temporaneo non fa - soltanto prioritariamente - la rivoluzione mondiale. Ma fa della resistenza familiare. Queste tre dimensioni, socialprotes tatari a/statalistica/paterfamiliare (1) non si oppongono (contrariamente, a mio parere, all'ipotesi formulata da G. Kepel, nel suo recente volume La revanche de Dieu, Paris, Seuil, 1991 che sarà pubblicato in italiano nel corso di quest'anno), ma convergono. E quel che si sta giocando in questi ultimi anni, e forse nei prossimi, è li: come dar forma ad uno stato islamico, che includa la modernità, che assicuri i processi di mobilità sociale e che nel contempo garantisca i ruoli familiari tradizionali. Una specie di Stato che chiamerei: paterno-welfarianoislamico. Il secondo parametro, di cui tener conto è il fatto che i centri dell'Islam costituiti dalle monarchie reazionarie del petrolio, come i Sauditi, escono rafforzati dalla guerra. Gli osservatori hanno evocato i benefici democratici che gli eserciti occidentali avrebbero avuto come risultato indiretto. Certo un'apparenza di democrazia ci sarà. Ma un ricambio totale di leadership e lungi da venire. E i Sauditi continueranno come prima a giocare la carta pro-americana (e non prooccidentale): carta puramente tattica che sa quindi su chi deve appoggiarsi. Che si accompagna con lo sviluppo del discorso o della pratica dell'islamismo come fanno da più di vent'anni. Rafforzati in più dalla protezione ricevuta dall'Occidente, il quale continuerà a dimenticare, come fa da più di vent'anni, che l'Arabia Saudita non ha mai firmato la convenzione dell'Onu sui diritti dell'uomo invocando tre motivi principali, considerati contraddittori con la Sharia: l'uguaglianza dei sessi, il diritto alla libertà religiosa (e quindi il diritto ad abbandonare senza essere perseguitato l'Islam) ed il diritto di associazione dei lavoratori. Ora questo regime che l'Occidente è andato a difendere (è vero, come mercenario, perché l'Arabia Saudita ha pagato la propria difesa, almeno ai difensori che contano, non a quelli che, come l'Italia e tutti gli altri erano là per il decoro dello spettacolo) probabilmente continuerà a sviluppare un progetto neocaliffale. Esso consiste nel raccogliere attorno al polo della Mecca il mondo ~.lL BIANCO l.XltROSSO •b•#hld La ilaha illa Allah, Egitto XIX secolo islamico tanto sul piano religioso (la Lega del Mondo musulmano) che politico (l'Organizzazione della Conferenza islamica) o culturale. Nei paesi tradizionali dell'Islam e nelle aree di frontiera, in Asia, Africa, America Latina (dove l'Islam è in fase espansiva) ed in Europa occidentale. Quest'ultimo è uno spazio in cui vivono sei milioni di musulmani, dove una rete di più di 2000 Moschee permette ormai di sviluppare un tessuto discorsivo, e domani politico-significativo. La concorrenza con gli altri poli che pretendono una egemonia nel mondo islamico, come il Pakistan, continuerà. In ogni modo sembra ormai acquisito che gli Stati tradizionalmente musulmani oggi si muovono legittimamente verso un modello islamico di Stato. Mentre sul piano internazionale gli Stati musulmani continuano a costruire delle forme di raggruppamento su base dell'Islam. Ultimo parametro di cui tener conto è dovuto al fatto che oggi l'islamismo costituisce la sola ideologia di resistenza contro il capitalismo e l'americanismo. Intendendo con ciò contro un certo modello di sviluppo economico e culturale che non si realizzano che in funzione dell'Occidente senza pietà, checché ne sia delle retoriche varie. E benché questo modo di sviluppo sia al1'origine di effetti considerati come disfunzioni inevitabili, quali le immigrazioni più o meno clandestine. Ora l'Islam offre un sistema culturale, dei concetti, delle logiche, che sono allo stesso livello dell'Occidente. L'Islam combatte culturalmente sullo stesso piano. Questo è uno dei grandi malintesi: l'Occidente (e a questo proposito il discorso usuale italiano, ivi compreso quello dei media, mi pare particolarmente grezzo in merito, ed eventualmente colorato da paternalismo bonaccione) tende a continuare a considerare l'Islam alla maniera delle "religioni primitive"; come una specie di religione che appartiene alle forme pre-logiche del pensiero, risultato di una confusione tra differenza di codici culturali e categorie intellettuali e "primitivismo". Mentre invece l'Islam pretende combattere sullo stesso terreno intellettuale dell'Occidente. Ed è effettivamente su tale terreno·. Tra l'altro, sarà interessante osservare in merito il divenire dell'Islam europeo. Ciò per dire che lo strumento intellettuale che l'Islam mette a disposizione del Terzo Mondo contro l'Occidente non è solo il fanatismo, come spesso si tende a considerare, ma un vero e proprio insieme di pensiero che probabilmente continuerà a costruirsi nei prossimi anni, poiché oggi esso appare ancora informe e parzialmente sclerotizzato. Per concludere e malgrado le incertezze del domani: l'Islam nello spazio sociale e politico, nella cintura in seno alla quale l'Europa è inserita, non mi pare un fatto residuale, facilmente cancellabile dalla "carota" di qualche miliardo di dollari. E un processo nel contempo sociale e politico profondo, capace di radicarsi - e non solo creare illusioni - nelle attese di popolazioni del Terzo Mondo, intellettualmente attrezzato per sfidare, o far fronte, o negoziare con l'Occidente. Questo, chiuso uella percezione della propria eccellenza (con ragione, poiché ha vinto la, o piuttosto, questa guerra), nel monolitismo culturale del proprio modello di sviluppo, ha difficoltà a percepirne l'importanza. E quando dico Occidente, direi forse e paradossalmente più le dirigenze politiche d'Europa occidentale che degli Stati Uniti, dove forse i codici culturali (questa religione civilfondamentalista statunitense) e la conoscenza considerevole del mondomusulmano permette un'analisi più lucida, ma non per questo una logicad'azione più adatta. (1) Per qualche sviluppo complementare di questo primo punto mi permetto di rinviare a F. Dassetto e A. Bastenier, Europa nuova frontiera dell'Islam, Roma, EL 1988 (capitolo 4); ed al mio precedente articolo in Bianco e Rosso, n. 7/8.
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