~.JJ. BIANCO \.Xli.ROSSO 111 •#§ 1id Islame Occidente: aspetti culturalie religiosi B isogna davvero paragonare una religione universalista, l'Islam, con una area storico-culturale dai confini non ben precisi, l'Occidente? I due nomi non sono simili né analogici. Sono titoli emblematici che rischiano di ingannare il lettore, perché sarebbe a dire che l'Occidente sia da solo a rappresentare il Cristianesimo, mentre si supporrebbe che tutto quanto non è l'Occidente sia l'Islam! Si sa benissimo che non tutti gli Arabi sono musulmani, perché quasi il 10% degli Arabi del Medio-Oriente sono cristiani e che non tutti gli Orientali (il non-Occidente degli Asiatici e forse degli Africani) sono musulmani, come si sa che dall'altra parte molte società occidentali sono secolarizzate o laicizzate e permettono a casa loro lo sviluppo di minoranze musulmane non del tutto senza rilevanza. Parlare d'Islam e d'Occidente sembra ancora guardare alle cose da un punto di vista "eurocentrista". È dunque più conforme alla realtà e quindi alla verità parlare dei rapporti culturali e religiosi dei paesi o delle società del Nord e del Sud, dell'Ovest e dell'Est del Mediterraneo. In tal caso le cose sono più precise ed il rischio di confusione scompare relativamente. Il fatto sta che questo mondo mediterraneo, sulle varie fasce del "mare nostro", ha conosciuto una strana e meravigliosa rotazione delle culture, tecnologie e civiltà, nonostante gli scontri e le guerre che ne hanno marcato il travaglio e la drammaticità. La Grande Grecia, da una parte, ed il mondo dei Fenici di Tiro e di Cartagine, dopo le realizzazioni moltisecolari dell'Egitto faraonico, dall'altra parte ne furono i primi testimoni ed attori, nello stesso tempo. Poi ci fu la straordinaria espansione ellenistica di Alesdi Maurizio Borrmans Incisione marmorea, Alambra, Spagna sandro Magno e dei suoi successori (i Lagidi d'Egitto ed i Seleucidi della Siria), la quale fu riassunta e sviluppata dall'Impero Romano, e soprattutto quello d'Oriente, diventato l'Impero Bizantino, mentre l'Occidente mediterraneo sviluppava la sua civiltà latina al Nord come al Sud. Le filosofie, le scienze e le tecniche sviluppatesi nell'Impero Romano hanno conosciuto delle sorti svariate in Oriente ed in Occidente. Ed è vero che la civiltà araba di Bagdad dove musulmani e cristiani collaboravano per le traduzioni dal greco all'arabo tramite il siriaco, ha trasmesso a quella dell'Andalusia e poi all'Occidente medievale molte cose ricevute così dalla Grecia antica oppure dall'Asia (e dalla Cina dunque) ed altre cose emerse sul posto da questi incroci di civiltà. E la storia recente ci fa sapere che l'Europa ha portato avanti, sempre di più, l'insieme di questo retaggio con il Rinascimento seguito dall'Illuminismo (XVIII secolo) e poi dal30 la Modernità tecnologica, mentre l'Impero Ottomano conosceva altri sviluppi e poi una certa anchilosi. Valery ci ha ricordato, con saggezza, che tutte le civiltà sono mortali: non occorre forse riconsiderare le cose e ricordare che la civiltà è un bene comune a tutti i popoli, un patrimonio che viene arricchito da tutte le nazioni, ognuna al suo tempo e secondo le sue capacità, per costituire finalmente il "tesoro" di tutti? Collaboriamo dunque nel cantiere comune della civiltà moderna affinchéla sua tecnologia sia umana ed umanizzante per tutti i popoli del Mediterraneo. Ma si chiede subito l'osservatore che si vuole dialogico ed imparziale: "Perché molti vogliono finora interpretare i mutamenti della storia culturale e gli svariati sviluppi delle tecnologie in chiave polemica e trarne le statistiche delle vittorie e delle disfatte?" Un editoriale recente del quotidiano italiano, il Corrieredella Sera, aveva questoti-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==