.{)JJ, BIANCO \Xli, ROSSO iil•iilih Cattolici e sinistra: un discorsoaperto di Sandro Antoniazzi N el passato la scelta di sinistra per un cattolico significava prevalentemente opzione per il marxismo e quasi inevitabilmente rottura col proprio "mondo" d'origine per inserirsi in un nuovo "mondo", quello comunista. Certo vi sono state anche adesioni di cattolici al partito socialista, ma molto più limitate nel numero ed appunto più adesioni ad un partito che ad un "mondo". Ma gli avvenimenti del 1989 e cioè il venir meno dell'orizzonte comunista come realtà storica concreta e perseguibile (non come idea di qualche gruppo ristretto) e la recente trasformazione del Pci in Pds, mutano radicalmente questa situazione. Non si pongono più problemi di adesione ideologica ed anche il ''mondo'' comunista così come la classe operaia sono sempre meno una realtà compatta ed omogena, ma una differenziata realtà di individui e di gruppi sociali. La sinistra non è più dunque una realtà strutturata sia ideologicamente che organizzativamente, da accettare o rigettare in blocco; la sinistra è oggi piuttosto una realtà da costruire, da ripensare, da riprogettare e non solo nei suoi programmi politici, ma anche nei suoi riferimenti ideali e valoriali. Si apre da una parte una prospettiva di grande rilievo, un'uscita da moduli ormai per troppi versi obsoleti ed improduttivi, ma dal1'altra certamente se è abbastanza chiaro ciò che si deve lasciare, non altrettanto appare la direzione da assumere, almeno allo stato attuale del dibattito. Si tratta di un impegno che riguarda in modo diverso sia i comunisti che i socialisti, perché dalla riuscita di questo obiettivo dipendono le possibilità future della sinistra; i socialisti perché pur avendo più coerentemente scelto la democrazia non sono un partito 15 di massa e sono troppo spesso condizionati da gruppi dirigenti affaristi; i comunisti perché devono ancora dimostrare di essere in grado di realizzare la svolta non nei simboli o negli emblemi, ma nella concreta situazione storica e nella capacità di costruire man mano cultura. Questa cultura non può certamente essere un puro riferimento alla socialdemocrazia, anche se il richiamo al riformismo, al movimento dei lavoratori, alla democrazia economica, rimangono questioni centrali pur in un nuovo contesto e con le opportune rielaborazioni di attualizzazione. All'interno di questa cultura, ad esempio, - e non in quella di classe - mi sembra riproponibile il tema dell'unità sindacale, passaggio ineludibile per una maggiore forza del mondo del lavoro. Per venire ai cattolici, questa nuova situazione dovrebbe rendere possibile una presenza ed una partecipazione nella sinistra meno di rottura, meno di passaggi tra mondi diversi, meno di scelta ideologica. Nei rapporti tra sinistra e cattolici è evidentemente limitato ed innaturale pensare sia a scelte traumatiche come spesso è avvenuto in passato, sia a scelte di gruppi particolari (volontari, pacifisti, militanti del sociale) che per quanto generosi rappresentano segmenti molto ristretti del mondo cattolico. Occorre invece pensare per il futuro ad una normale possibilità di voto a sinistra di ampi strati di cattolici, che può avvenire per un duplice processo: un riconoscimento da parte della Chiesa della piena autonomia di voto dei cattolici essendo superati i rischi del passato; una cultura della sinistra che sia realmente democratica e rispettosa dei diritti fondamentali ed in una certa misura comprensiva delle istanze cattolico-sociali. Di più, la presenza non marginale di cattolici nella sinistra è condizione positiva ed in una
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