Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

ca", nel senso di allontanamento forzoso dalla comunità (allontanamento che poteva equivalere alla morte) mentre Higra ricorda l'Egira del Profeta Muhammad che dalla natia Mecca cercò rifugio nella città di Yathrib (poi diventata nota come Medina, la "città" del Profeta appunto). Takfir è la pronuncia di scomunica, con conseguente espulsione dalla comunità dei fedeli a causa della contratta condizione di peccatore. Ed è proprio questa l'accusa elevata contro quei regimi, musulmani a parole ma di fatto più attenti alle lusinghe del materialismo, da cui è doveroso staccarsi e verso i quali è doveroso combattere per una reale nuova affermazione dei valori islamici. In caso di impossibilità di mutare il loro volto è allora necessario allontanarsi da queste società corrotte, da queste moderne Sodoma e Gomorra, per ricreare altrove una più pura e genuina comunità di fedeli. Un errore che si potrebbe commettere nell'assistere a questo revival religioso (che peraltro compare ciclicamente nella storia dell'Islam) potrebbe essere quello di pensare ad un fenomeno, ~JJ. Bl\:\'CO l.XII.HO~SO ■ ft•#hlii frantumato magari in tanti piccoli rivoli, ma tutto sommato teologicamente e ideologicamente identico. Al contrario invece, a parte quanto sottolineato finora, il tradizionalismo è abbastanza diversificato, lontano da quel monolitismo che noi accreditiamo con troppa facilità al fenomeno Islam. Se alcuni movimenti vogliono ad esempio la restaurazione di un ordine antico, fuori del tempo, e qualcuno si batte cosi per la restaurazione del califfato, altri vogliono più semplicemente conseguire precisi e contingenti risultati politici in questo o quel paese dell'area arabo-islamica, mentre altri mirano a contemperare le acquisizioni irrinunciabili della cultura islamica con quelle della teologia occidentale, rinunziando agli eccessimaterialistici innescati facilmente da queste ultime (sottovalutando però quanto la tecnologia e la scienza siano impregnate di concetti filosofici ed etici estranei all'Islam). Alcune organizzazioni si richiamano dunque al neo-hanbalismo, a quei movimenti che prendono le mosse dal santo teologo e dotto giurisperito Ahmed b. Hanbal (operante nel IX secolo d.C.) mentre altre si riallacciano al neo-kharigismo, alla prima eterodossia militante scaturita dalla prima comunità musulmana, che agì armi in pugno contro i califfi omayyadi di Damasco (accusati di usurpazione del potere) in nome di un ugualitarismo accompagnantesi ad un fervore religioso spesso sfociato nei più terribili crimini contro uomini, donne e bambini colpevoli solo di appartènere ad una collettività nemica accusata di tiepidità religiosa. Differenziazioni precise che è opportuno non ignorare ma che hanno pur tuttavia una medesima radice, quella del rifiuto della cultura occidentale così come si è all'Islam prepotentemente proposta nel corso di questi ultimi due secoli e che, se anche è ormai egemonica a livello planetario, può essere apportatrice di valori di alienazione e di aridità spirituale, in un contesto storico che stritola il diverso che non intende omologarsi e in cui si assiste impotenti e disperati al protrarsi di innumerevoli e insopportabili violazioni della dignità umana, del suo diritto a vincere la miseria e ad allontanare l'ingiustizia. Vappello all'Islam: realtàe mito G ià nel periodo della decolonizzazione (anni cinquanta e sessanta) la Fratellanza Musulmana, sorta in Egitto nel 1929, poneva attivamente il problema della reislamizzazione della società arabo-islamica di fronte alla invadente modernizzazione. Europeizzazione che le èlites arabe progressiste (nasseriane e ba'thiste soprattutto) sostenevano nell'ambito della ricerca di una modernità proclamata autenticamente araba. Non a caso lo scomparso Sayyid di Antonino Pellitteri Qutb, tra i maggiori teorici di quel movimento, sottolineava che "l'Islam è il solo che possa realizzare al contempo le due idee, senza contraddizione e distorsione: l'idea di nazionalismo nella grande comunità islamica, ovunque si stende l'ombra dell'Islam, e quella di giustizia sociale in questa grande nazione''. Cioè riproponeva in chiave moderna l'idea del "patto" tra comunità dei credenti e Dio in base al quale è regolata la vita dei musulmani nella sua interezza, e quindi anche la politica (siyosa). "Ricordatevi della grazia che Iddio vi ha elargito e del Patto cheavete stretto con Lui" recita un celebre versetto coranico (Sura della Mensa, V/7). E Muhammad al-Ghazfili, anch'egli esponente della Fratellanza, attivo soprattutto in Algeria, affermava: "noi siamo gli eredi dell'Islam, siamo i detentori dell'unica civiltà che al contempo dà giusto posto alla vita di questo mondo e a quella dell'altro, allospirito e al corpo, alla ragione e al cuore".

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