Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

_Q!J. BIANCO l.XII.HOSSO 1111 #0111 - Se il sindacalismo non è finito, concordate nell'idea che è proprio il sindacalismo confedera/e ad attraversare una serie notevole di difficoltà? - Quali sono le origini di queste difficoltà? - Quali sono gli argomenti con i quali è possibile dimostrare la "superiorità" del sindacalismo confederale? - Quali sono i cambiamenti (organizzativi, culturali, rivendicativi, "politici") necessari ad un rilancio del sindacalismo confederale? - Se il sindacalismo non è finito è comunque finita un 'epoca (la classe operaia, la ricerca delle protezioni di base per il lavoro, il mito del "pubblico", ecc.). Cosa significa questo? Quali valori e quali ambizioni possono animare l'impegno dei dirigenti e dei militanti? - È possibile oggi legittimare agli occhi dei lavoratori le vecchie divisioni fra le confederazioni? Quali prospettive per l'unità? Quali cambiamenti saranno necessari nelle vecchie confederazioni? • Nello scorso numero de Il Bianco e il Rosso (12/13) per una svista redazionale, alcune righe della Introduzione al Dossier, 2° e 3 ° capoverso, sono risultate scorrette. Il testo esatto è quello pubblicato su questo numero. Le prospettive dell'unità sindacale Gli avvenimenti dell'ultimo scorcio di questo decennio hanno fatto inevitabilmente giustizia di taluni tratti caratteristici dell'impegno di alcuni settori sindacali e, soprattutto, di talune divisioni ormai datate fra le tre confederazioni. Si crea, dunque, un'occasione nuova di far valere il dato della confederalità in una società che ha ancora molto bisogno di forze in grado di fronteggiare la sua complessità sulla base di grandi valori di riferimento e, come tali, aggreganti, e congiuntamente di riflettere in tutta libertà, con schiettezza e senza enfasi, sulle prospettive che nuovamente si dischiudono a favore di un cammino unitario. Rinnovare oggi il messaggio proprio di Giorgio Benvenuto della confederalità vuol dire perseguire l'obiettivo di un sindacato sempre meglio convinto di un ruolo attivo di partecipazione, mai dimentico del dovere della solidarietà, pronto a suscitare nella realtà sociale la promozione dei diritti in un'ottica non solo capace di affermare il principio della giustizia ma anche a determinare la sconfitta delle spinte disgreganti, ineliminabili in una società complessa e attraversata da egoismi e particolarismi tipici di un paese che ha raggiunto livelli di benessere non trascurabili. Già questo impegno comporta un diverso approccio con il tema dell'unità, perché impone la necessità di un sindacato che sia propositivo, solidale, moderno nelle sue espressioni, fortemente caratterizzato nelle sue posizioni da una concezione comune dell'autonomia, oggi possibile. Non può che restare consegnato nel passato, dunque, il vecchio abito di un antagonismo sindacale che oggi non rispecchia più esigenze e mentalità dei lavoratori in tutti i settori del mondo del lavoro, ed è una scatola vuota anche nei confronti di eventuali progetti di impegno politico nella sinistra italiana. Così come appaiono del tutto datate alcune delle difficoltà sulle quali si arenò storicamente il cammino dell'unità: il rapporto con i partiti, ed in particolare con il Pci; le questioni internazionali. Oggi il vecchio Pci non c'è più edan-

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