Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 15/16 - apr./mag. 1991

ic)JI.BI.\ :\'(:0 lXII. H()S.'-;() iii•iii•h rebbe veramente di che disperarsi. Perché la mancata soluzione del problema palestinese porterebbe fatalmente a un esasperarsi del "malessere" che già attraversa il Maghreb, quella costa nordafricana che ci sta di fronte, dove sono paesi coi quali l'Europa, l'Italia in primo luogo, "deve" avere rapporti "buoni e concreti", pena gravi squilibri in sede energetica e preoccupazioni effettive nel campo della sicurezza. Agitando il Corano, gli apprendisti stregoni in turbante hanno scatenato nel mondo arabo, dal Golfo all'Atlantico, forze che minacciano di travolgere i regimi al potere. In particolare nel Maghreb dove gli integralisti sono già nel1'anticamera del Palazzo (in Algeria, in Tunisia). Saddam s'è coperto di ludibrio e c'è da augurarsi che la volontà dei suoi poveri sudditi innocenti prevalga sulla tracotanza terroristica di quella leadership. Saddam ha sbagliato tutto, ma io non riderei troppo sul fatto ch'egli abbia battezzato la sua disfatta "Madre di tutte le battaglie''. Potrebbe diventare, infatti, la "madre di tutte le rivoluzioni", terribili portatrici non già di un ''nuovo ordine'' ma di un devastante disordine aggravato, per di più, da qualche possibile rozzezza impolitica del Pentagono. Saddam va castigato, l'ho detto e scritto sin dal primo momento, ma attenzione a non umiliare gli arabi. Soltanto la pace può evitarci la loro collera. E la pace va trovata nel cuore antico del mondo, là dove il palestinese Gesù morì crocefisso per resuscitare: in Palestina. Pds e alternativa: il più è da creare di Biagio De Giovanni A Ila questione se la nascita del Pds avvicini l'alternativa politica in Italia, .non si può rispondere in maniera univoca o semplificata intanto perché c'è una prima variabile da mettere nel conto: avrà o meno successo la nuova formazione politica? Riuscirà a capire un significativo spazio politico e culturale? La domanda, a due mesi circa dalla conclusione del congresso di Rimini, non è affatto retorica: le cose non vanno bene, e bisogna prenderne perfetta coscienza senza coprire per carità di patria una situazione che presenta aspetti assai preoccupanti. Non vanno bene sotto l'aspetto organizzativo e relativo alle attese adesioni; ma non vanno bene sotto questo aspetto soprattutto perché tuttora non è chiara l'identità che la nuova formazione politica veramente intende darsi e la maggioranza sulla quale si formerà per davvero un nuovo gruppo dirigente. In questa sede non è possibile esaminare le ragioni di questa vera e propria impasse, legata prevalentemente sia alla lunghezza di un dibattito tutto interno, critico e lacerante sia alla decisa sottovalutazione della necessità di una convinta elaborazione culturale della "svolta" che è praticamente mancata, con enorme danno per la questione dell'identità. Si avverte molto, in questa fase, isolamento e difficoltà di dialogo. Non ci si può nascondere che, anche sul decisivo terreno dell'iniziativa politica, si è data l'impressione di una ricerca più di equilibri e mediazioni interne che di una scelta chiara e magari sofferta in momenti decisivi come quelli vissuti durante la guerra del Golfo. Qual'era, in generale, la situazione del Pci-Pds lungo questo anno di travaglio? Di essere, da un lato, una grande forza nazionale, rappresentativa in Italia di una vera e propria civiltà politica che ha connotato cinquant'anni di storia, dall'altro di partecipare - ciò è in-

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