Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

Siria L'economia siriana è in gravi difficoltà dal 1984, anche a causa dell'isolamento internazionale (aiuti arabi fortemente ridotti rispetto agli impegni multilaterali assunti; congelamento dell'aiuto Ce e delle relazioni con gli Usa, relazioni conflittuali con l'Iraq, ecc.). La Siria è uno dei maggiori beneficiari della crisi del Golfo, mentre appare scarsamente toccata dalle variazioni del mercato petrolifero (essendo oggi un modesto esportatore). Si è trovata infatti proiettata in una posizione di garante degli equilibri attuali e futuri della regione e godrà di un immediato riaprirsi dell'aiuto sia arabo che internazionale (1 miliardo di dollari dal gruppo di coordinamento finanziario e lo sblocco degli aiuti Ce), cosa resa sempre più urgente dal declino delle sue relazioni con l'Urss. I danni diretti e indiretti della crisi sono limitati, stante la scarsità delle relazioni economiche con i paesi arabi e l'inesistenza di emigrazione. I rapporti commerciali dell'Italia con la Siria sono abbastanza intensi. Nel 1990 abbiamo importato per 290 miliardi ed esportato per 214 ( + 19% sul 1989). Iraq Relativamente all'Iraq non è evidentemente possibile avanzare oggi alcuna previsione sull'economia, considerata l'incertezza delle prospettive politiche. Certo un cambiamento di governo potrebbe consentire al paese una riapertura dei rapporti con l'occidente e un recupero, che non appare comunque vicino. Probabilmente l'esigenza di ritrovare un equilibrio nell'area potrà giocare, in questo caso, un ruolo positivo e attenuare effetti che se pure non sono oggi quantificabili appaiono comunque enormi. Al debito di circa 80 miliardi di dollari, si sommano infatti i danni di guerra, i costi di ricostruzione, la difficile ripresa della produzione e della vendita del petrolio. Una delle stime effettuate valuta il fabbisogno complessivo di 400 miliardi di dollari, pari a circa 1/ 4 delle sue risorse complessive di greggio. Giordania La Giordania è in una fase di acuta crisi già dal 1989, anno in cui ha adot- ,{)!I. BIANCO lXll,BOSSO •it•ihlii tato un vasto programma di aggiustamento strutturale che fino alla metà del 1990 aveva dato buoni risultati ma anche ridotto il livello di vita. La crisi ha comportato un drastico taglio nel commercio estero (diretto verso l'Iraq per un terzo), nei proventi dei servizi (il porto di Aqaba funzionava essenzialmente in funzione dell'Iraq), nelle rimesse degli immigrati (un terzo proveniva dal Kuwait), nei proventi del turismo, nei finanziamenti arabi e ha viceversa aumentato la bolletta petrolifera. Tra i fattori di crisi, quello esplosivo dei profughi, arrivati in numero ingente in Giordania e ai quali il regno ha dovuto dare non solo una prima assistenza ma molto spesso una assistenza prolungata con scarsi aiuti dalle comunità internazionali. L'aiuto di emergenza (probabilmente inferiore al miliardo di dollari) avrà un impatto minimo e la ristrutturazione del debito non potrà essere perseguita senza una sua riduzione e un aumento dell'aiuto. Ciò che oggi è più difficile di ieri, per le posizioni assunte nel corso della crisi. Attualmente la Giordania ha sospeso ogni pagamento sul debito, verso Stati, verso Banche, verso il Fmi e la Banca Mondiale. L'Italia è il maggior partner occidentale della Giordania. Vi,ha esportato per 155 miliardi nel 1989 e per 126 nel 1990. Arabia Saudita L'Arabia Saudita insieme con il Kuwait ha sostenuto i maggiori costi del conflitto. La stima saudita presentata in dicembre al Congresso Usa contrappone a 13 miliardi di dollari di introiti petroliferi addizionali, impegni finanziari straordinari di 24 miliardi, per il sostegno alla forza multinazionale e per aiuti ai pesi economicamente ''in prima linea". Il saldo negativo è destinato a dilatarsi nei primi due mesi del 1991, causa l'inasprimento del conflitto. L'Arabia Saudita ha subito il momento di maggiore impatto negativo all'indomani dell'invasione del Kuwait, quando il panico degli investitori privati si è tradotto in una massiccia fuga dei capitali investiti nel paese e nella regione, costringendo la banca centrale saudita, come tutte quelle del Gcc, ad intervenire a sostegno del settore bancario. Successivamente l'impiego delle riserve internazionali, l'aumento della produzione petrolifera, il pronto uso espansionistico della spesa pubblica in sostituzione del settore privato momentaneamente allo sbando, l'incremento della domanda provocato dal dislocamento della forza multinazionale, sono tutti elementi che hanno consentito all'economia saudita di superare la fase più acuta della crisi del Golfo. Nel 1990 il Pii saudita cresce del 17% (secondo una stima non defintiva) mentre era aumentato del 4% nell'89. Dalla disgregazione momentanea dell'Opec l'Arabia Saudita, che è stata uno dei principali sostenitori del1'organizzazione, ricava più ampi margini di manovra, con tutti i guadagni di breve e medio periodo che il principale produttore petrolifero del mondo può ricavare in un momento di riassestamento e di crescita della domanda energetica internazionale. Infine il rafforzamento del processo di integrazione del Gcc e la ricostruzione del Kuwait dovrebbero contribuire a riattivare i processi di diversificazione economica e di riduzione del ruolo del settore pubblico nell'economia, faticosamente avviati negli anni '80. Nel 1990 le esportazioni italiane hanno totalizzato 1.450,4 miliardi (-23% rispetto al 1989). Kuwait Non si dispone ancora di elementi e valutazioni precisi sulla reale situazione. Nella scorsa settimana ho partecipato alla missione effettuata dal Ministro del Commercio Estero Ruggiero e ho potuto vedere sia pur brevemente Kuwait City. A parte le uccisioni e le sofferenze degli abitanti, l'incendio di pozzi e la catastrofe ecologica, che appare davvero impressionante - la città semideserta è sovrastata da una nube nera che arriva all'orizzonte e non lascia filtrare il sole, l'aria è irrespirabile, la temperatura è di almeno 10gradi inferiore alla norma - non pare che le strutture fisiche abbiano subito danni gravi, vi è stata certamente una spogliazione, una razzia di tutto ciò che poteva essere asportato con la conseguente disattivazione dei servizi e delle reti. Malgrado la campagna di stampa i contenuti della ricostruzione saranno quindi limitati, in particolare al settore

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