Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

i.)JJ. lllAN(:O \Xll.llOSSO iiikiil•b da quelli del Golfo e del Medio Oriente, sono tutti sul tappeto, anche se fortunatamente matura nel mondo il convincimento che è ormai necessario, e possibile, affrontarli politicamente e cominciare ad avviarli a soluzione. Da questo convincimento escono esaltati il ruolo dell'Onu, come momento di aggregazione mondiale capace di fronteggiare le spinte pericolose alla disgregazione della società internazionale, e il ruolo dell'Europa: l'Europa dei dodici, che dovrà stringere i tempi della propria costruzione economica, politica, di sicurezza e di difesa, e l'Europa più grande, quella uscita da Helsinki e che ora, a Parigi, ha compiuto un vero e proprio salto di qualità. Le coordinate sono dunque evidenti, a cominciare dalla collocazione internazionale dell'Italia. L'importante è e sarà che queste coordinate evidenti lo siano sempre, nell'azione quotidiana e in quella di più lungo respiro. Una forza popolare ha bisogno di un grande respiro ideale di pace, di giustizia e di solidarietà ma ha anche bisogno, per affermarsi come forza di governo, di una rigorosa coerenza e di una seria credibilità. Le premesse esistono. Or~ si tratta di farle vivere con continuità. Riformadella Cig e politichedel lavoro di Antonio Mazzetti L a riforma della Cig è stata approvata dal Senato circa tre anni fa. Quando, a seguito di un accordo fra governo e parti sociali, la Camera dei Deputati ha ripreso l'esame di questa riforma rimasta ferma in commissione da oltre due anni, si era diffusa la speranza di una sua rapida approvazione. Questa speranza è ora messa in forse dall'intervento della Confindustria che ha l'obiettivo esplicito di impedire l'approvazione della legge. Eppure non si tratta di una legge eversiva, al contrario la riforma supera l'anarchia in cui è caduta la gestione di questo strumento di sostegno al reddito e cerca di collegarlo ad una corretta gestione del mercato del lavoro, ponendo precisi limiti temporali alla fruizione dei benefici e creando le liste di mobilità per quei lavoratori che risultavano non ricollocabili nei processi di ristrutturazione. La Confindustria ha cercato in un primo tempo di contestare nel merito singoli aspetti del provvedimento. In particolare le norme che tutelano i soggetti deboli e le norme che prevedono il controllo sindacale nelle pro13 cedure. Queste obiezioni si sono dimostrate in buona parte un pretesto. Quando il governo ha cercato di proporre una mediazione sui punti controversi la Confindustria ha fatto sapere che non è interessata alla mediazione. Come al solito ha brillato per pedissequa acquiescenza la posizione dell'lntersind, che ha coperto tutte le tesi confindustriali con uno zelo degno di migliore causa. Il Sindacato è mobilitato a difesa di questa legge, che ritiene importante soprattutto nel suo aspetto innovativo di legare la difesa del reddito alla strategia più complessiva di una politica attiva del lavoro. Il Sindacato ha sempre considerato questa legge un passo nella giusta direzione di ripensare la strumentazione nata dalle emergenze degli anni settanta ed ottanta. Il mantenimento della vecchia normativa privilegia una gestione clientelare della Cig dove prevale la discrezionalità, e la contrattazione fra le parti sociali è devitalizzata dalle alleanze trasversali politiche e di campanile. Il Parlamento, se subirà la pesante intromissione confindustriale e non saprà licenziare la riforma, avrà accentua-

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