Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

.i>!I- Bl.\:\CO lX11. nosso •ir•#OIA Nuova unità, che non muta pelle, ma sostanza I I sindacalismo confederale è in difficoltà, è in crisi, non solo in Italia (dove forse lo è meno che altrove come "istituzione" riconosciuta nell'arengo politico-sociale); è in crisi in Europa, come strumento politico di rappresentanza sociale. È in crisi di solidarietà, non riesce più ad essere il riferimento politicosociale generale dei lavoratori, di tutti i lavoratori, spesso nemmeno di quei lavoratori organizzati in federazioni di categoria aderenti a confederazioni nazionali. Le cause sono diverse e concomitanti, la prima è la trasformazione tumultuosa della società, il grande cambiamento tecnologico e quindi produttivo, la crescita culturale generale e l'affermarsi di una più diffusa ''protezione" sociale legislativa dovuta alle lotte degli anni '60 e '70 emblematizzata nel nostro paese dallo Statuto dei Lavoratori, e anche contrattuale con una più diffusa applicazione degli interessi anche nelle micro-imprese ed in tutti i settori. La seconda è il venir meno politicamente, in maniera progressiva ma sempre più rapida, di un quadro di riferimento ideologicamente ben individuato. Mi riferisco alla classica equazione sinistra, partiti di sinistra o sinistre interne ai partiti popolari, = riformaprogresso, in attesa dell'avvento al potere della classe operaia, slogan ancora in voga in tutti gli anni '70 '' ... è ora, è ora, è ora di cambiare, la classe operaia deve governare ... " e quindi il sindacato confederale anche se tripartito Cgil-Cisl-Uil è comunque sinistra in tutte le sue sfumature ideologiche, il sindacalismo autonomo è corporativo, quindi conservatore, essendo la "readi Giorgio Liverani zione" dotata di sindacalismo proprio Cisnal o autonomi minori. La terza è la percezione (anche se non sempre corrispondente al vero, e quando vera, non per tutti e non allo stesso modo) di un bassissimo grado di autonomia politica del sindacato, in tutte le forme confederali o autonome, di cui le correnti politiche, comunque denominate erano e sono, nonostante la loro crisi, l'emblema. Infine vi è la mancanza, ormai di un disegno, progetto strategico all'altezza dei tempi e della sfida nuova imposta dal terremoto geopolitico in atto in Europa e nel mondo, e dalla sempre più appariscente egemonia culturale, prima ancora che politica, liberistica e mercantile. Del resto il sindacato è parte della società e la crisi generale di valori non può non coinvolgerlo, nella stessa misura in cui sono coinvolte le istituzioni ed i partiti politici, almeno quelli che si pongono il problema sociale come problema anche per il futuro. Una risposta positiva di prospettiva non può che riprendere l'avvio da una concezione confederale del sindacato, inteso non solo come strumento di difesa collettiva di interessi professionali e retributivi, ma soprattutto come strumento di solidarietà sociale e civile per un universo di lavoratori sempre più parcellizzato, individualizzante, nei suoi interessi immediati, che ha bisogno di risposte diverse da lavoratore a lavoratore da cittadino a cittadino. Il lavoratore, il cittadino, ha bisogno ancora di solidarietà, di difesa di aiuto nella affermazione dei suoi diritti civili e sociali, nei confronti di una società sempre più complessa; anche quando si sviluppa, come si sviluppa - so nella democrazia, grazie alle lotte ed al sacrificio solidale del sindacalismo confederale di ieri e di oggi. È una funzione che solo un sindacato capace di tenere conto (perché ne fanno parte, si organizzano) di tutti i lavoratori può svolgere. Funzione politica di chi rappresenta o si propone di rappresentare la parte che ha prodotto (pensionati) che produce (lavoratori) la ricchezza del paese, che consuma, coloro che usufruiscono dei servizi e coloro che li erogano, quelli che non possono lavorare perché inabili o perché semplicemente senza lavoro, chi è immigrato e chi è emigrato, chi studia per lavorare e chi lavora per far studiare, cioè tutti i cittadini nel loro essere od aspirare ad essere lavoratori. Per svolgere questa funzione, oggi, il sindacalismo confederale deve avere il coraggio di accelerare le trasformazioni in atto con la velocità necessaria a rendere visibile e concretamente apprezzabile ai cittadini, ai lavoratori, il cambiamento. Non si tratta di mutare pelle ma di mutare sostanza: culturalmente, politicamente e di conseguenza, rettificare la strategia rivendicativa ed organizzativa. Culturalmente e politicamente rinunciando al residuo antagonismo di classe ancora vivo anche seminoritario nel movimento sindacale, per rivendicare il pieno titolo di partecipazione alla gestione della società in tutti i suoi aspetti: culturale, economico, sociale, politico; riconoscendo che il sistema capitalistico, modificato dalla lunga secolare battaglia, per i diritti civili e sociali, dei lavoratori può o deve diventare il terreno di crescita del nostro

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==