Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

i)JI. BIAM:() lXn.nosso iii•ii••il Rimini. Tutto a posto allora? Neanche per sogno. Intanto perché è arduo ritenere che dalle ceneri del Pci sia nato un Pds riformista. Non solo perché c'è un terzo del partito per il quale il problema della proposta politica si risolve in suggestioni movimentiste, ma perché nel partito permane una volontà di "antagonismo" nei confronti del sistema politico e sociale ben più diffusa della pattuglia di Bassolino. C'è inoltre "diffidenza" verso le socialdemocrazie europee; soprattutto per quelle che hanno responsabilità di governo. Largamente compatta, infine, la conflittualità verso i socialisti. Nel congresso non c'è stato accordo su nulla, o quasi nulla, solo la polemica antisocialista è riuscita ad unificare largamente la platea. Napolitano ed i suoi non sono in minoranza solo quando si parla del Golfo e quando si oppongono all'incredibile (ed anche un po' risibile) richiesta del ritiro delle nostre quattro barche, ma sono in minoranza anche quando chiedono un rapporto più costruttivo con i socialisti e quando si tratta di dar corpo al riformismo. Dovendosi decidere tra una maggioranza riformista od una movimentista, Occhetto ed i suoi si erano illusi a Rimini di poter dar vita ad un centro del partito politicamente ondivago, seppure numericamente autosufficiente. Ma proprio su questo tentativo Occhetto e D' Alema hanno inciampato. Lo scivolone della mancata elezione del segretario è stato tutto meno che un incidente tecnico. Tanto è vero che se alla Fiera di Roma Occhetto ha voluto essere eletto, sia lui che D' Alema, hanno dovuto fare l'autocritica per le incaute manovre riminesi. L'idea di un "centro autosufficiente" è quindi fallita. Occhetto ed il centro, se non vogliono seguire una rotta inconcludente, devono dunque scegliere. Se si alleano con Ingrao fanno allontare il Pds dall'obiettivo della partecipazione a pieno titolo al gioco politico italiano con credibili possibilità di costruire una alternativa di governo. L'alleanza con Napolitano ottiene l'effetto contrario. Questo è il primo dato di fatto per il Pds. Piaccia o non piaccia, ad Occhetto serve un accredito riformista che soltanto Napolitano gli può dare nel partito e soltanto il Psi gli può fornire nella politica italiana e verso l'Internazionale Socialista. Se invece pensasse di barcamenarsi tra Napolitano ed Ingrao all'interno, tra il Psi e la Dc all'esterno, l'esito non potrebbe essere che assai deludente. Insomma se Occhetto non sceglie può pensare di avere qualche problema in meno all'interno del partito e sul piano elettorale, ma rischia sicuramente di non fare nessuna politica e di dover amministrare un inesorabile declino. Senza chiare scelte ed un disegno politico convincente l'influenza del Pds sulla politica italiana sarebbe, infatti, assai scarsa. Né varrebbe a riscattarla la tentazione di fare un po' di piccolo cabotaggio, come ha lasciato intendere D' Alema a Rimini, nella competizione tra Psi e Dc. In questo caso la politica italiana si avviterebbe ancora di più. Avremmo infatti maggioranze intercambiali, senza avere schieramenti alternativi. Altro che unità della sinistra. L'unica a potersi rallegrare sarebbe la Dc che potrebbe contare sulla possibilità di "servirsi di due forni" sentendosi, così, sollevata dalla scomoda necessità di fare i conti con i propri problemi. Il guaio vero è che a Rimini, per il guazzabuglio dei rapporti interni e per l'inconsistenza della proposta politica (ben al di là della questione del Golfo) è nata una "cosa" che, almeno per ora, non sembra né una forza di governo che possa rendere credibile una alternativa riformista, né una forza di opposizione. Si può, naturalmente, osservare che nemmeno il vecchio Pci, per la lunga abitudine alla prassi consociativa, non era più da decenni un partito di opposizione, anche se, da un periodo ancora più lungo, non era nemmeno un partito di governo. Ma era proprio per uscire da questo limbo, oltre che per trarre le doverose conseguenze dal crollo del comunismo nei paesi dell'Est, che alla fine del 1989 la maggioranza dei dirigenti comunisti aveva condiviso la proposta di Occhetto di chiudere con il Pci, cioè con l'ideologia e la concezione politica comunista per dare vita ad un nuovo partito. Anche per la difficoltà di realizzazione dell'impresa, tutto autorizzava a sperare che il nuovo partito si proponesse di incarnare quelle virtù della politica (a incominciare da quella della chiarezza) che altri, per avventura, avessero perduto. Lo stesso Occhetto deve essersi reso conto che ciò che era avvenuto a Rimini non corrispondeva a questa speranza. Le sue prime mosse, a incominciare dalla presa di posizione comune con il Psi sui problemi della guerra del Golfo fanno pensare, infatti, alla volontà di chiudere al più presto la parentesi di Rimini e tentare di togliere rapidamente il Pds dall'isolamento.

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