te altre differenze che oggi troviamo nel mondo del lavoro, in particolare quelle legate alla razza, all'età, al contesto sociale ed economico di appartenenza. La tradizione del sindacalismo confederale, al di là delle affermazioni di principio, nei fatti, ha invece oscillato tra un concetto e una pratica di sindacato di mestiere e di sindacato di classe, tra particolarismi, logiche corparative e identificazione di una parzialità, l'operaio maschio, nella totalità della forza lavoro. Questa oscillazione ci ha fatto e ci fa correre (questa divisione semplificatoria esiste ancora) grossi rischi perché ci porta ad assumere o i particolarismi esasperati, parcellizzati, o le genericità onnicomprensive con al loro interno discriminazioni e diseguaglianze pericolose perché nascoste e negate. Restare prigionieri di questa oscillazione, cosa del resto anche nei fatti e nel dato storico, presente inutile e impossibile, è l'unico vero modo per far {)!I. Bl.\\'CO lXII.BOSSO •U•#Ol9 perdere ruolo, spazio e soprattutto significato al sindacalismo confederale. Come superare questo? Ci sono, dicevo prima, in questo momento storico soggettività presenti nel mondo del lavoro, quella di genere in particolare, identità forti, ormai anche portatrici di proposte e di progetti, la cui caratteristica di appartenenza è si la parzialità, ma una parzialità che non si identifica con il micro del mestiere (del resto oggi in trasformazione), della mansione; una differenza più ampia che chiede di essere riconosciuta, ma che non vuole diventare il modello "tutto", su cui identificare "tutti". Una parzialità, una differenza che rivendica parità, uguali diritti e opportunità, solidarietà, ma che vuole vedersi riconosciuta e valorizzata in quanto differenza, parzialità. Uguaglianza e differenza quindi. Ma come tenere insieme questi due valori? Come declinarli e farli ritrovare in una dimensione solidale? È stata questa la domanda che le donne nel sindacato si sono poste eproprio partendo da questo interrogativo stanno offrendo un loro contributo per la costruzione di una confederalità nuova, di una solidarietà praticabile, di un riuscire a stare insieme restando ed accettandosi diversi. Le prospettive e le possibilità per l'unità oggi e per il superamento delle vecchie divisioni tra le confederazioni si misurano in primo luogo con l'interrogativo posto dalle donne e su questo terreno non ci sono scorciatoie, soluzioni facili, semplificazioni, risposte che si limitano e si richiudono nelle teorizzazioni astratte. Questa è la mia convinzione; la convinzione di una che ha creduto e crede che il sindacato confederale non può non darsi traguardi e orizzonti unitari. Di una però che vede e sperimenta nei fatti tutte le difficoltà, gli ostacoli, anche nella pratica di lavoro tra e con le donne, che nascono dal fatto che ogni singola parzialità (di organizzazione, di appartenenza) tende a esportare, imporre sé come modello unico e totale. I cinque punti per un rilancio unitario S iamo alle soglie del 2000 e viviamo un po' tutti un certo disagio e disorientamento sul piano degli ideali e dei valori. Si respira una minor passione sociale e politica. Nonostante questi sintomi, che molte volte ci fanno gridare ad un degrado della politca, c'è ancora in giro la voglia di fare sindacato, la voglia di interessarsi di chi se la passa male in termini di "diritti" e chi resta tagliato fuori dal benessere in termini di "accoglienza". Pensare, riflettere, capire per il sindacato, e per la Cisl in particolare, è oggi, anche un fatto di sopravvivenza. di Gigi Perego Dovremmo trovare il coraggio di decidere su ciò che è più utile per meglio tutelare i lavoratori e come collocare gli interessi categoriali dentro una dimensione di interessi più complessivi. In questo ultimo periodo si è prodotto, anche nel sindacato, una enorme dispersione di quel patrimonio etico maturato in questi 40 anni di storia, di lotta e di sconfitte e si è fortemente affievolita la volontà riformatrice propria dell'azione del sindacato. Il sindacato, in particolare la Cisl, con grande umiltà deve riprendere la funzione didattica che ha avuto in pas- ------------------------- :q sato, ma anche ricostruire nuova capacità di ascolto. Nei fatti quindi il dibattito sul futuro del sindacato "confederale" è sempre più aperto e sempre più di attualità. L'esperienza di un riposizionamento e di un rilancio del sindacato "confederale" è fortemente presente e lo si può avvertire fra le persone più sensibili ed attente. Questo riposizionamento e rilancio non può avvenire che all'interno di una strategia complessiva e dentro un quadro di compatibilità, di una linea di coerenze e con una propria capacità di
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