Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

sione reale dei profondi processi di ristrutturazione produttiva nell'impresa e nel territorio, nella cosiddetta ''impresa a rete". È il tema complesso della democrazia sindacale, che non vedo altre possibilità di sviluppare se non con una ripresa del processo unitario a partire dai luoghi di lavoro. La strada delle rappresentanze sindacali dei soli iscritti si rivela infatti sempre più inadeguata. Una seconda importante possibilità è quella di ridefinire il proprio progetto generale a partire dalla questione meridionale che si sta aggravando in modo drammatico. È urgente rilanciare un piano nazionale per lo sviluppo del Mezzogiorno assai diverso da quello fin qui sperimentato. Un piano che faccia leva sulla crescita del prodotto e non del reddito, che spezzi quella catena dei "mediatori" che ha mortificato la società meridionale. Puntare insomma su un processo di industrializzazione diffusa, che è poi l'unico modo per sconfiggere alla radice il diffondersi e organizzarsi di imprese criminali. Un altro tema di grande rilievo è ,{)!I , LU\ :\CO l.XII.HOSSO 1111 #hld quello della spesa pubblica, che va risanata e riqualificata, correggendo la intollerabile prassi di evasione, elusione ed erosione fiscale, coniugando imprenditività e giustizia e promuovendo una cultura moderna di impresa. Infine la riforma democratica. Siamo dinanzi ad una discontinuità forte nel nostro sistema istituzionale; vanno riscritte le regole del gioco che sblocchino il centro politico e facciano, come diceva Ruffilli, del cittadino l'arbitro. Il sindacato non può restare estraneo a questi temi. Una democrazia bloccata riduce inevitabilmente anche le possibilità di iniziativa del sindacato. Il crollo del muro di Berlino e l'aprirsi di quello che è stato definito il dopo-Yalta politico italiano, hanno aperto prospettive finora impensabili di dialogo tra le confederazioni. Si ripropone cioè nei fatti il nodo dell'unità. A questo riguardo non suggerisco certo scorciatoie. Invito piuttosto ad operare in due direzioni. La prima è quella di una maggiore attenzione del sindacato alle istanze e ai processi aperti nella società civile e nell'associazionismo. Penso, a questo riguardo, che il sindacato abbia tutto l'interesse a diventare un interlocutore attivo nella ridefinizione degli scenari politici del nostro paese, naturalmente nella salvaguardia della sua autonomia che si sviluppa però attraverso l'iniziativa e non certo con la rinuncia a priori ad affrontare questi nodi. È questo l'approccio migliore anche per affrontare i nodi sui quali il sindacato da anni si macera al proprio interno senza riuscire ad impostare adeguate iniziative propositive. Parlo della questione della riforma dello stato sociale e del nuovo ruolo dei dipendenti pubblici. La seconda è quella di una maggiore attenzione ai problemi specifici che riguardano il rapporto di lavoro, a partire dalla professionalità, essenziale per riprendere un ruolo propositivo e una rappresentanza unitaria nei luoghi di lavoro. Viviamo un crinale della storia repubblicana che mi auguro il sindacato affronti con coraggio, come ha fatto in tante grandi battaglie per la democrazia e la libertà. Oltre la tutela: solidarietà vera L a società che si è andata delineando nella seconda metà degli anni '80 con i suoi caratteri di complessità e di apertura internazionale ha teso a far emergere le differenze e contemporaneamente a valorizzarle come risorse. Nel mondo del lavoro ciò ha significato far emergere le individualità - generate talvolta in individualismo - valorizzare le professionalità, ricercare da parte dei lavoratori soprattutto tutela collettiva tra simili. di Anna Carli Questo ha messo in difficoltà soprattutto il sindacalismo confederale che - pur mantenendo livelli di potere contrattuale significativi - non è riuscito a praticare una politica che facesse superare contraddizioni e fratture interne ai lavoratori. È stata così messa in discussione la sua rappresentatività nei termini di monopolio della rappresentanza: una società complessa ed una democrazia evoluta mal si conciliano con legittimazioni di fatto ed impongono legittimazioni di diritto, verificabili, che rendano coincidente situazione formale e sostanziale. Se alcune cause delle difficoltà del sindacalismo confederale hanno origine esterna, come la complessità sociale, i processi di ristrutturazione industriale che disperdono sul territorio la presenza dei lavoratori, l'accentuarsi delle diversità tra settore pubblico e privato, altre pesano dall'interno. In

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