Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

.Q!I. Bl\~CO l.X11.nosso Ht•#hiii L'unità: da tattica a strategia politica L ' 1 d. . attua e stato e1 rapporti unitari tra Cgil-Cisl-Uil può essere descritto come un dignitoso modus-vivendi tra diverse organizzazioni che in qualche modo riescono a definire significative convergenze di posizioni. Insomma una situazione nella quale l'unità non è un valore ma una convenienza reciproca; beninteso una convenienza che giova agli interessi generali rappresentati, oltreché al ruolo di cia- ~cuna Confederazione. In questo contesto, quando le cose vanno bene, l'unità può essere vista più come un accordo su aspetti specifici dell'azione sindacale che non come un processo tendenzialmente unitario. È un modus vivendi che, quando funziona, comunque riproduce continuamente la diversit.à di ciascuna organizzazione; anzi la mediazione sui contenuti e sulle proposte politiche si realizza proprio in quanto la mediazione non mette in gioco l'identità di nessuno. Questo è lo stato delle cose anche se c'è ancora qualche settore del sindacato che mal sopporta questa minima esigenza unitaria. Da questi stessi settori nasce anche una enfatizzazione sui "vuoti" e sulle carenze di democrazia nel sindacato. Una richiesta di democrazia vista e vissuta più come mezzo di difesa della propria identità sindacale che come regola di democrazia e di trasparenza nel rapporto con i lavoratori. Insomma nella situazione presente l'unità, o meglio, l'unità d'azione e la democrazia del sindacato sono teorizzate e praticate come mezzi, come convenienze tattico-politiche. Eppure sono evidenti a tutti i limiti di forza, di rappresentanza, di coesiodi Ottaviano Del Turco I genitori, Edith e Otto, a Roma (1925). ne interna, di sintesi degli interessi rappresentati. Un esempio della fondatezza di questa analisi può essere dato sulla discussione aperta sul dopocontratto dei metalmeccanici e sulla divisione del mercato del lavoro tra pubblico e privato. All'esercizio dell'autocritica oggi avremmo preferito la capacità di scegliere e di fare sintesi unitarie ieri. L'autocritica è un'esercitazione sterile se non investe la metodologia del sindacato, la sua forma mentis nella ricerca della mediazione interna e delle sue finalità esterne. Dopo la "grande crisi" del 1984 l'unità stenta a ridefinirsi come un vincolo, come un valore in sè, come un principio dell'azione sindacale. La ragione di questa crisi è chiara: non esiste un orizzonte strategico comune a CgilCisl-Uil, un disegno politico e una direzione di marcia unitaria su molte questioni essenziali. Si è parlato di una strategia esplicitamente riformista del sindacato e a qualcuno questo termine è sembrato obsoleto, approssimativo, ma il linguaggio della politica non ci fornisce un termine nuovo per definire l'accettazione del principio della realtà e delle istituzioni della cosiddetta società aperta. Insomma un sindacato che non è portatore di un contro-progetto e di una alternativa salvifica, ma di risposte precise e responsabili in questo sistema e in questa società per determinati gruppi e strati sociali. Ci sono problemi irrisolti, in passato addirittura negati e rifiutati come tali, che vanno dalle politiche di concertazione sul controllo dell'inflazione e sulle dinamiche dei redditi, al rapporto fra sindacato e istituzioni, fra sindacato e azienda. Insomma per parlare chiaro le questioni connesse al contesto ed ai mezzi con i quali gestire l'azione conflittuale del sindacato. Ciononostante una positiva esperienza si è delìneata recentemente nella ricerca di una posizione comune sugli eventi terribili e angosciosi della guerra del Golfo. È molto importante la riaff ermazione di questa opzione unitaria sui temi della pace e dell'ordine internazionale. È un segno che le potenzialità di una nuova cultura unitaria possono svilupparsi.

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