Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

soluzione pacifica dei conflitti che insanguinano il Medio Oriente, applicando, senza discriminazione, tutte le Risoluzioni delle Nazioni Unite". I sindacati italiani hanno chiesto inoltre l'intervento della Cisa affinché contribuisse alla liberazione degli ostaggi in ~li- nl.\:'\CO l.XII.HOSSO •h•Mild Iraq e si adoperasse per la salvaguardia dei diritti di tutti i lavoratori. L'intervento c'è stato ed ha affrettato il rientro di un gruppo di lavoratori italiani. Altro punto importante: aiutare il colloquio tra sindacati palestittesi e israeliani per favorire l'indispensabile Conferenza internazionale per la pace globale e la coesistenza tra i due popoli dei due Stati che vivranno nella terra contesa. I palestinesi sono d'accordo e un assenso c'è da parte di sindacalisti del Mapam. Un passo sulla difficile via per la pace. Vlslam dei popoli non arabi Nel 1986 M. Ali Kettani, direttore della Fondazione islamica per la scienza, la tecnologia e lo sviluppo di Gedda, affermava che i musulmani nel mondo erano 1.029.427.000, dei quali l'830Jocirca rappresentato da non arabi. Per il 1984 Raymond Delval, del Cheam di Parigi dava la cifra di 805.286.150, con una percentuale di non arabi leggermente inferiore a quella di Kettani. Non vi sono statistiche certe, ma quello che appare evidente è la capacità di espansione dimostrata dall'Islam, secondo le più diverse modalità. Subito dopo la morte di Maometto, il Profeta Muhàmmad, nel 632, gli eserciti islamici cominciarono le loro incredibili conquiste che si estesero in un'immensa mezzaluna da Oriente a Occidente: nel 711 erano in India mentre era già iniziata la conquista dell' Asia centrale, e all'altro estremo nello stesso anno iniziava la conquista della Spagna. Toccherà poi alla Sicilia e iniziava il tentativo di conquista della Provenza e della penisola italiana ad opera di un Islam portato in gran parte da non arabi, Berberi ai quali spesso si univa la popolazione locale. Azioni e reazioni, fra i due mondi, si succedevano, e alla prima espansione islamica la Cristianità rispondeva riconquistando gradualmente l'Europa, passando poi con le Crociate in Paledi Giacomo E. Carretto stina. Per questo elaborava il concetto di guerra giusta, prima solo per difendere i pellegrini, poi per conquistare la Terra Santa. È in questo periodo, dopo l'XI secolo, che si verifica il mutamento dal quale nasce l'Islam d'oggi. I popoli di lingua turca, con i quali l'Islam si era scontrato in Asia centrale, erano destinati a divenire, una volta convertiti, l'elemento combattente dell'Islam, a prendere il potere e a fondare i più grandi Imperi, da quello del Gran Moghol in India a quello Ottomano fra Asia, Africa e Europa. Ma dal XIII secolo le invasioni mongole avevano provocato enormi distruzioni: le grandi opere di canalizzazione delle acque, dalla Mesopotamia all'altipiano iranico e ali' Asia centrale, vanno in rovina, così muta perfino l'aspetto fisico di alcune regioni, che tornano deserte, e antichi centri culturali non risorgono più. Le terribili prove subite e superate portano a uno sviluppo delle tendenze mistiche, le tecniche che ora vengono sviluppate sono solo quelle della realizzazione spirituale, mentre al polo opposto, come reazione ad un mondo divenuto troppo difficile da vivere, si sviluppa l'azione diretta, guerresca. Lo stesso gihàd, che in realtà è lo "sforzo" sulla via di Dio per realizzare sè stessi, e che nelle Confraternite è diretto all'annullamento delle passioni individuali, vede prevalere l'interpretazione guerresca, come "guerra santa" che ne è solo un aspetto. D'altronde la stessa guerra è un male ammesso solo per esaltare la parola di Dio, o per difendersi. L'affermarsi dell'interpretazione pacifica, meno visibile ma estremamente diffusa, non è stata favorita dagli interlocutori occidentali. L'ideale di uno Stato islamico non è dinamico, ma è quello del mantenimento dell'ordine tramite il benessere dei suoi cittadini, e la stessa legge sacra rende molto difficile l'accumulazione di capitali. Una tale civiltà, che nella lotta per la sopravivenza aveva rinunciato al progresso tecnico, perché ogni innovazione poteva mettere in crisi l'equilibrio raggiunto, non poteva resistere all'aggressione prima economica, poi militare del nostro Occidente. Le crescenti conversioni all'Islam in Africa e in Asia derivano dal fatto che questa religione non ha rapporti con il colonialismo europeo. Anche gli ultimi avvenimenti nel Golfo Persico non aiutano certo un mutamento di opinione da parte di chi vede nell'Occidente, a torto o a ragione, l'unico aggressore. E certo gli appelli per un aiuto divino finiscono per mutare la natura di un conflitto che in sè non ha nulla di religioso o di sacro. Oggi non è possibile comprendere

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==