dell'Italia: nel '90 un interscambio equilibrato ha raggiunto i 2.000 miliardi, confermando il trend, sempre crescente negli ultimi anni. Libia Di gran lunga il nostro maggior fornitore (un terzo dell'import italiano dai paesi arabi viene dalla Libia) e tradizionalmente ottimo nostro cliente (terzo cliente arabo nel 1989 e quarto nel 1990, quando ha assorbito merci italiane per 1.300 miliardi di lire), la Libia ha buone risorse petrolifere in rapporto alla popolazione e grandi riserve di gas, non ancora sfruttate. Si sta impegnando sempre di più nel marketing petrolifero in Europa e questo, unito all'ancoraggio nell'Urna, ne fa in prospettiva un partner più stabile e affidabile. La crisi del Golfo non l'ha vista tra i protagonisti politici e l'impatto diretto della crisi è stato quello, positivo, esercitato dall'andamento del mercato petrolifero (aumento dei prezzi e anche delle quantità). È significativamente migliorata la liquidità internazionale e sono stati aggiornati progetti in precedenza accantonati. I proventi da petrolio potrebbero aver raggiunto gli 11 miliardi di dollari nel '90 e superato questo valore nel 1991 (nel 1989 i proventi erano stati di 7,5 miliardi di dollari). Il nodo per il futuro è quello della volontà di procedere sul terreno delle riforme economiche (incentivazione ai privati, piccola industria, cooperative), prospettiva che appare strettamente legata a quella dell'integrazione nell'Urna, e sulla quale si sono fatti alcuni passi dal 1988in poi, ancora non sufficienti e che l'Europa deve incoraggiare. Mauritania La fragile economia della Mauritania nel '90 ha subito, oltre alla crisi dell'agricoltura dovuta alla siccità, l'aumento della bolletta petrolifera e l'interruzione degli aiuti e dei finanziamenti provenienti dal Golfo, determinata dal suo schierarsi a favore dell'Iraq. Tale chiusura è particolarmente grave perché 2/3 del debito e 1/3 degli aiuti ricevuti dipendevano da Arabia Saudita e Kuwait. Per effetto indotto il Club di Parigi non ha rinnovato la ristrutturazione del debito e il Fondo Monetario ha posto ulteriori condizio- .{)!L BIANCO l.X1tnosso 1111 #hlii Iscrizione di Mahmud Gelaleddin Efendi, Istanbul, Turchia, XVIII secolo ni. Le tensioni con il Senegal hanno, infine, portato al blocco delle relazioni economiche e quindi delle tradizionali esportazioni di bestiame e delle rimesse degli emigrati. Egitto L'Egitto è stato colpito pesantemente dalla crisi: centinaia di migliaia di profughi a premere su un mercato del lavoro al collasso e su un bilancio statale in perenne deficit; fortissima riduzione delle rimesse, dei proventi del Canale di Suez (per la riduzione generalizzata dei traffici), di quelli turistici (la stagione '90/'91 è stata praticamente cancellata), conseguente deficit astronomico della bilancia dei pagamenti. Nel solo 1990 gli effetti negativi sono stati quantificati in 3,4 miliardi di dollari da organizzazioni internazionali e in 8 dal governo. Malgrado ciò l'Egitto fihirà per beneficiare della crisi, sia dal punto di vista politico (riammesso da poco nella comunità araba, oggi è il paese perno delle future alleanze e della sicurezza della zona), sia da quello economico. L'aiuto internazionale di emergenza sarà di circa 4 miliardi di dollari, e sono già stati cancellati debiti per 13 miliardi di dollari (metà Usa, metà Paesi del Golfo). Il Club di Parigi ha promesso una consistente riduzione del debito in presenza di un accordo con il Fondo Monetario annunciato come imminente. Gli ostacoli residui sarebbero la riduzione dei sussidi sui beni essenziali e l'innalzamento dei tassi di interesse. L'attuazione dell'accordo favorirà l'aumento degli investimenti esteri. A breve si riaprirà l'emigrazione: gli egiziani sostituiranno yemeniti ed altri immigrati in Arabia Saudita e in Kuwait, riportando alla (precaria) normalità il mercato del lavoro e ripristinando il livello delle rimesse. L'Egitto è uno dei principali partners arabi dell'Italia. Nel 1990 abbiamo importato per quasi 2.000 miliardi ed esportato per oltre 1.600, con un incremento del 480Jorispetto al 1989. Libano In Libano la fazione filo irachena era già stata sconfitta e l'effetto politico della crisi sembra essere il rafforzamento dell'influenza siriana cui viene a mancare uno dei possibili antagonisti. Al Libano non è stato assegnato alcun aiuto straordinario, anche se valutazioni indipendenti quantificano in 150 milioni di dollari al mese le mancate esportazioni all'Iraq e alla Giordania, e indicano un calo delle rimesse. I problemi principali del Libano sono il ritorno alla normalità politica ed economica e la riunificazione. In questo senso il cambiamento fondamentale, già intervenuto, è dato dalla nuova collocazione della Siria e quello atteso dipende dalla accresciuta possibilità di pace. Il Libano è un partner importante per l'Italia. L'export è stato sia nel 1989che nel '90 attorno ai 350miliardi (a fronte di 50/60 miliardi di import).
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