Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

i paesi del Mediterraneo costituisce una condizione per la formazione di un nuovo polo di sviluppo economico che includa tutta la regione del Mediterraneo meno esposta alle interferenze esterne e di conseguenza strategicamente più sicura. Economia Mediterranea La situazione di squilibrio è accresciuta dallo estendersi del divario tra le economie europee e quelle dei paesi africani e del Vicino Oriente. Uno dei principali fattori di divergenza è costituito dalle diverse dinamiche demografiche. La particolare struttura economica dei paesi del Sud e dell'Est del Mediterraneo incentrata sulla ricchezza petrolifera sembra, per altro, incapace di suscitare un efficace processo di sviluppo. Questi due elementi ci portano a concludere che le maggiori tensioni riguarderanno, anche nel futuro, il mercato del lavoro. Se queste tensioni non verranno superate potranno portare a nuovi processi di impoverimento nei paesi meno sviluppati ed a forti tendenze migratorie dalle zone del Vicino Oriente e dal Nord Africa verso i paesi della "Riva Nord". L'evoluzione del livello di reddito pro-capite ha segnato, nel corso degli ultimi dieci anni, un aumento nei paesi meno sviluppati e una stabilità nei paesi più industrializzati. Ma lo scarto dei livelli assoluti di reddito tra le due parti è aumentato. Per il Nord del Meqjterraneo i dati indicano nel 1989un livello di reddito pro-capite oscillante tra 17.693 $ in Francia e i 6.540 $ in Yugoslavi~. I dati relativi al Sud vanno dai 2.273$ in Algeria e i 640 $ in Egitto. Un altro aspetto importante riguarda il grado di interdipendenza tra queste due zone. Se consideriamo quattro paesi del Maghreb: il Marocco, l' Algeria, la Tunisia e la Libia, insieme all'Egitto e alla Siria, constatiamo che l'Europa mediterranea rappresenta, per questi paesi, un importante mercato di esportazione. Circa il 500Jodelle loro esportazioni sono destinate all'Europa e quasi il 400Jodi questo 500Joalla zona mediterranea. Per quanto riguarda le importazioni di questi paesi: il 540Jodel flusso globale proviene dalla Cee, mentre la zona mediterranea assicura circa il 300Jo delle importazioni della Cee. Ovviamente, le esportazioni della ».. tt BIANCO l.XILROSSO •i hliJE Ali• ii tfJ.1 1 11 Cee riguardano i beni manifatturieri e gli investimenti, mentre le importazioni riguardano le materie prime e i prodotti energetici. In generale i due ultimi decenni sono stati caratterizzati da una diminuzione dello sviluppo e della produzione in tutti i paesi della regione mediterranea. Per quanto riguarda i paesi del Nord, c'è stata una riduzione dei tassi di sviluppo a partire dalla seconda metà degli anni '70 legata alla crisi petrolifera ed al rialzo dei prezzi delle materie prime. In compenso, le economie dei paesi del Sud hanno registrato una crescita tra il 1970 e il 1980 che si è però arrestata all'inizio degli anni '80. A partire da questa data, le sole economie che presentano uno sviluppo significativo sono quelle della Tunisia e della Turchia. Infine, il processo di crescita delle economie dei paesi meno sviluppati è fortemente ostacolato dal debito estero. Questa situazione è resa ancora più grave dalle scarse capacità produttive della regione del Sud e dall'importanza determinata dal servizio del debito. a) VicinoOriente Alla fine del XX secolo, la ricchezza petrolifera del Medio Oriente e gli innumerevoli conflitti regionali fanno di questa zona uno dei punti nevralgici del mondo dove si scontrano direttamente o indirettamente le grandi potenze. In realtà, anche senza il petrolio o le guerre, il Vicino Oriente ed il Medio Oriente per la loro posizione geografica avrebbero avuto un ruolo importantissimo. La fine del confronto americanosovietico ha notevolmente attenuato le divisioni regionali e la contrapposizione tra regimi cosiddetti progressisti e conservatori. L'Unione Sovietica per altro, non è più l'alleato strategico sul quale appoggiarsi per controbilanciare l'influenza degli Stati Uniti nella regione ed il loro sostegno ad Israele. La Siria, l'Olp, la Libia e l'Iraq hanno iniziato a dare un diverso orientamento alle loro diplomazie ed hanno ridefinito i loro obiettivi. In generale, le motivazioni ideologiche lasciano il posto a considerazioni più pragmatiche legate agli equilibri geopolitici ed alla potenza economica e militare. Il fatto che l'antagonismo americano-sovietico sia sostituito dall'influenza di una sola 62 grande potenza, gli Stati Uniti, ha fatto emergere da un lato, lo sforzo per la rinascita del panarabismo: un fronte arabo unito, capace di contare sulle proprie forze mobilitando l'insieme delle proprie risorse, e dall'altro, il fondamentalismo islamico basato sullo sviluppo della corrente islamica nei paesi del Maghreb. Un aspetto importante per il futuro della regione è rappresentato dalle ambizioni regionali dell'Iraq oggi chiaramente ridimensionato dall'esito della guerra e dall'incerto destino di Saddam Hussein. Ma proprio queste ambizioni hanno provato i timori degli alleati di ieri dell'Iraq e specialmente dell'Egitto che con la ripresa delle relazioni siro-egiziane nel dicembre 1989, e con il riconoscimento del ruolo predominante della Siria nel Libano tramite gli accordi di Taef (regolamento di intesa nazionale che mira ali' assetto globale della crisi libanese sia nel suo aspetto interno che nei suoi aspetti regionali) voleva creare un contrappeso siriano all'influenza irachena. Questa nuova configurazione regionale, determinata dalla distensione Est-Ovest, è brutalmente mutata il 2 agosto con l'aggressione e l'annessione del Kuwait da parte dell'Iraq. Avvenimento che ha costituito la prima grande crisi mondiale dopo la guerra fredda. L'invasione del Kuwait ha provocato una coalizione internazionale senza precedenti contro l'Iraq rendendo pressochè totale l'isolamento di Bagdad. Tuttavia, la regione non è nuova agli interventi militari e alle annessioni. L'assenza di reazioni decise da parte della comunità internazionale nei confronti dell'occupazione della Palestina da parte di Israele (20 anni fa), del Libano da parte delle forze israeliane e siriane e della metà della repubblica di Cipro da parte della Turchia (16 anni fa) non implica necessariamente una mancanza di sensibilità. Per altro la violazione del diritto internazionale, ogni volta che si presenta, viene condannato da parte delle grandi potenze e dalle Nazioni Unite. La differenza nella reazione sta a dimostrare semplicemente una diversa valutazione della posta in gioco e, nel caso Kuwait, l'importanza degli interessi economici, politici e strategici, oltre ad una violazione flagrante del diritto internazionale, erano tali da ri-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==