Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

mentre dall'altra ci si è appropriati di contratti derivati da modelli "occidentali" apportandovi, ove essi fossero risultati in contrasto con le regole della sharf'a, modifiche più o meno sostanziali. Le esperienze nazionali, per quanto concerne il livello di realizzazione del sistema in oggetto, sono estremamente diversificate. Si va da paesi quali l'Iran e il Pakistan che hanno "islamizzato" tutti i meccanismi della propria economia, a paesi (la maggior parte) che fanno convivere i due sistemi in una più o meno accesa concorrenza, ad altri (ad es. l'Algeria), infine, ove il dibattito appare ancora teorico. Tra quelli, poi, che hanno optato per la convivenza dei due sistemi, vi sono paesi come gli Emirati Arabi Uniti e la Malesia che hanno una legge bancaria islamica accanto a quella ordinaria (la Malesia ha emanato nel 1983 anche un Takaf o/ Act sulle assicurazioni), mentre gli altri si sono limitati ad autorizzare, di volta in volta, la costituzione di istituti islamici di credito o di assicurazione operanti in regime di concorrenza con gli altri istituti non ispirati a criteri operativi sciaraitici. Interventi legislativi si sono avuti in molti paesi. La Libia sin dal 1972 ha vietato la stipulazione di qualsiasi negozio con elementi di riba o gharar, modificando in tal senso i propri codici. La Giordania e i paesi del Golfo, a partire dalla metà degli anni settanta, hanno inserito nei nuovi codici sia norme che rispettassero quei princìpi, sia istituti direttamente ripresi dall'elaborazione dei giuristi islamici classici. L'Egitto, con un emendamento costituzionale datato 22 maggio 1980, ha dichiarato la sharf'a fonte principale del diritto senza però procedere alla verifica della "costituzionalità" delle leggi vigenti, ma proponendosi di conformarsi ai princìpi sciaristici a partire da quella data. La situazione generale, tuttavia, sotto il profilo degli strumenti concreti di gestione, correzione e indirizzo delle economie nazionali in senso islamico, sembra muoversi ancora su linee estremamente teoriche. Per quanto riguarda infatti i criteri di gestione economica, infatti, oltre le regole in materia di contratti cui si è accennato e facendo salve ulteriori verifiche "sul campo", nulla appare modificato nelle econo- ~JI. Bl.\:\ICO il._11.ROSSO •h•#hld mie "islamizzate", rispetto ai sistemi precedenti. La peculiarità dell' economia islamica, sostengono alcuni autori, risiede nella moralizzazione dell'ordine economico, essendo, per il resto, debitrice delle teorie macro- e microeconomiche già elaborate. L'impressione è che resti ancora molto cammino da compiere, al di là delle affermazioni ideologiche, per arrivare a realizzare un sistema "autonomo" ove possano essere concretizzate (1) Assai vasta la bibliografia sul tema raccolta da M.N. Siddiqi, Thabat "bfbliyQghrlifiya". Murligli'à mu lisirafi'l-iqtislid al-Isllimf [Bibliografia contemporanea sull'economia islamica]. Center for Research in Islamic Economics, Gedda, 1980 che raccoglie titoli in arabo, urdu e inglese. Successivamente è apparsa la bibliografia Islamisches Wirtschaft in Theorie und Praxis, curata da I. Otto e M. Schrnidt-Dumont, Deutsches Obersee-Institut, Biblio n. 13, Hamburg, 1986. Tra gli studi in lingue occidentali si segnalano: A. Sid Ahmed, Economie islamique. Principes et réalités. L 'expérience récente des Pays Arabes: une première évalutation, in Revue de Ties Monde, XXXI, n. 122, Avril-Juin 1990, pp. 405-435; S.M. Ahrnad, Economics of Islam - A comparative study, Lahore, II ed., 1952, rist. 1968; J. Boulakia, Ibn Khaldoun: a fourteenth century economist, in J-0urnal of Politica/ Economy, Sept.