petrolchimico, mentre gli interventi di emergenza, il risanamento ecologico e il ripristino dello stock delle merci e degli edifici e dei loro arredi costituiranno verosimilmente la parte più significativa dell'intervento richiesto, pressappoco nell'ordine di priorità che ho indicato. Le stime formulate sui costi necessari non sono attendibili: esse variano, a seconda delle fonti, dai 20 ai 200 miliardi di dollari. Quanto ai tempi vi è maggiore omogeneità di valutazione: si considera che entro 5-6 anni si possa giungere a una completa normalizzazione. Rispetto al finanziamento dell'operazione si valuta che le entrate petrolifere potranno essere di 7, 17 e 18,5 miliardi di dollari, rispettivamente nel '92, '93 e '94 per prezzi del petrolio stimati in crescita da 20 a 22,5 dollari a barile. Il Kuwait potrà forse ottenere delle anticipazioni sulla propria quota di produzione da parte degli altri paesi del Golfo; potrà inoltre contare sui proventi dei propri investimenti esteri che superano l'entrata petrolifera e reperire linee di credito sul mercato finanziario internazionale e tramite accordi bilaterali. Il primo ministro ha comunque tenuto a dichiarare che l'Iraq dovrà pagare interamente i danni provocati. L'Italia ha effettuato, con la visita delministro Ruggiero, la prima missione di operatori economici ed ha ricevuto una serie di richieste. La Camera di Commercio Italo-Araba ha promosso la formazione di un consorzio di produttori per far fronte, attraverso l'apertura di un ufficio in loco, a quelle che considera essere le richieste più consistenti e con maggiori caratteristiche di continuità. Emirati Arabi Uniti La florida economia degli Emirati Arabi Uniti ha risentito marginalmente della crisi del Golfo. I principali effetti sono stati un rallentamento del commercio di riesportazione verso Iraq e Iran, il blocco del rientro dei capitali allocati all'estero che era iniziato nell'87 e una nuova consistente uscita di capitali. Anche l'impegno al sostegno finanziario dei paesi di prima linea è stato più limitato rispetto a quello di Arabia Saudita e Kuwait. La stima preliminare del Pii del '90 segnala una crescita del 10% così dii.)!I. BI.\~CO l.X11. nosso •U•~i•HA Basmalah, Iraq, XVII secolo saggregato: il settore non petrolifero ha registrato una crescita del 6% nel primo semestre e una uguale riduzione nel secondo, mentre il settore petrolifero ha visto un incremento del 17% nella seconda metà dell'anno. Il dato trova conferma nelle aggiudicazioni di contratti pubblici nel settore delle costruzioni, molto elevati nel primo semestre e inesistenti nel secondo. Il ritorno alla normalità nella regione e la ricostruzione in Kuwait dovrebbero determinare una ripresa della crescita, anche nei settori dell'economia non legati al petrolio. Malgrado la crisi del Golfo e la ulteriore conferma della buona tenuta degli Emirati, l'export italiano nel 1990 ha toccato i 700 miliardi di dollari con un leggero incremento sull'89. Bahrein, Qatar, Oman Gli altri paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo - Bahrein, Qatar e Oman - durante la crisi hanno reso più stretto il proprio allineamento con l'Arabia Saudita, confermando la solidità dell'organizzazione ma anche la sua necessità, attuale e futura, di alleanze esterne. I maggiori proventi petroliferi, derivanti soprattutto dall'aumento del prezzo, perché non ci sono stati grandi aumenti di produzione, hanno compensato gli effetti negativi e i costi di una guerra che non potevano affrontare direttamente e che ha accresciuto la paura di essere o diventare minoranza in casa propria. In tutti i paesi del Golfo il numero degli immigrati è elevato e la loro sostituzione almeno parziale è prevedibile. L'ipotesi è probabilmente quella di puntare nel breve periodo a una maggiore diversificazione dei paesi di provenienza, anche se l'obiettivo dichiarato, ma perseguito con molta cautela per mantenere gli equilibri interni, è di ridurre gradualmente la politica assistenziale nei confronti dei sudditi e conseguentemente il numero degli immigrati. L'accelerazione del processo di integrazione dell'area, di crescita economica e di omogeneizzazione delle politiche relative al petrolio sono i principali obiettivi del dopo crisi.
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