crollati i vecchi paradigmi che avevano modellato la cultura ed il modo di essere del sindacato, e non è possibile perciò limitarsi ad una semplice addizione, ad una sommatoria fra il vecchio ed il nuovo; l'intensità della crisi ecologica in atto impone una svolta complessiva della società industriale e del modo di essere di un sindacato che in essa si è formato. Ed è proprio questo il terreno sul quale il sindacato confederale può costruire una nuova, importante ragion d'essere, un nuovo significato di "confederalità": nella ridefinizione di una "cornice sociale'', che permetta di realizzare una quotidianità di vita e di lavoro meno distruttrice, di valorizzare maggiormente la centralità della persona (nei suoi valori e bisogni che non sono soltanto materiali) rispetto ad un predominio totalizzante dell'"economia", della razionalità finalizzata allo scopo di una massificazione dei profitti. Non esiste un modello precostituito, una ricetta con pretese onnicomprensive che possa sostituire il vuoto strategico dopo la crisi dei megaprogetti (non solo del modello comunista, ma anche di quello socialdemocratico/keynesiano e di quello di stampo neoconservatore). Un "vuoto", che rende più acu- ~11, IU \ ~(:() llL11. nosso 111u$:hlii ta anche la "crisi di identità" di molti sindacalisti, che va colmato con unaricerca di nuove vie, di una nuova progettualità che non può che basarsi sul tentativo di realizzare una società ecocompatibile. Alcuni ingredienti di questa possibile (e comunque indispensabile) svolta potrebbero essere questi: consolidare una nuova consapevolezza e sensibilità ambientale, una nuova etica di responsabilità socio-ambientale, che permetta di spezzare la spirale consumo/ guadagno. Ridefinire i paradigmi che caratterizzano l'attività economica; un'economia deformata dai germi di una progressione automatica: si tratta di abbinare le attività economiche con elementi e condizioni di un'attività preeconomica, di valorizzare modi di essere e attività non mercificate; beni immateriali, ricchi di comunicazione e di libertà individuale che rafforzano il polo dei bisogni vitali e del sistema di vita (Habermas) nei confronti del polo orientato al dominio e al potere. Di valorizzare un pluralismo di ''stili di vita", permettere cioè anche scelte individuali di "autolimitazione", p.es. una maggiore libertà di scelta sul tempo di lavoro ... Ma si tratta anche di ricuperare alcuni temi che appartengono alla sfera più tradizionale dell'attività sindacale: un discorso sulla qualità del lavoro, sull'organizzazione del lavoro, sul rafforzamento di elementi di democrazia e di partecipazione nei posti di lavoro. Si tratterà in sostanza di saper superare la separatezza tra il dentro (la fabbrica/l'ufficio) e il fuori (la cittadinanza); di comprendere l'interconnessione che lega strettamente il cittadino al lavoratore; di mettere al centro la "persona" nella sua interezza e non soltanto nella sua qualità di soggetto economico. In questa sede non posso andare oltre una semplice elencazione di temi. Vorrei sottolineare, in conclusione che il sindacato, coinvolto molto meno di altri soggetti sociali (p.es. i partiti) nella crisi di credibilità che avvolge le istituzioni del nostro paese, ha la possib_ilità di assumere un "ruolo guida" per una politica di svolta in direzione di un ecologia sociale. Attraverso gli strumenti della contrattazione sia territoriale che categoriale si può creare una "cornice" che permetta l'espressione di una molteplicità di stili di vita, premessa fondamentale per raggiungere un nuovo equilibrio complessivo. Oltre gli errori, unità e democrazia vera N onostantedifficoltàgraviederrori gravissimi, la difficoltà o la crisi del sindacalismo confederale sono superabili perché non sono venute meno le ragioni che lo rendono necessario. Non è venuta meno anzi si accentua la necessità di una rappresentanza generale del lavoro dipendente sul fronte delle relazioni sindacali e contrattuali. Ancor più forte è la necessità di questa di Fausto Vigevani rappresentanza sul fronte sociale, dalle questioni generali del lavoro e dello sviluppo, alle grandi questioni dell'equità fiscale e della difesa e riforma dello Stato sociale. Nel Mezzogiorno è impensabile una ripresa di lotta democratica e civile contro la barbarie della delinquenza organizzata e il degrado della politica senza il concorso anche del sindacalismo confederale. <,O Non solo. La crisi della politica e delle istituzioni in Italia, il restringersi della democrazia in pochi potentati politici ed economici pretende, per risolversi positivamente, l'esistenza di un sindacato che sia capace di far vivere valori e interessi generali contro ogni area di egoismo e di privilegio. Non mi pare che trovi ancora grandi consensi nemmeno tra gli imprenditori
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