Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

OJJ. Bl:\~CO {l(11. nosso •h•#hhd Il futuro del sindacato: proposta e guida e onsiderando anche gli avvenimenti delle ultime settimane appaiono più in crisi le categorie che non le Confederazioni, non solo perché per il rinnovo dei Ceni devono intervenire le segreterie confederali, ma soprattutto per un calo di ruolo già da parecchi anni. Nel settore industriale a fronte dei mutamenti avvenuti nelle imprese, delle crescenti integrazioni intersettoriali ed internazionali, dai processi di riorganizzazione dei grandi gruppi, i sindacati di categoria rimangono strutturati per singoli settori, non sono in grado di affrontare coordinati le imprese plurisettoriali, continuano a considerare fondamentali, se non esclusivi, i contratti nazionali che mostrano sempre di più la loro inadeguatezza e difficoltà di rinnovo. Peraltro i sindacati di categoria non mostrano di saper governare la contrattazione decentrata; mentre le imprese cambiano tecnologia, modelli organizzativi, personale direttivo, cultura delle relazioni, i nostri sindacalisti sono rimasti fermi alle logiche conflittuali valide negli anni '70 oppure parlano di partecipazione, rimanendo spesso subordinati agli schemi ed ai comportamenti attuati dalle aziende. Le stesse Federazioni nazionali mostrano spesso difficoltà nell'affrontare la contrattazione nei grandi gruppi e nel pilotare qualche esperienza innovativa che serva da modello, ed altrettanti ritardi nel coordinare la contrattazione integrativa e nel formare un nuovo ceto di sindacalisti preparati tecnicamente e culturalmente. Basti pensare alla valorizzazione della "risorsa umana" sostenuta dalle imprese più moderne, quando la tutela delle personelavoratori è sempre stata vanto e predi Pippo Morelli rogativa del sindacato. Per non parlare dei ritardi rispetto alla unificazione europea ed al progressivo espandersi dei mercati e delle intese multinazionali, dato che né si intravedono proposte di iniziative sindacali sovranazionali né si potenziano le Federazioni nazionali europee. Analoghi e più gravi ritardi evidenziano le categorie dei servizi e del pubblico impiego: non sono riuscite a diffondere e consolidare la contrattazione decentrata, mentre quella nazionale viene regolarmente assunta dalle Confederazioni. Mentre non hanno affrontato le questioni dell'efficienza e della modernizzazione dei pubblici servizi, sono rimaste condizionate - per paura della Anna sullaMerwedepleinad Amsterdam(1935). concorrenza - dalle impostazioni e spinte dei Cobas, con le conseguenze, evidenti a tutti, di inflazione retributiva senza criteri e di riflussi corporativi. Ma se piangono le categorie, non si vede l'allegria delle Confederazioni, nonostante che il loro ruolo si sia oggettivamente ampliato. Fino al 1984 le Confederazioni avevano mostrato - per impulso della Cisl sopratutto - di saper affrontare le fondamentali questioni economiche e sociali, con proposte (discutibili forse, ma coraggiose e responsabili) per combattere l'inflazione, per governare le politiche salariali, per sostenere l'occupazione ed in parte anche per riorganizzare lo stato sociale. Si può ripetere ancor oggi che sono state le incertezze e le ostilità dei comunisti della Cgil ad interrompere il nuovo ruolo politico delle Confederazioni, ma negli ultimi anni anche le altre hanno mostrato un abbassamento di strategie, limitandosi ad iniziative contingenti e ad un ruolo di mediazione. Eppure la ripresa di un ciclo recessivo che richiede una politica economica rigorosa, la cronica crisi dell'azione e delle istituzioni politiche che invoca un ruolo attivo delle forze sociali, l'accelerazione del processo di unificazione europeo che pone grandi sfide ai sindacati di tutti i paesi, darebbero oggi più spazio alle iniziative delle Confederazioni. Credo che non si tratti di mancanza di idee e di forza, quanto di avere più coraggio nella scelta di priorità e più capacità di coordinamento. Non subire più ristrutturazioni e riorganizzazioni proposte dal padronato, bensì proporre e condurre quelle necessarie ad abolire gli inquinamenti e per riequilibrare l'apparato produttivo

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