,i)-lJ. BIANCO lXII.ROSSO iii•li••d Kiswah, drappo della Ka'ba con basmalah e iscrizione. to le ragioni di disagio e di scollamento con la società civile dovute da una parte alle difficoltà della finanza pubblica, alla scarsa efficienza dei servizi e al moltiplicarsi dei problemi, ma soprattutto allo scarto che esiste fra il maturare e l'affinarsi di una coscienza dei servizi e le logiche per troppi versi meramente assistenziali con cui si pensa di rispondere alla domanda sociale. La giusta esigenza di farsi carico delle compatibilità, di permettere lo sviluppo dell'efficienza dell'apparato produttivo, non può significare la cancellazione del conflitto e delle problematiche sociali in una società moderna e civile. Se abbiamo criticato la logica del salario come variabile indipendente, non è meno criticabile la stessa logica oggi quando è riproposta dall'impresa rispetto alla socialità. La sfida riformista deve sapere costruire positive risposte portando avanti una riflessione capace di non mettere in contraddizione lo sviluppo e la difesa dei soggetti più deboli. Dobbiamo fare i conti con i processi di ristrutturazione dell'apparato produttivo e dei servizi che diventeranno sempre più un aspetto fisiologico dell'economia che si avvia agli anni duemila. C'è la necessità quindi di dotarsi di idonei strumenti per affrontare questi fenomeni che non possono più essere letti come emergenze. Questa neccessità comporta sia la rilettura della vecchia strumentazione, sia l 'individuazione di una nuova. Le politiche di sostegno al reddito scaturite dalle crisi degli anni settanta avevano il limite di creare una sperequazione di trattamenti fra lavoratore e lavoratore, avevano il limite di mantenere il lavoratore in una sorta di limbo fuori dalla fabbrica ma legato alla fabbrica. Di fronte all'estendersi dei fenomeni di ristrutturazione dal settore industriale a quello dei servizi, si pone nel medio periodo il problema di omogeneizzare la tutela dei lavoratori coinvolti. Questo comporta, se non vogliamo un sostanziale abbassamento dei livelli di protezione una maggiore contribuzione attraverso lo strumento fiscale o attraverso strumenti solidaristici. Non possiamo però più considerare questo "pagamento del non lavoro" come lo strumento quasi esaustivo della problematica collegata ai processi di ristrutturazione. Il problema centrale che abbiamo e avremo davanti è quello di come nel minore tempo possibile noi riusciamo a riutilizzare la risorsa umana emarginata. In questa ottica si deve porre maggiore attenzione al funzionamento della strumentazione a partire da quelli di governo del mercato del lavoro che sono scaturiti dalla riforma della legge 56/87 che rischiano di non decollare a causa delle resistenze delle vecchie strutture del collocamento, mentre il loro corretto funzionamento è condizione per meglio programmare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro; la Formazione Professionale, che fino ad oggi ha prodotto più scandali che istruzione, che risulta carente proprio dove è più acuta la crisi occupazionale, deve diventare formazione permanente; non più limitata alle fasce giovanili, ma a tutte le fasce di età lavorative per accompagnare e promuovere la professionalità alle esigenze del rinnovamento tecnologico; la strumentazione per facilitare l'inserimento lavorativo oggi prevista essenzialmente per l'occupazione giovanile, dovrà essere modulata sulle effettive necessità della domanda di lavoro; il governo delle flessibilità attraverso politiche sull'orario di lavoro e delle nuove forme di lavoro atipico; le esperienze di lavoro socialmente utile collegato a momenti formativi, non come mero sostegno al reddito, ma come strumento di primo inserimento lavorativo da collegarsi alle attività delle Agenzie regionali per il lavoro ed allo sviluppo dei servizi all'occupazione. Si tratta di una strada difficile dove tutti dobbiamo imparare a lavorare meglio. La qualità e la selettività dell'intervento diventano decisive soprattutto in questa fase di difficoltà. Nessuno può permettersi la facile demagogia di promettere tutto a tutti; simile scelta rappresenta o l'incapacità a darsi priorità o la scelta di lasciare queste alla logica del più forte.
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