Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

{)jJ. IU\~CO lX_11. BOSSO Uti#hliJ La sinagoga di Francoforte in fiamme (9 novembre 1938). bilità di ripresa non diplomatica e non opportunistica del confronto unitario. Ma ci vuole ben altro che un semplice riconoscimento della positività della sceltadi Trentin di sciogliere la corrente comunista della Cgil quando il comunismo come movimento politico non esiste più in tutto il mondo. Se queste grandi novità pongono fine a buona parte degli ostacoli che hanno impedito la realizzazione dell'unità sindacale negli anni '70 e liberano il terreno dagli ostacoli ideologici che sono sempre stati i più difficili da superare, non per questo sono sufficienti ad aprire una nuova stagione del sindacalismo italiano, contrassegnata da un concreto procedere della prospettiva unitaria. Sevogliamo uscire dai limiti nei quali da tempo siamo un pò impantanati è prioritario aprire un confronto strategicodi alto profilo a tutto campo, con l'obiettivo esplicito di costruire una convergenza culturale e strategia profonda su tutti i maggiori problemi che abbiamo di fronte. Si tratta di una operazione di grande respiro e di grande coraggio che richiede a tutti una nuova volontà di ricerca e di elaborazione non convenzionale. Date le consistenti distanze di strategia che ancora dividono le confederazioni molto probabilmente un processo di questo genere innescherà non pochi conflitti e forsanche momenti di rottura, come si è verificato alla metà degli anni '80. Ma tutto ciò sarà solo in superficie contraddittorio con la costruzione dell'unità specie se sarà accompagnato da una sincera volontà di crescita comune. D'altro canto i rapporti unitari attuali sono politicamente da tempo giunti al capolinea e costituiscono una contraddizione sempre più intollerabile che ci fa pagare conti crescenti con <,J le controparti e ci impedisce di innovare alcunché. Non è più possibile aprire confronti impegnativi con qualsiasi controparte senza essere d'accordo sulla prospettiva di fondo del sindacato italiano. Oscillare permanentemente tra una prospettiva puramente rivendicativa ed una di tipo partecipativo non porta da nessuna parte e ci espone a contraddizioni tali da creare alibi di ferro a qualsiasi controparte per quanto sia reazionaria. Per tutto questo ritengo che, fin dalle prossime impegnative scadenze tanto sul terreno dell'innovazione contrattuale che su quello delle riforme sociali, sia necessario collocare il confronto tra le confederazioni su questo alto profilo strategico che rimane, nelle attuali difficoltà, l'unico modo idoneo a rendere la nostra azione più efficace e più credibile.

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