Il Bianco & il Rosso - anno II - n. 14 - marzo 1991

.P!I, BIANCO l.Xll,ROSSO 1,: 1 iOiiJ Futuro del sindacato e futuro delle Confederazioni. ( seconda parte) QuestoDossier: Nel numero scorso abbiamo già pubblicato, sul tema del "futuro del sindacato", gli interventi di Amoretti, Baglioni, Becchi-Co/lidà, Bordini, Borgomeo, Caviglioli, Cazzo/a, Farinelli, Filippi, Mariani, Merli-Brandini, Miniati, Spezzano, Tittarelli, Veronese, Vinci, Squarzon. Torniamo su/l'argomento con i contributi seguenti. Nel prossimo numero Gian Primo Cella tirerà, a nome di Res, le conclusioni del dibattito*. È giunto il tempo di ripensare a/futuro del sindacato, e dell'impegno sindacale. Il momento non è drammatico, e tuttavia il sindacato, la sua vita, i suoi valori, sembrano, da una parte, irrimediabilmente cambiati per chi ha vissuto gli "irripetibili" anni '60 e '70, dall'altra, distanti e poco motivanti per chi oggi si affaccia sulla scena sociale, economica, politica. Forse il modo migliore, più opportuno, per affrontare nell'esperienza italiana il tema del futuro del sindacato è quello di prendere in considerazione, esplicitamente, il futuro delle confederazioni, del sindacalismo confederale. È questa infatti la formula con la quale è nato, si è affermato, si è imposto e, forse, è decaduto il sindacato italiano. Se si sono dimostrate infondate o quanto meno affrettate le ipotesi sulla società post-sindacale, potrebbero rivelarsi per alcuni aspetti più plausibili quelle su una società "post-confedera/e". Se tali ipotesi si confermassero, le confederazioni potrebbero pure rimanere, sulla carta, ma svuotate di potere, identità, capacità di mobilitazione attorno ad obiettivi anche di carattere generale (come è stato per lo sviluppo del Mezzogiorno o per la lotta all'inflazione). Non sarebbe la fine del sindacalismo, sarebbe quasi un ritorno alle origini (le origini della dura competizione nel mercato dell'individualismo liberale), ma entro un quadro socio-economico e tecnologico drammaticamente cambiato. Un quadro entro il quale leprotezioni politico-istituzionali dei pochi potrebbero giocare contro tutti. Ma sarebbe lafine dello strumento più prezioso del movimento sindacale italiano. Uno strumento ereditato da una tradizione fatta anche di debolezza e di eccessiva esposizione allapolitica, ma uno strumento rinnovato nel corso dell'ultimo trentennio, protagonista delle politiche sindacali più dichiaratamente orientate a fini riformatori. Gli avversari delle confederazioni, della logica confederale, delle politiche solidaristiche, sono ritrovabili da più parti. Nelle controparti innanzitutto. In quelle private, incerte o incapaci di riconoscere nelle confederazioni l'interlocutore fondamentale per il governo delle relazioni industriali. In quelle pubbliche, da un lato sempre pronte a riconoscere i particolarismi quando essi sono spendibili sul piano della rappresentanza politica, dall'altro sempre inadeguate nelle attitudini riformiste di ampio respiro. E poi a/l'interno del mondo del lavoro. Quale avversario più efficace della logica confederale di quei lavoratori che per un verso accettano tutti i benefici e le protezioni (presenti e future) della azione confederale, per l'altro sono disponibili a spendere il proprip potere rivendicativo solo, o prevalentemente, per fini particolaristici. Se c'è una "vecchia talpa", è proprio questa quella che scava con metodo nella costruzione organizzativa e rivendicativa dei grandi movimenti sindacali riformisti. Ma avversari di fatto non mancano persino nelle stesse confederazioni, fra quanti sono incerti, o incapaci, di elaborare (o di rielaborare) un grande disegno di azione sindacale nella logica confederale. Perché una cosa sembra chiara: senza un disegno di questo tipo sarà arduo sconfiggere i particolarismi ed impedire alle controparti, pubbliche e private, di fare prevalere i loro accomodamenti di corto respiro e di breve periodo. Con queste preoccupazioni, siamo così invitati a discutere delle confederazioni e del loro futuro, come strada particolare (ma in fondo la meno particolare di tutte) per affrontare il futuro del sindacato italiano. Una discussione in una sede, una rivista ed una associazione di cultura politica, dove si crede fermamente nella possibilità di saldare obiettivi generali e solidaristici con il rispetto delle particolarità rivendicative. Discutiamo di cosa significa confederalità sul piano della logica rivendicativa, delle soluzioni organizzative, delle scelte di rappresentanza. Discutiamo di questi problemi sapendo come attraverso una loro efficace definizione sarà possibile ritornare su un vecchio glorioso obiettivo, oggi meno lontano che in altri tempi, quello dell'unità sindacale: Forse oggi, e negli anni a venire, esiste fra sindacalismo confederale ed unità sindacale un legame di necessarietà che, come tale, non si era mai presentato nel passato. Le vicende politiche clamorose dell'eccezionale 1989, aiutano nello svelare questo legame. Se esiste una occasione storica, vediamo di non mancarla. Per favorire il dibattito sul "Il Bianco e il Rosso", abbiamo predisposto una serie di domande che rivolgiamo a tutti gli intervenuti. Se non altro possono essere considerate come stimoli, o come inviti. 33

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