Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

~-t-1,BIANCO \Xll,BOSSO iiikliliii La famiglia dei nonni (1900 ca.) gioranza innocenti, o colpevoli solo del fatto di essere iracheni, e di abitare nelle città oggetto dei bombardamenti. Siamo sommersi di immagini, ma non sappiamo collocarle in un contesto credibile e completo. Le illusioni di una guerra "chirurgica", rapida, da cui risvegliarsi dopo una breve "anestesia", sono svanite presto. Sentiamo ripetere, e probabilmente è vero, che l'esito è scontato, ma occorre ricordare che l'esercito iracheno si è preparato a questa guerra con anni di pratica contro l'Iran. È anche vero, però, che proprio per questo è un esercito stanco, e che l'economia del paese è prostrata, soprattutto dopo le decine di migliaia di raids aerei delle prime due settimane di guerra. E insieme va tenuto presente che le forze degli alleati combattono a decine di migliaia di chilometri da casa, e che gli ambienti in cui operano non sono loro familiari... Si parla di attacco terrestre che risolva tutto, ma le certezze operative sono ben poche ... Un intellettuale deve cercare di capire, e allora deve analizzare, non deve essere semplificativo, non deve, se vuole restare tale, operare scelte ideologiche, e affrettate ... ''. Capire dunque. Va bene. E capire perché questa guerra è cominciata. Anche questo? "Certo. Ma anche qui non è facile. A dir la verità si era iniziato bene, subito dopo l'invasione del Kuwait, con quella grande coalizione, all'Onu, dei paesi favorevoli all'embargo. Nessuno, allora, aveva motivo di pensare che da una parte ci fossero i paesi ricchi dell'occidente, e del Nord del mondo, e dall'altra i paesi del sottosviluppo. E invece dalla fine di novembre le cose hanno preso una piega diversa, e catastrofica, nel senso che non poteva che portare alla guerra. Abbandonata la strada dell'embargo, e con la direzione delle cose che in realtà non è stata più dell'Onu, si è puntato tutto sull'ultimatum. Questo ha semplificato ingiustamente tutta la realtà, perché si è focalizzata tutta l'attenzione sul destino del Kuwait, e si sono dimenticati, di fatto, tutti gli altri problemi del Medio Oriente. E l'Onu non ha voluto, o potuto, fare abbastanza da costringere gli Stati Uniti a collegare, come mi pare giusto, il problema specifico del Kuwait con la Conferenza di pace, che potesse essere una via d'uscita accettabile per tutti, e ragionevole. Occorreva insistere su una soluzione di forza politica, e non bellica, mantenendo con rigore l'embargo e proponendo la Conferenza globale. Si sarebbe impedito, così, ogni alibi a Saddam Hussein, che oggi può presentarsi alle masse arabe come aggredito: la guerra l'hanno iniziata gli americani, i popoli del Medio Oriente non hanno la stessa nozione del diritto internazionale che abbiamo noi. Ai loro occhi l'invasione del Kuwait non è di tale gravità da giustificare una guerra così devastante da parte di tanti paesi contro uno solo". Di questo approfitta la propaganda irakena, e Saddam Hussein si presenta come leader della fede musulmana aggredita. "Questo è, in realtà, e in prospettiva mondiale, il grande pericolo di questa situazione. Guai se questa guerra si trasformasse in "guerra santa". E invece è ciò che accade se noi continuiamo a vedere solo il problema dell'invasione del Kuwait, e a non aprire un orizzonte più vasto. Così la guerra diventa la lotta dell'occidente egoista che tutela i suoi interessi, e il petrolio prima di tutto. --- • () I

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