di luglio 1989. Il 27 luglio 1989, Perez de Cuellar ha presentato un progetto dettagliato per la soluzione della crisi. Questo progetto, ritenuto dal presidente Vassiliou come base accettabile per il proseguimento del dialogo, è stato respinto da Denktash, leader turco-cipriota. Alcune settimane dopo, Denktash ha proposto la ripresa dei negoziati ponendo come condizione il riconoscimento dei due Stati ciprioti su una base di uguaglianza. Questa nuova condizione è stata giudicata inaccettabile sia da parte di Cipro che da parte del Segretario generale dell'Onu. Nel maggio 1990, una nuova iniziativa per la ripresa dei negoziati da parte del Segretario generale è fallita. Denktash ancora una volta insisteva per l'autodeterminazione di uno "Stato turco-cipriota". Il progetto di Perez de Cuellar è appoggiato dagli Stati Uniti, dall'Unione Sovietica e dalla Comunità Europa. Sembra che lo sbocco della situazione dipenda dalle pressioni esercitate sul governo turco e sui progressisti turcociprioti che auspicano il dialogo. Cipro è associata alla Cee e recentemente ha posto la sua candidatura ufficiale per una sua adesione alla Comunità. La Cee è il principale partner di Cipro con il 54,50Jo delle sue importazioni e il 42,80Jo delle esportazioni. Cipro presenta una crescita annua del 5,80Jo un tasso di inflazione del 2,80Jo e un debito estero di 2 miliardi di dollari. 3. Malta Associata alla Cee dal 1971, Malta ha presentato domanda ufficiale di adesione alla Comunità nel luglio 1990. Il Partito Laburista all'opposizione si è dichiarato contrario a questa adesione. Il turismo è l'attività principaledell'isola (crescita nel 1989, 7,20Jo, in rialzo rispetto all'anno precedente). La Cee, gli Stati Uniti e il Medio Oriente sono i suoi principali partner commerciali. .P.U~ BIANCO l.XIL ROSSO ii IIB04iiiiitiMitU Demografiae immigrazione Le differenze tra le due sponde del Mediterraneo aumentano parallelamente alla crescita demografica. Nel 1950 la popolazione globale dei paesi mediterranei ammontava a circa 202 milioni, di cui 62 milioni (30,80Jo) sulla sponda sud e 140milioni (69,20/o) sulla sponda nord. Durante il periodo 1950-1980 l'aumento della popolazione dei paesi della zona meridionale era del 1090/o,mentre quello dell'Europa meridionale era del 28,40Jo. Per l'anno 2000, l'Organizzazione internazionale del lavoro (Oit) indica una popolazione di 395 milioni nella zona mediterranea, il cui 51OJo sarà localizzato nella zona meridionale. D'altro canto, fino all'anno 2000, le necessità di lavoro, conseguenti alla crescita demografica, aumenteranno a 27,2 milioni di posti di lavoro per tutta la zona mediterranea. Se si prende in considerazione un obiettivo di stabilità, 1'81,40Jo di questi posti di lavoro dovranno essere localizzati nei paesi del sud e dell'est del Mediterraneo. Tutte queste tendenze fanno presagire difficoltà economiche e sociali per i paesi del Vicino Oriente e per l'Africa del Nord e quindi non resta che prevedere un aumento della spinta migratoria dei paesi meno sviluppati verso la "Riva Nord" e verso l'Europa comunitaria. È importante notare che i paesi di emigrazione tradizionale dell'Europa mediterranea, come la Spagna, l'Italia e la Grecia sono divenuti paesi d'immigrazione nel corso degli anni '80. Questa situazione ha comportato: a) una diminuzione del flusso di emigrazione ed un aumento parallelo del numero dei rientri, b) un aumento dell'immigrazione di provenienza soprattutto dall'Africa del Nord verso i paesi dell'Europa del Sud. Rimane, quindi, da dare una risposta ad alcune domande sostanziali per il futuro: - Le conseguenze della crescita demografica nell'Africa del Nord per l'Europa del 1993 non divengono intollerabili per l'Europa del Sud. - Le differenze nelle crescite demografiche non comportano necessariamente delle migrazioni. - Le migrazioni non vengono considerate come fenomeni destabilizzanti, ma al contrario degli apporti culturali. 1989 Popolazione Crescita Egitto 53,08 2,6 Algeria 24,6 3,1 Libia 4,4 3,7 Marocco 24,S 2,6 Tunisia 8 2,4 Israele 4,1 3,9 Libano 2,9 2,1 Siria 11,72 3,6 Giordania 4,1 3,9 Turchia 56,7 2 Cipro 0,69 1 Grecia 10,03 0,2 Malta 0,35 0,5 Francia 56,2 0,4 Italia 57,5 0,1 Spagna 38,81 0,4 Portogallo 10,47 0,3 Yugoslavia 23,7 0,6 Fonte: Etat du Monde 1991 Ambiente All'ecosistema particolarmente fragile del Mediterraneo si aggiungono, da un lato, le caratteristiche di un mare pressoché chiuso e dall'altro la densità di popolazione, oltre al grandissimo numero di attività inquinanti o devastanti. L'acqua di questo mare si rinnova unicamente attraverso lo stretto di Gibilterra ed è stato calcolato che per un ciclo completo di rinnovamento occorrono 80 anni. Alle diverse pressioni esercitate nel bacino del Mediterraneo, (demografia, industria, turismo, vie marittime) si aggiungono anche i molteplici problemi economici e sociali della regione che, certamente, impediscono l'istituzione di una politica efficace per la protezione dell'ambi ente mediterraneo. I principali problemi si possono riassumere come segue: a) l'inquinamento microbiologico derivante dalle attività umane (olii di scarico, prodotti plastici e cartacei, rifiuti tossici etc.); b) l'inquinamento industriale proveniente dalle coste ma anche dalle industrie dell'Europa del Nord via fiume (5.000 tonnellate di stagno, 1.500 tonnellate di piombo, 1.000 tonnellate di cromo e 10 tonnellate di tungsteno vengono riversate an-

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