-Oct., 1971, pp. 1105-1118; M.A. Choudury, Principles of Islamic Economics, in Islamic Studies, XXI, 2, 1982, pp. 89-107; Fazlur Rahrnan, Economie Principles of Islam, in Islamic Studies, III, 1%4, pp. 1-43; M. Imran, An outline of the Economie System of Islam, Lahore, 1977; H. Katouzian, Shi'ism and Islamic Economics: Sadr and Bani Sadr, in Religion and Politics in Iran, Keddie ed., Yale University Press, 1983, pp. 145-165; T. Kuran, The Economie System in contemporary Islamic Thought: Interpretation and Assessment, in International Journal of Middle Eastern Studies, 18, 1986, pp. 135-164; M. Abdul Mannan, Islamic Economics: Theory and Practice; Sevenoaks, 1986; A.I. Qureshi, The Economie and Socia/ System of Islam, Lahore, 1979; Studies in Islamic Economics, ed. by A. Kurshid, Leicester, 1980, nel quale si veda in particolare M.N. Siddiqi, Muslim Economie Thinking. A Survey of Contemporary Literature, pp. 191-316. (2) Si vedano, tra gli altri, in particolare gli studi di V. Nienhaus: Islam und Moderne Wirtschajt, Einfiihrung in Positionen, Probleme und Perspektiven, Graz-Wien-Koln, 1982 e il suo più recente, Lectures on Islamic Economics and Banking, Ruhr-Universitat Bochum, Seminar fiir Wirtschaft- und Finanzpolitik, Diskussionsbeitrag n. 6, Bochum, December 1988, nel quale in particolare Rationality, Normative Economics, and the Islamic Worldview Through Western Eyes, pp. 1-6. Inoltre J.T. Cummings, Islam and Modem Economie Change, in Islam and Developtment. Religion and Socio-politica/ Change, ed. by J .L. Esposito, Syracuse University Press, quelle aspirazioni e quelle idee che ancora oggi appaiono estremamente evanescenti. A questo scopo potranno essere senza dubbio di grande aiuto le esperienze che in questi ultimi dieci anni sono state compiute sia in Iran e Pakistan (soprattutto con riferimento agli strumenti di politica monetaria e fiscale) sia negli altri stati da parte di istituti bancari e finanziari che operano in conformità con i "sacri principi della sharf'a". 1980, pp. 25-47; A.E. Mayer, Law and Religion in the Muslim Midd/e East, in The American Journal o/Comparative Law, voi. 35, 1987, pp. 127-183; F.L. Pryor, The Islamic Economie System, in Journal of Comparative Economics, 9, 1985, pp. 197-223. Per un esame della principale letteratura musulmana in materia, dando un quadro generale e sintetico dell'evoluzione della teoria (macro) economica islamica, si v. T. Philipp, The Idea of Islamic Economics, in Die Welt des Islams, XXX, 1990, pp. 117-139. Il tema in Italia è stato trattato solo di recente da alcuni autori, tra cui cfr. per tutti Profilo dell'economia islamica, a cura di B. Scarcia, Palermo, 1988, con una vasta antologia di testi di autori musulmani e occidentali; inoltre il mio I principi e gli istituti finanziari islamici: alcuni aspetti giuridici relativi alle banche islamiche, in Oriente Moderno, 1-9, 1988 (dedicato a Il sistema bancario islamico, sempre a cura di chi scrive), p. 1-44 al quale fanno seguito, in traduzione italiana, numerosi testi legislativi relativi sia alle banche islamiche sia al processo di islamizzazione dei diversi sistemi economici e giuridici nazionali. (3) Decisiva, per compiere alcuni primi passi verso la realizzazione del sistema, è stata la Prima Conferenza sull'economia islamica, tenutasi a Mecca nel 1976. Si vedano, inoltre, Contemporary Aspects of Economie Thinking in Islam, Proceedings of the Third East Coast Regional Conference, USA and Canada Muslim Students Association. American Trust Pubbl., 1968Thoughts on Islamic Economics, Articles presented at «The Seminar on Islamic Economics», Dacca, 1980; Islamic Law and Finance, ed. by Chibli Mallat, Proceedings of a Conference held at SOAS, London, 1988. (4) Interessante in proposito il recente studio di S.A. Meenai, The Islamic Development Bank.A Case Study of Islamic Co-operation, LondonNew York, 1989. Va ricordato anche Ziaul Haque, The Nature of Ribli a/-nasf'a and riblialfadl, in Islamic Studies, XXI, 1982, pp. 73-81. Inoltre sul rapporto tra sfera economica e sfera morale e religiosa, cfr. anche R.S. Gandhi, The Economie Ethic of Islam, in Sociologus, 26, 1976, pp. 66-75. (5) Cfr. il mio I principi, cit., e, con particolare riferimento all'esperienza iraniana, il più recente H. Shirazi, Islamic Banking, London, 1990. Sulla creazione di una banca islamica internazionale e sull'attività della Banca Islamica per lo Sviluppo, cfr. S.A. Meenai, The Islamic Development Bank. cit.

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