Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

i.).tt BIANCO l.Xlt llOSSO il 1•1WHlill degli altri, dalla apparizione, a fianco di paesi instabili di qualche Stato che riesce faticosamente a trovare il cammino verso la stabilità e dalla possibilità di dominazione da parte di qualche teocrazia o di qualche dittatura espansionista. Sono problemi che la guerra non ha certo risolto e che, presumibilmente, ci accompagneranno per tutto il prossimo decennio. La speranza è che i dirigenti europei sappiano gestirli in cooperazione con le "élites" del "Sud" in uno spirito di apertura, di prudenza, di fermezza, ma anche di umanità. • •• Basmalah (formula di fede) speculare, Turchia, XIX secolo Uno Stato inesistente Non vogliamo credere che abbiano fondamento le voci che, nell'emergenza dei profughi albanesi, hanno attribuito il caos organizzativo ad una volontà dissuasiva, perché in tal caso si sarebbe trattato di un inammissibile ed imperdonabile atto di cinismo. Resta, in ogni caso, il fatto che la vicenda ha messo in evidenza una micidiale mistura di inettitudine, di indifferenza, di sfascio organizzativo. L'immagine della nave che partiva dall'Italia per riportare in Albania 1500profughi ci fa vergognare. Con quegli albanesi che, dopo giorni di abbandono e di privazioni, sono stati costretti a ripartire è partita anche la dignità di quanti avevano il dovere di approntare soluzioni adeguate. La vicenda dei profughi albanesi, col miserando spettacolo offerto dall'inefficienza degli organismi preposti alla Protezione Civile, conferma, da un lato, cose che sapevamo già, come il disastro dellapubblica amministrazione e, dall'altro, mette in evidenza un dato più drammatico: lo Stato non esiste. Le masse di uomini, donne e bambini abbandonati a se stessi in condizioni subumane hanno suscitato, giustamente, un generalemoto di compassione, ma anche di risentimento per quella inesistenza. Con tutta la comprensione che si può avere per le difficoltà enormi ed impreviste create da una gigantesca ondata di quasi ventimila profughi, si deve dire che il fallimento, o meglio l'inconsistenza della macchina di assistenza non ha giustificazioni. Se avessimo dovuto affrontare un terremoto o un altro qualunque cataclisma naturale cosa avremmo fatto? Cosa ci sta afare la Protezione Civile con quattrocento dipendenti e tanto di ministro se non è in grado di attivare interventi straordinari diretti e di coordinare la solidarietà della comunità? Per le prove date finora si deve convenire con chi ha amaramente osservato che la Protezione Civile di civile ha solo il nome. La spiacevole verità è che, si tratti di cataclismi naturali o sociali, viene in evidenza la malattia cronica italiana. Siamo uno dei principalipaesi industrializzati, ma siamo del tutto privi di uno Stato all'altezza dei suoi compiti. E siamo privi di uno Stato efficente perché la politica nazionale è nello stato comatoso che conosciamo. Verifica o non verifica, questo nodo bisogna incominciare a scioglierlo. P.C.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==