Cofanetto, avorio, Spagna, secolo Xlii Tutto ciò ha sempre evocato nel musulmano idee molteplici: aon soltanto religiose ma etico-giuridichef più che sacramentali. Poche e brevi citazioni possono aiutare a comprendere quel che i musulmani sentono per dfn, che in Occidente traduciamo erroneamente religione. Affermando il principio fondamentale che l'Islam è religione di questa e dell'altra vita si sottolinea: "la religione è un bene assoluto ... Enunciazione che concerne la verità e la realtà di uno stato di fatto" (Mahmftd Shukri alAl0si, iracheno, m. 1854); "con l'appello alla comprensione l'Islam obbliga tutti i credenti a partecipare allo sforzo (gihod) di conoscenza di ciò che Dio ha depositato nel Suo Libro e che ha rivelato" (Muhammad 'Abduh, egiziano, m. 1905); "il bisogno dell'uomo per la religione è come il bisogno del corpo per il nutrimento" (Rafiq Bey al-'Azm, siriano, m. 1925); "il Corano è inequivocabile sul principio dell'Unicità (tawhfd) di Dio che non può avere alcun associato, ciò non soltanto nel senso religioso, ma anche in quello politico e giuridico" (AbO'lA'la Mawd0di, pakistano, m. 1979); "il punto di partenza fondamentale del .L)!I. Bl.\:\CO lXII.HOSSO 1111 #J8A pensiero islamico si basa sull'idea di congiunzione tra spirituale e vita materiale" (Gheddafi, cit. del 1989). Sarebbe schematico quindi leggere la fenomenologia dell'Islam detto fondamentalista e/ o radicale utilizzando una o più chiavi di lettura improntate alla visione dell'etica e della politica cristia- • na ed occidentale. Considerato principio dinamicosociale, l'appello all'Islam è appello eterno: "per sua natura è un appello continuo e sempre in marcia" si afferma nello statuto di fondazione dell'associazione ad-Da'wa al-Islomiyya (Tripoli 1971). Allorquando esplose la crisi delle ideologie nazionali arabe a tendenza laico-progressista tra il 1967 e il 1973 (terza e quarta guerra arabo-israeliana) si ritenne essa contestuale a quella del modello socio-culturale e politico fondato sull'esistenza degli stati territoriali arabi scaturiti dal colonialismo. L'idea del ripristino delle "regole" islamiche (tashfh/rettifica) - che non costituisce una novità avendo costantemente attraversato la storia della comunità musulmana - ha acquisito negli ultimi anni anche valenza politica a cui l'Occidente attribuisce carattere di t 37 integralismo, soprattutto all'indomani della rivoluzione islamica iraniana (1979). Di fronte all'uniformità che l'Occidente nel suo insieme, quale sistema etico ed economico, pretende imporre con rinnovato istinto missionario, la risposta islamica o meglio le risposte dei musulmani tendono da un lato a riaffermare una identità, quella araboislamica, contro l'omologazione ricercata ad ogni costo dalle classi dirigenti e dalle nuove borghesie del mondo arabo-islamico (sia pure con varianti e sfumature e a tutti i livelli, culturale, politico, socio-economico) che i movimenti islamici definiscono nuovo colonialismo, imperialismo, sionismo. Dall'altro a riformulare, nell'attuale contesto storico, il carattere unico ed universale del Messaggio (Risala) in chiave interna alla comunità (rischi di più gravi frammentazioni), ed esterna nei confronti dell'altro occidentale, oggi unificato e più aggressivo dopo la caduta del muro. Il fine è riportare la comunità/nazione (umma) alla sua unitaria esistenza - comunità unica e distinta - attraverso il ritorno alle fonti originarie dell'Islam: Corano e tradizione profetica. Il modello - per certi aspetti utopico - è il periodo dei califfi ben ispirati (primo secolo della storia dell'Islam), quello definito delle "libertà islamiche". Solo la unica comunità dei credenti può essere considerata raggruppamento legittimo con vero e proprio status giuridico. "Non c'è dio se non Iddio", la migliore delle menzioni affermava l'aleppino 'Abd ar-Rahman alKawakibi(m. 1902), esprime non solo l'idea che la sottomissione è unicamente nei confronti di Dio, ma pure quella "antireligiosa" per la quale il musulmano è padrone di sé stesso, e quindi libero, secondo una nota affermazione di 'Abduh: "l'uomo non è stato creato per essereguidato per la briglia''. A riguardo vale la pena riportare alcune recenti affermazioni del leader libico Mu'ammar al-Qadhdhafi (congresso delle Associazioni ad-Da 'wa allslomiyya, Tripoli, settembre 1989). La proposta di unità islamica lanciata dal "rivoluzionario musulmano" di Tripoli parte dal postulato che "il popolo vuole governarsi tramite sé stesso". Dopo aver sostenuto che i governi
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