particolare il fatto che le identità dei lavoratori hanno finito per non rispecchiarsi più nell'identità del sindacalismo confederale. Infatti un'occupazione più diffusa e condizioni di lavoro sempre più dignitose hanno contrastato con il permanere di una cultura del conflitto che ha creato contraddizioni tra sindacato e lavoratori. Non è stato il sindacato a far maturare la consapevolezza che con maggiori diritti i doveri si intensificano e che le responsabilità reciproche nella società devono intrecciarsi maggiormente. Nel pubblico impiego questo ha contribuito a rendere la pubblica amministrazione e lo Stato più estranei tra di loro agli occhi dei cittadini, e sempre più conflittuale il rapporto tra questi ~.tJ. Bl.\:\:CO U.Jt nosso •U•#Oiil ultimi ed i lavoratori del settore. Francofortesul Meno(1925),la cittànataledi Anna. Nel privato i lavoratori di piccole e medie imprese hanno invece vissuto in maniera meno anonima e distaccata il rapporto con la propria realtà lavorativa e sono divenuti più difficili e più blandi i legami tra sindacato e lavoratore. Il sindacato inoltre non ha colto adeguatamente il risvolto del superamento di condizioni generalizzate di disagio e del benessere divenuto tratto comune alla maggior parte dei lavoratori. Si sono andate modificando le aspirazioni e l'atteggiamento verso il lavoro, che non è più visto solo come fonte di sostentamento e di reddito. Soprattutto con l'innalzarsi della scolarizzazione, i lavoratori tendono a superare l'estraneità dalla finalità della loro prestazione, ed il lavoro diviene occasione per esternare abilità, impegno a realizzare la propria personalità. Lo scenario nel quale il sindacato deve collocarsi d'ora in poi non può che essere quello internazionale ed in alcuni casi addirittura mondiale. Competitività delle imprese in termini qualitativi, costi e benefici considerati non solo in senso economicofinanziario, ma anche sociale, necessità di controllo del deficit pubblico divengono elementi dai quali né soggetti politici né soggetti sociali possono più prescindere. Questo comporta o subire le compatibilità definite da altri, od intervenire nelle sedi, ai livelli, e nei tempi nei quali si assumono le decisioni che le determinano. Ciò significa scegliere di essere soggetti attivi della politica dei redditi e della democrazia economica, prima ancora che della democrazia industriale. Significa ottenere le condizioni per una partecipazione informata e consapevole alle decisioni, assumere responsabilità rispetto agli obiettivi ed ai percorsi per realizzarli, prevenire le cause del conflitto o comunque orientarle verso obiettivi costruttivi. Il sindacalismo confederale a questo proposito non ha tanto "superiorità" da vantare, quanto una potenzialità da recuperare, che - sia pure con elementi di contraddizione - la politica dell'Eur e i primi anni '80 avevano evidenziato. Pur non avendo un'identità unica, ha da offrire in comune una cultura ed una ricerca costante per la sintesi tra interessi specifici ed interessi generali. Il sindacalismo confederale deve essere in grado di ricostruire sintonia di identità con i lavoratori. Può farlo a partire da una rilettura del valore della solidarietà che non può essere più pensata tra simili nel disagio, ma tra diversi nel benessere. La solidarietà si concretizza allora con l'individuazione di convenienze reciproche immediate o future tra singoli, tra gruppi sociali, tra generazioni in ambiti anche nuovi rispetto al passato. Può esserlo il rapporto tra lavoratori pubblici e privati quando si pensa a condizioni simili per la contrattazione, ma anche quando la valorizzazione della professionalità degli uni significa finalizzazione del lavoro ad un risultato soddisfacente ed efficace per gli altri. Può esserlo uno sviluppo compatibile con l'ambiente, che non distrugga ma salvaguardi per le generazioni future le risorse non rinnovabili. Solidarietà significa anche abbattere la cultura del garantismo e delle rigidità, e passare alla costruzione di garanzie per tutte le diverse situazioni di lavoro oggi presenti strutturalmente sul mercato del lavoro, anche nelle forme con carattere di precarietà e provvisorietà. Ogni forma di lavoro deve essere tutelata e reversibile per poter dare maggiori occasioni di mobilità sociale e per poter essere considerate opportunità dignitose per le possibili scelteche uomini e donne possono decidere di compiere nelle fasi della vita. Un nuovo ruolo in uno scenario più complesso ed ampio comporta per il sindacato sfidare se stesso - e le parti padronali - a misurare secondo regole definite la propria rappresentanza e rappresentatività e a far discendere da questa, ed anche dal riconoscimento delle istituzioni e delle controparti la propria legittimità. I lavoratori - soprattutto le giovani generazioni di uomini e donne - chie-
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