A parte la grande questione della scala mobile e della lotta contro l'inflazione il sindacato ha rinunciato ad esprimere una propria progettualità. Quale paese costruire nel contesto post-industriale? Quali obiettivi indicare ai lavoratori come ad altre categorie di cittadini? Il sindacato si è di fatto ritirato a rappresentare interessi. Ha lasciato alle imprese il compito di progettare e condurre la ristrutturazione industriale e ai partiti di riorganizzare i servizi, ma non è intervenuto a sostenere alcuna ipotesi né per l'innovazione industriale, né per la crescita del settore terziario. Il sindacato si è limitato a svolgere un'efficace azione difensiva, ma non ha partecipato al cambiamento. In tali condizioni la confederalità si è appannata e il sindacato è diventato {)JJ, BIANCO l.X11,nosso ■ it•#hiii un contenitore indifferenziato di interessi. Come tale è ancora oggi un soggetto forte, ma allo stesso tempo un soggetto malato che va perdendo il monopolio della rappresentanza del lavoro, di tutto il lavoro. La nascita di nuovi centri di rappresentanza (Cobas, Gilde ecc.), e la crescente disomogeneità delle regole del lavoro dipendente, tra coloro che operano nei settori esposti al mercato e coloro che operano nelle attività protette sono sintomi più che evidenti di questo stato di cose. Guardare agli anni '90, con la prospettiva di recuperare ·un ruolo confederale, significa riprendere il tema degli obiettivi generali del sistema italiano ("sistema paese") e tornare ad esprimere una propria opzione strategica. Cosa vogliamo fare dell'Italia nel contesto europeo? Come intendiamo affrontare l'integrazione economica con le altre nazioni e quale ruolo vogliamo svolgere? Come è possibile reinventare un'Italia efficiente e competitiva, un'Italia di "serie A"? Come si pratica oggi una politica di solidarietà? Se l'ipotesi interpretativa formulata è condivisa, si tratta di individuare gli obiettivi di medio termine dell'azione sindacale e le trasformazioni organizzative che ne discendono. Occorre tuttavia essere consapevoli che la difficoltà non consiste solo nel realizzare nuovi e difficili compiti confermando valori tradizionali. C'è qualcosa di più. Il mondo è cambiato ed è necessario aggiustare il tiro della proposta politica e culturale del sindacato. Gli stessi valori devono essere riempiti di nuovi contenuti. Una ''rifondazione'' centrata sulla persona A lcune considerazioni preliminari, schematiche e in parte probabilmente scontate: il mondo del lavoro salariato ha subitò (e subisce) forti processi di trasformazione. Frammentazione, individualizzazione, perdita della "centralità" del lavoro salariato sia nella vita del singolo, sia nell'insieme del corpo sociale, sono solo alcuni dei fenomeni che evidenziano un dato di fatto: il "collante" dell'essere lavoratore dipendente non lega più. E di conseguenza, inevitabilmente, anche il sindacato confederale, espressione politica/sociale di questo "collante", ne subisce i contraccolpi. Che fare? Come realizzare una nuova identità e una ragion d'essere, che tenga conto di questi cambiamenti? La di Arno Teutsch trasformazione in un insieme di "agenzie di vendità' della forza lavoro, in una confederazione di lobbies, di categorie più o meno protette, che come in vecchi tempi si impegnano a far crescere la torta della ricchezza, per poter distribuirne una fetta più consistente ai propri associati, non reggerebbe a lungo. È impossibile difendere una solidarietà di tipo confederale quando tutti si ispirano al concetto del "beggar your neighbour" (ruba al tuo vicino). Soprattutto in un'epoca che non promette niente di buono in fatto di torte. Questa previsione sul fatto che la torta non possa crescere più di tanto, risulta da due elementi (considerati nella loro interconnessione): la crisi ambientale globale, che condiziona in 59 maniera pesante ogni strategia di crescita; l'aggravarsi delle tensioni fra Nord e Sud, che richiederà comunque una nuova politica di ridistribuzione delle risorse. Ben venga allora una riflessione sullo stato delle cose e sul futuro di un sindacato confederale, risultato - e qui anticipo una parte delle conclusioni - di un processo di "rifondazione" dell'idea stessa di confederalità sindacale. Perché "rifondazione"? Non soltanto perché il crollo dei muri ideologici rende indispensabile la ricerca di un nuovo percorso unitario che non schiacci le diversità esistenti. Ma anche perché l'idea stessa di sindacato non è più quella di quaranta anni fa. Sono
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