Iscrizione cufica, Iran, XVIII secolo sia il suo rito, che sia sunnita o sciita, nega seriamente che l'Islam poggi su cinque pilastri fondamentali (prof essione di fede, preghiera, digiuno, elemosina, pellegrinaggio); e neppure nessuno si sognerebbe di negare che il pilastro centrale è la preghiera che è il " 'imlid ad-dTn". Quindi colui che è estraneo a questa religione (l'occidentale per noi) non sarà mai ammesso nel santuario e soprattutto nel momento della preghiera, perché la preghiera dei fedeli, fatta in sua compagnia si trova colpita da nullità. Il credente non deve mai viaggiare con un occidentale quando va a pregare: altri spingono questo pregiudizio anche più lontano, fino allo sguardo: lo sguardo in quanto trinceramento ultimo dei sessi per i musulmani sarà per parecchio tempo l'oggetto di strette raccomandazioni religiose, non solamente negli hadith del profeta, ma anche nel fiqh dei dottori dell'Islam, per ciò che concerne "gli uomini dal di fuori". Anche nei saluti, se si incontra per caso un gruppo di musulmani in compagnia di un occidentale, si saluterà secondo le restrizioni convenute, quindi per discriminazione: "Che la pace sia con coloro che sono in compagnia dell'infedele!". Essere musulmani è dunque controllare il proprio sguardo, e saper sottrarre la pro- .PJJ, Bl.-\'1CO l.Xn,nosso •h•#hld pria parola (considerata come sua propria intimità) all'infedele. La tradizione riveste naturalmente una concezione che essa chiama 'uwara e che solo il sottrarsi può difendere o annullare. Ma oltre a questo orientamento teologico, canonico, incontriamo altri atteggiamenti a livello della pratica quotidiana, e dei contenuti oggettivi ben diversi. Sottolineiamo che di fatto, tra questi cinque pilastri dell'Islam s'è imposta inizialmente una gerarchia concreta ai musulmani nelle loro pratiche quotidiane, ma nella misura in cui tale avvenimento diffonde immancabilmente un significato religioso, sacro e rassicurante da una parte, dall'altra tramite il distanziamento e la separazione dall'infedele, si codifica come spodestamento dell'occidentale per un riavvicinamento con la potenza divina che, se è inquietante, è contemporaneamente soggiogante l'animo del credente. In altri termini, per designare colui che è al margine in rapporto agli atteggiamenti fondamentali dell'Islam, si ricerca qua e là, a seconda delle strutture sociali, geografiche e storiche, una certa discriminazione nei suoi confronti. Si designa secondo dei criteri diversi la stessa categoria di persone: coloro che, pur essendo religiosi, non praticano esattamente secondo le forme canoniche richieste. Si può qui vedere un segno della tradizionale insolenza maghrebina. Il maghrebino, forse, preferisce digiunare un mese e stare in pace per il resto dell'anno, ma è in ogni caso il segno che ci sono dei livelli molto diversi negli orientamenti psicologici e sociali dei musulmani nei confronti dell'Altro ma anche di se stesso. Ciò è tanto più importante da notare dato che l'Islam,. contrariamente alle altre religioni, come il cattolicesimo, si presta mirabilmente ad una plasticità sociale facilitata dall'assenza di una Chiesa, baluardo dell'ortodossia. Da un lato non c'è in effetti una Chiesa costituita, istituzionalizzata che sarebbe la detentrice esclusiva della Rivelazione, della Verità e della Fede. Non c'è marginalismo in Islam. Quando a volte capita agli Egiziani di tacciare i maghrebini in particolare o gli stranieri in generale di marginalismo, essi cedono più ad una passione politica che ad una analisi oggettiva della situazione. Ma, d'altra parte, c'è una plasticità essenziale dell'Islam, che ha saputo adattarsi a delle situazioni estremamente diversificate e fu proprio questo, suppongo, il suo successo permanente tanto nel passato come nel presente. E.F. Gautier amava dire che "non è la Berberia che si è islamizzata, ma al contrario è l'Islam che si è berberizzato". In senso stretto, in effetti l'Islam si è berberizzato. Ma si è anche egizianizzato, ispanizzato, africanizzato e anche negli Stati Uniti con i moti dei "Black Moslems" si sta americanizzando. È questa plasticità dell'Islam che aiuta a trovare una giustificazione a cose fatte al carico di pregiudizi che contiene, ma molto spesso all'aggressività che preconizza dopo la sua osmosi con certi credi anteriori, collocabili nell'animismo. Il musulmano si comporta a volte a dispetto e contro la regola e lo spirito che è stato definito dai teologi. Poi con il tempo sono stati i teologi che si sono inchinati davanti alle condotte pratiche ed effettive dei musulmani. Ben inteso, è sempre la Rivelazione - Corano e Sunna - che è alla base. La parola divina e il messaggio ispirato a Maometto costituiscono la Sura fondamentale dell'islamità. Nell'ordine ontologico La Legge divina (Sharia)ha un primato assoluto. Esistenzialmente,
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