i)!), BIANCO lXll,llOSSO iii•lil•P L'augurio, naturalmente, è che questo avvenga e che nel Pds la politica possa prendere il sopravvento sulla retorica, sulle prediche, sui comizi. L'augurio è che si possa finalmente aprire la strada, anche in Italia, ad una alternativa riformista. (P.C.) L'intellettuale e la guerra di Giovanni Gennari E dgar Morin è uno dei più noti intellettuali del mondo. Sociologo, epistemologo, antropologo. Si può dire che ha passato la sua vita a studiare i comportamenti umani, con la lucidità e insieme con lapassione che le sue parole esprimono sempre. Non è mai stato "uno del coro", i suoi libri, e la sua vita intera, dicono la sua originalità e l'anticonformismo delle sue analisi. Studente, professore, militante della resistenza antinazista, comunista, espulso dal partito nel 1951 come eterodosso, nel 1957 ha fondato la rivista "Arguments", e nel 1961 l'altra, "Communications ", che sono state due punti di riferimento centrali per la cultura progressista francese ed europea. È autore di una quasi sterminata serie di opere, alcune delle quali segnaliamo in nota (*). È diventato il teorico della complessità del reale, e in particolare dell'uomo. Secondo lui compito della scienza, e in particolare delle scienze dell'uomo, è più formulare interrogativi e esprimere analisi che dare risposte e abbozzare sintesi. La modernità, ha scritto, è venuta nel momento in cui "il problema della totalità si è trasformato in quello della complessità", e "il problema della dialettica, tipico anche del marxismo rigido che ha fatto tanti danni, in quello della dialogica". "Il Bianco e il Rosso" /o ha intervistato sul problema della guerra nel Golfo. In un momento in cui gli intellettuali, e in particolare quelli italiani, si sono divisi rigidamente in due schiere semplicistiche, pro o contro - o hanno taciuto, come per non compromettersi -, la sua voce risuona, come sempre, originale e rispettosa della complessità delle cose. Professor Morin, qual'è oggi il compito degli intellettuali, di fronte a questa guerra? "In questo momento c'è un grande bisogno di capire. E occorre concentrare l'attenzione sull'uomo, sugli uomini. A fare la guerra non sono solo le armi, ma anche la barbarie delle idee, le idee chiuse, che non accettano per principio gli argomenti di chi non la pensa come loro. Occorre capire, perché è vero che una grande quantità di informazioni ha accompagnato lo sviluppo degli eventi bellici, ma non si riesce a comprendere il senso complessivo, il senso vero di quanto sta accadendo. Non sappiamo quante vittime, realmente, siano già state fatte, non sappiamo dove e come siano avvenuti, con precisione, i bombardamenti e gli attacchi. Ci potremmo trovare d'improvviso di fronte a sconvolgenti rivelazioni di centinaia di migliaia di vittime, per la stragrande mag-
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