Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

dono al sindacato di garantire il lavoro in situazioni che lo rendano frustrante e contraddittorio con le proprie scelte di vita. La fase storica che stiamo vivendo non è certo priva di idealità, ma è molto più ancorata a valori che ad ideologie, alla voglia di dialogo e di confronto che a contrapposizioni costruite. Questo rende sempre meno comprensibili le vecchie divisioni fra le Confederazioni. ..l)_tJ. BIANCO l.Xll,HOS.SO •h•#hiii Le coerenze rispetto ad alcuni valori non possono neppure giustificare la concorrenza, a meno di non volere mantenere divisioni e spartizioni fra i soggetti e i settori rappresentati che in prospettiva segnerebbero la fine del sindacato confederale. Rispetto ad un sindacato che rifiuta l'antagonismo, che sceglie la democrazia economica e si impegna per una pubblica amministrazione perno delle istituzioni non esiste prospettiva diversa dall'unità. Ogni Confederazione - se ne ha avute o ne ha - deve abbandonare aspirazioni egemoniche, accettare di mettere a confronto con le altre la propria parzialità, concentrare gli sforzi per la costruzione - anche con gradualità, per singole parti - di un'identità unitaria, nella quale non ricercare i segni della propria. Creare ''novità'' a tutto campo L ' espansione del terziario e le modifiche del lavoro sono i fatti che negli ultimi anni hanno caratterizzato la società. A queste trasformazioni non sono corrisposte nuove forme di rappresentanza e di iniziative sindacali. Nella società post-industriale poche élites saranno detentrici delle conoscenze e di converso avremo grandi masse di emarginazione, di devianza e di sottosviluppo. Il sindacalismo confederale stenta a far avanzare un nuovo modello di sindacato. Questi ritardi peseranno sul gruppo più debole. C'è da recuperare come sindacato confederale sia sui contenuti che sulla politica organizzativa e sul ruolo del sindacalista. Le confederazioni si troveranno davanti, in modo sempre più pronunciato, il problema di finalizzare meglio le risorse economiche ed umane, giungendo ad una diversa dimensione del conflitto, che abbia in sè più elementi di conoscenza che non preoccupazioni contingenti e resistenze corporative. Alcuni impedimenti vanno ricercati nella preminenza che si è data alla risoluzione dei problemi del terziario senza di Erminio Chioffi aver svolto un'opera di riforma complessiva delle pubbliche amministrazioni, cosicché le confederazioni, da organi coordinatori delle politiche, sono state risucchiate dagli interessi particolari delle categorie. Occorre di nuovo essere confederali. L'aumento della popolazione anziana, l'affacciarsi di una imponente immigrazione dai paesi extracomunitari, i fenomeni di mutazione della occupazione, gli squilibri Nord/Sud, la competizione privato/pubblico si accompagnano ad una voglia di maggiore giustizia quale risposta all'egoismo, al particolarismo, al corporativismo, alla corruzione, alla criminalità organizzata (da un lato la società sembra diventare sempre più opulenta, dall'altra si manifestano processi di impoverimento ed isolamento). È necessario puntare sull'efficienza del sistema ma ripartendo dai valori fondanti la società: dare "voce" a tutti, scegliere anche per i più deboli. Innanzitutto la questione eticomorale. I gruppi di interesse sorti per tutelare i diritti dei propri associati si devono liberare "della tentazione" dell'abuso di potere e dalla prevalenza di logiche personali. Ecco alcune proposte di cambiamento: a) utilizzo "democratico" delle risorse; b) dare sostanza al sistema di democrazia interna; c) certezza del diritto; d) autonomia dei partiti; e) finalizzare il conflitto non in un angusto rivendicazionismo salariale e corporativo, ma volgendolo ad assicurare la partecipazione dei lavoratori al processo di formazione aziendale; f) allargare lo spazio di tutela dei più deboli. Sul piano culturale e formativo il sindacato deve avanzare concezioni che devono, ad esempio, far cadere le paratie tra lavoro pubblico e lavoro privato, riaffermando la necessità di negoziare i diversi aspetti del rapporto di lavoro. Perciò il sindacalista deve essere sempre più "preparato" ed eticamente rappresentativo. Riscoprire il "gusto" di fare il sindacato significa ricercare in questa attività sociale anche il valore della tutela dei meno garantiti.

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