i.)JJ, BIANCO lXll,ROS.SO iii•iil•h delle forze riformiste, consentendo al conservatorismo democristiano di essere il centro motore della vita politica nazionale. Sembra giunto il momento di voltar pagina. Certo dal congresso del Pds ci attendevamo di più; qualcosa è, comunque, accaduto, che non consente ritorni indietro. Ci sono quanto meno nuove potenzialità su cui riaprire un confronto nella sinistra e avviare un ciclo nuovo del suo protagonismo nella vita politica italiana per affrontare antichi e nuovi problemi, da quello del compimento dello stato democratico a quelli dell'eguaglianza delle opportunità, della distribuzione della ricchezza, delle disparità dei diritti, della certezza delle regole di convivenza civile e politica, del contributo alla conquista della pace. Pds: una possibilità al ''brutto anatroccolo''? di Paolo Feltrin Sull'ultimo congresso comunista, una volta tanto, si può anche cercare di non essere troppo ingenerosi, provando a far valere le ragioni di un moderatis~imo ottimismo su quelle di un pur legittimo pessimismo. Come? Attraverso una lettura degli avvenimenti più recenti che dia un po' di credito alla favola del "brutto anatroccolo". I commenti prevalenti dopo Rimini sono noti e facili da riassumere: dibattito scontato e deludente; totale assenza del respiro programmatico indispensabile ad un partito di opposizione con aspirazioni di governo; dominio della tattica correntizia governata dall'apparato; reticenze e ambiguità nella definizione dei tratti costituenti della nuova formazione; uso spettacolare per certi versi ancora peggio di quello togliattiano, degli intellettuali "esterni" come fiori all'occhiello. E questo solo per limitarci ai punti più citati, lasciando invece una menzione e un rilievo speciale alla posizione sulla guerra nel Golfo che ha fatto rinverdire tutte le riserve sul mai abbastanza vituperato ''strumentalismo'' protestatario del vecchio Pci, nel quale ogni occasione era buona pur di fare propaganda (elettorale) a buon mercato. .. 4 -- - --- - - - - --- Che dire di queste osservazioni a caldo? Tutto vero, ovviamente. Ma c'è forse qualcos'altro, meno appariscente e scontato, che si può intravedere analizzando con più attenzione tre fatti che hanno caratterizzato il congresso di Rimini: il ruolo dell'ala riformista; la scissione a sinistra; i tempi e gli attori della ridefinizione dell'identità del nuovo partito. Si escluderanno invece da questa analisi altri tre fattori (pena la messa definitivamente in forse dello scenario ottimista) a cui, tuttavia, faremo un breve richiamo in sede di valutazioni conclusive: l'identità dei militanti, il ruolo dell'apparato diviso in correnti, le scelte degli altri partiti. Non c'è dubbio che in dodici mesi non si costruisce una nuova cultura politica ma ciò che più impressiona nello svolgimento e nella cristallizzazione del dibattito interno al Pci tra la fine del 1989e il congresso di Rimini è stata la completa messa a nudo dell'irrilevanza pratica di tutti i principali concetti guida della cultura politica maggioritaria nel Pci degli stessi anni '80. La cosa - come vedremo - ha effetti di non facile previsione visto lo strettissimo legame che unisce la cultura politica di un partito all'identità dei suoi militanti.
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